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Messina e provincia da qualche tempo vedono chiudere le attività

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Adesso anche il Gruppo Papino nella zona Sud di Messina starebbe per chiudere e trenta lavoratori potrebbero ritrovarsi disoccupati.

Messina e provincia da qualche tempo vedono chiudere le attività. Allarme della Cgil

“Dove c’è famiglia, c’è PAPINO. Negozi di Elettrodomestici, Audio/Video, Informatica, Telefonia, Arredamento, Casalinghi, Brico, Giocattoli” recita lo slogan promozionale sulla pagina Fb del Gruppo. Eppure a Messina anche questo noto Gruppo commerciale, con negozi in tutta la Sicilia, sta chiudendo il centro di Tremestieri nella zona Sud della città.

Ancora un’altra parte commerciale della città di Messina sta per lasciare. Si dice che chiuderà il 30 giugno, quindi tra qualche settimana. C’erano comunque state delle avvisaglie che qualcosa non andava bene. Infatti aveva già chiuso il centro commerciale di Barcellona Pozzo di Gotto nella provincia messinese tirrenica. A Catania è in corso una vertenza che interessa tutti i negozi Papino della Sicilia.

Il Gruppo Papino ha spiegato che la chiusura è dettata da difficoltà di mercato che non permette al negozio di elettrodomestici la sopravvivenza. Si sussurra di una trattativa in corso con Unieuro per rilevare l’attività ma ancora non c’è nulla di certo né di ufficiale.

I trenta dipendenti di Tremestieri nella zona Sud di Messina, sono in attesa di novità sul loro futuro.

Ultimamente grandi gruppi hanno dovuto cedere alla generale crisi economica che ha investito particolarmente Messina e provincia come anche l’intera Sicilia.

Basti rammentare le difficoltà a Messina del Gruppo Cambria dei fratelli Rocco e Roberto Cambria, operanti nel settore della grande distribuzione sin dagli anni 80, con centinaia di lavoratori. Sembra di recente che si sia trovando uno sbocco in quanto la SMA avrebbe  accettato un pesante stralcio dei propri crediti ed  inoltre dieci punti vendita negozi passeranno al gruppo Arena. Con questa intesa sarebbero garantiti tutti i seicento posti di lavoro, anche se ancora proseguirebbero gli incontri per la definizione del trasferimento dei lavoratori.

Come anche non citare la Gicap spa, azienda della famiglia Capone dal 1954, pietra miliare della distribuzione messinese e della quale ci si era occupati ”In difficoltà azienda messinese con centinaia di lavoratori. La normativa fallimentare sull’affitto di attività” che avrebbe trovato un accordo con la LIKE SICILIA s.r.l. costola del gruppo APULIA s.r.l. marchio nel settore del commercio all’ingrosso con oltre 250 punti vendita nel Sud Italia presenti in Puglia, Basilicata, Calabria e Molise.

Si apprende che il passaggio sia ormai stato formalizzato e che la maggioranza dei dipendenti ha firmato le conciliazioni per entrare negli organici della Like Sicilia che ha rilevato i market del Gruppo Capone. Al riguardo leggendo i commenti sui social di tanti, ormai ex dipendenti della Gicap, sono lampanti i loro ringraziamenti verso la Famiglia Capone che sin dal primo momento della crisi non li ha mai lasciati in balia di una potenziale e quasi irreversibile disoccupazione che in Sicilia diviene spesso una condanna all’inesistenza dignitosa con conseguente assoggettamento politico oppure coercizione all’emigrazione.

