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Napoli, situazione critica nel carcere di Poggioreale: detenuto si suicida

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Si tratta del secondo suicidio in tre giorni

Il carcere di Poggioreale torna ad essere testimone di un suicidio dopo l’ultimo episodio avvenuto soltanto tre giorni fa. A diffondere la notizia è stato l’Osapp (acronimo di Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria). A questi due episodi se ne è aggiunto anche un terzo avvenuto, però, per cause naturali.

Alle 3 del mattino di sabato si è verificato il primo suicidio, il pomeriggio di ieri ha assistito al secondo decesso (per cause naturali), mentre questa mattina c’è stato il suicidio del 50enne detenuto nella Casa Circondariale di Napoli.
I segretari dell’Osapp regionale e provinciale di Napoli Palmieri-Castaldo dichiarano: “Purtroppo la realtà del ‘Salvia’ non fa sconti a nessuno, l’istituto penitenziario è il  più grande e più affollato d’Italia, con circa 2300 detenuti in conta e diversi reparti in ristrutturazione per gravi carenze sulla sicurezza, con personale di Polizia Penitenziaria in sottorganico di circa 200 unità. Una realtà molto difficile e complessa così come da noi denunciato più volte, avvertendo il Governo che si sarebbe trattato di una estate calda e preoccupante nel penitenziario partenopeo. Molti suicidi sono frutto di sconforto e gravi realtà esterne familiari(tradimenti, difficoltà economiche, perdite di parenti, eccetera) che si amplificano con la realtà carceraria, caldo e assembramento di uomini in pochi metri quadrati intensificano la disperazione amplificando il disagio. L’Osapp da sempre vicina ai poliziotti penitenziari rappresentati dal regionale campano Vincenzo Palmieri e dal segretario provinciale di Napoli Luigi Castaldo, non può esimersi dal lanciare un grido di allarme al Governo attuale, affinché intervenga con celerità con un massiccio e congruo sfollamento detenuti e in un rimpiazzo delle unità di polizia penitenziaria mancanti, nonché in un incremento di psicologi,di educatori, di medici, di infermieri e altre figure professionali utili, in maniera tale d’avere un controllo capillare e coscienzioso della situazione”.

I due hanno sottolineato: “Questa triste realtà non ha poca influenza sugli stati d’animo dei poliziotti penitenziari che da sempre con i pochi mezzi disponibili hanno sempre salvato vite umane e sono stati sempre i primi interlocutori e laddove possibile risolutori dei disagi rappresentati dai ristretti. Al tutto andrebbe aggiunto una diversa disciplina ed organizzazione del regime penitenziario abbinate ad una struttura a norma. Noi tutti non possiamo restare inermi davanti a questa realtà in una società che si voglia rispettare e che pretenda e meriti rispetto”.

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