L’uomo non era soddisfatto della sua “mesata”
Ha confessato di aver ucciso due persone negli anni 90. Ha parlato di tentati omicidi, estorsioni e di tutti gli affari del clan Mallardo. Dopo 27 anni di assoluta fedeltà alla cosca ha deciso di invertire la rotta e di cambiare vita. La scelta sarebbe dovuta a contrasti interni e a malumori rispetto alla gestione degli affari. Era anche insoddisfatto della cosiddetta “mesata”, ovvero lo stipendio mensile, che oscillava tra i mille e i millecinquecento euro. Così voleva venirne fuori. Ma uscire dai gruppi criminali camorristici prevede una sola strada: la morte. Per questo Filippo Caracallo ha deciso di consegnarsi alla giustizia, di pentirsi, e di finire il resto dei suoi giorni in galera. Così il clan Mallardo trema.
L
o scorso 6 aprile il 50enne si è consegnato ai carabinieri della compagnia di Giugliano e fino ad oggi il suo nome è stato secretato per dare tempo alla giustizia di collocarlo in una località protetta e di allontanare dalla zona anche tutta la sua famiglia. La notte di due mesi e mezzo fa l’affiliato ha reso al capitano Antonio De Lise le prime scottanti dichiarazioni. Ha raccontato di aver ucciso due persone per conto del clan ed è per questo motivo che, dopo il pentimento, è stato poi arrestato dagli stessi militari dell’arma. Al reato di omicidio i magistrati hanno aggiunto però anche l’associazione camorristica. Tra le sue prime rivelazioni ci sono quelle relative al mercato ortofrutticolo, secondo il collaboratore di giustizia, interamente gestito dal clan. Fa nomi cognomi di gregari e affiliati. Uno dei tanti verbali è già finito in udienza proprio nel processo relativo alla gestione degli affari del polo di via santa Maria s Cubito. Caracallo, che sta fornendo alla DDA e al pm Ilaria Sasso del Verme ogni dettaglio possibile, è considerato un collaboratore attendibile e, insieme a Giuliano Pirozzi e Francesco Poziello, altri pentiti, sta sferrando colpi durissimi alla cosca egemone e Giugliano.
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