Ma come si è potuta ridurre in questa maniera Messina e provincia ? La questione è ovviamente complessa e per questo riportiamo le parole del segretario generale della Cgil di Messina, Giovanni Mastroeni pronunciate durante un convegno del 10 aprile di quest’anno:

“Siamo in presenza di gravissime difficoltà nella gestione amministrativa della città mentre il clima da campagna elettorale rischia di consegnarci, dopo il 26 maggio, vere emergenze sociali” diceva Mastroeni “I gravi problemi del bilancio comunale e la grave situazione debitoria i problemi presenti all’Atm, alla Messina Servizi, alla Messina Social city, nelle politiche di gestione del territorio (Real Cittadella, Prg, politiche delle periferie, risanamento) rischiano di esplodere in considerazione di come sono state gestite e del clima di profonda divisione e di disprezzo del dissenso che il sindaco Cateno De Luca ha creato e continua a creare nel Consiglio comunale, nei rapporti con le organizzazioni sociali e professionali e nella città. Anche dal suo odierno tour elettorale in Sardegna”.

“La Cgil ribadisce come Messina continui a vivere un declino sul piano socio-economico e si sente l’esigenza di una forte figura unitaria, come dovrebbe essere quella del sindaco, nella rappresentazione degli interessi del territorio in sede regionale, nazionale ed europea. «Mentre invece ormai siamo isolati dalle scelte nazionali”, osserva Mastroeni.

“La Cgil fa presente come le altre Città metropolitane, in presenza di situazioni finanziarie gravi, hanno realizzato un sistema di rapporti e relazioni ufficiali e unitarie nella rappresentazione degli interessi territoriali con i Governi nazionale e regionale, che hanno portato alle stesse interventi e sostegni economici. Invece la nostra città oggi vive – evidenzia Mastroeni – una preoccupante fase di incertezza caratterizzata da una gestione negativa del servizio di trasporto pubblico. Siamo preoccupatissimi sul delicato settore dei rifiuti, non condividiamo la privatizzazione del settore. Rispetto al giusto obiettivo dell’internalizzazione dei servizi sociali che era alla base della Messina Social City ci preoccupano una serie di scelte sbagliate che via via si sono realizzate”.

“Si apra – conclude Mastroeni – un vero confronto complessivo fra tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali in cui il sindaco ascolti, coordini, unisca e dia un segnale di saper creare una vera squadra sul terreno programmatico e di rappresentazione degli interessi collettivi. Da parte nostra, la Cgil, il sindacato unitario, farà la sua parte e in tal senso importante diventa dopo circa quarant’anni la grande manifestazione nazionale del sindacato unitario nazionale che il 22 giugno si terrà a Reggio Calabria per lo sviluppo economico del Mezzogiorno”.

Di recente il sindaco di Messina Cateno De luca che è anche sindaco della Città Metropolitana di Messina, ha dichiarato sulla sua pagina Facebook che si dimetterà alla fine di quest’anno (già altre volte ha annunciato le dimissioni poi non formalizzate) e con un ulteriore video messaggio del 13 giugno ha comunicato “Se io non servo tolgo il disturbo ! Ma se ritenete che io possa essere utile alla città dovete assegnarmi anche una maggioranza in consiglio comunale mediante democratiche elezioni !”.

E ancora ieri ha dichiarato “Facciamo pace ? Ne guadagnano in salute e ne guadagnerà la città! Da gennaio 2020 riapriremo le danze che porteranno la città ad eleggere un sindaco con la sua maggioranza entro maggio 2020. Io ci sto! Ed i consiglieri comunali ? CUSAPI!”.

intanto Messina e la sua provincia sembrano di tutta evidenza scivolare verso una crisi economica dalle conseguenze imprevedibili. Lo scontro politico in corso tra le trasversali forze politiche di sempre, quindi centrosinistra e centrodestra e risaputamente anche all’interno di quest’ultima coalizione, rischiano di lasciare la città e la provincia in uno stato generale regressione socio-civile-economica-occupazionale. L’unica cosa che invece visibilmente progredisce o quanto meno rimane stabile essendo già al massimo delle aliquote, è l’estorsione fiscale che sta, anch’essa, demotivando e immiserendo la società produttiva, lavoratrice, privata ed operosa della città e della provincia.

A

dduso Sebastiano

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