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l salvataggio di Mps potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro. Il nodo da sciogliere resta l’ammontare dei fondi pubblici.

“Salvataggio Mps fino a 8,8 miliardi”

Lettera della Bce al Tesoro e alla banca per fissare i paletti per evitare l’aiuto di Stato. Weidmann (Bundesbank) frena sull’operazione: i fondi pubblici sono l’ultima risorsa

ROMA – Il salvataggio del Monte dei Paschi di Siena potrebbe costare allo Stato e agli azionisti fino a 8,8 miliardi di euro, di cui 6,5 a carico delle casse pubbliche. Secondo quanto riportato dal «Sole 24 Ore», che fa riferimento a una lettera inviata dalla Vigilanza della Banca Centrale Europea al ministero del Tesoro e al vertice della banca senese, l’istituto di Francoforte ha rivisto al rialzo il fabbisogno necessario alla banca. A suo tempo era stato quantificato in 5 miliardi di euro; alcune indiscrezioni prima del varo del decreto legge del governo avevano parlato di 7 miliardi. Ma per la Bce, alla luce degli stress test di luglio e del trattamento riservato a suo tempo alla banche greche, oggi l’ammontare della ricapitalizzazione potrebbe salire fino a quota 8,8 miliardi.

Sulle spalle del contribuente italiano potrebbero ricadere in questo caso fino a un massimo di 6,5 miliardi di euro. Per la precisione, 4,5 miliardi sarebbero direttamente a carico dello Stato, mentre gli altri 4,3 graverebbero sugli obbligazionisti. Tuttavia, di questi 4,3 miliardi circa 2 sarebbero rimborsabili sempre dallo Stato ai titolari di obbligazioni retail, che beneficiano di un rimborso pari al 100% di quanto investito. Come noto, il decreto legge varato prima della vigilia di Natale mette a disposizione del governo un «paracadute» da 20 miliardi, costruito in modo tale da non far aumentare il deficit, e scaricarsi piuttosto sul debito pubblico. Secondo fonti del Tesoro anche un eventuale aumento dell’impegno pubblico per salvare la banca senese da 5 a 6,5 o 9 miliardi non costituirebbe dunque un problema.Non la pensano così in Germania. «Per le misure decise dal governo italiano – sottolinea alla Bild il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann – le banche devono essere finanziariamente sane a livello core. I fondi non possono essere usati per coprire le perdite che sono già previste». Insomma, per Weidmann le regole europee «servono per tutelare i contribuenti e dare responsabilità agli investitori. I fondi statali sono come ultima risorsa». Critiche analoghe arrivano da Isabel Schnabel, componente del Consiglio di Esperti Economici della Germania, i cosiddetti «Cinque saggi»: «visti i problemi profondi di Mps, ci si può chiedere se una ricapitalizzazione precauzionale sia realmente appropriata. Le autorità di vigilanza dovrebbero verificare attentamente se Mps non debba essere liquidata gradualmente. In caso contrario, il denaro dei contribuenti potrebbe essere sprecato. Inoltre, qualsiasi iniezione di denaro pubblico dovrebbe prevedere che il governo prenda il controllo e avvii una profonda ristrutturazione della banca».

Obiezioni infondate per il ministero del Tesoro, che peraltro ricorda come il decreto Montepaschi sia stato disegnato in costante dialogo e coordinamento con le autorità europee. Per Via Venti Settembre il vero problema ora è quello del nuovo piano industriale che dovrà essere presentato dai vertici della banca, e che dovrà passare al vaglio delle autorità di Bruxelles e Francoforte. Un’operazione che impegnerà i prossimi due-tre mesi. I titoli di Rocca Salimbeni intanto resteranno sospesi anche oggi alla riapertura dei mercati dopo la pausa natalizia (si parla di 2-3 settimane) per decisione della Consob. Sullo sfondo, i problemi delle altre banche italiane, da Unicredit alle 4 good bank (Banca Marche, Popolare Etruria, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Chieti) e le venete (Veneto Banca e Popolare Vicentina) che discutono con Carige.

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