Le opposizioni scendono in piazza in Russia in una giornata di protesta convocata dal dissidente Alexei Navalny e Vladimir Putin risponde con il pugno di ferro: la polizia arresta settecento persone e ferma lo stesso Navalny, in una domenica ad alta tensione. Il fermo del dissidente «stride con il nostro concetto di libertà democratiche – scrive nell’editoriale Giampiero Massolo -. Va riaffermata con forza la nostra identità e compattezza occidentale, con una condanna politica e la determinazione a controbilanciare passo passo le mosse russe». Un consiglio per il dialogo con Mosca arriva dall’ex segretario di Stato americano Henry Kissinger, che a Paolo Mastrolilli dice: «Putin non è Hitler. Negoziare con lui, a condizioni precise, è nell’interesse di tutti».
La polizia russa ferma Navalny, leader dell’opposizione. Alta tensione a Mosca
L
a Russia ha battuto un colpo. Bello forte. Alla giornata di protesta «contro la corruzione» indetta dal blogger e oppositore Alexei Navalni hanno infatti risposto migliaia di persone in tutto il Paese. L’epicentro della protesta, come spesso accade, è stata Mosca, nella centralissima via Tsverskaya, dove Navalni ha dato appuntamento ai suoi sostenitori raccomandando loro di arrivare `alla spicciolata´ e marciare pacificamente sui marciapiedi in modo da aggirare il divieto di assemblea imposto dalle autorità. Così ha fatto lo stesso Navalni. Che però è stato presto fermato dalle forze dell’ordine e caricato a bordo di una camionetta.
Erano da poco passate le 14.20 e, complice una bellissima giornata di sole, la Tsverskaya – l’arteria che conduce di fatto alla Piazza Rossa dedicata, in epoca sovietica, a Maxim Gorky – si stava gonfiando di persone, in maggioranza giovani se non giovanissimi. Navalni era appena sbucato da un sottopassaggio quando la polizia lo ha arrestato. L’accusa: aver infranto la legge che regola il diritto d’assemblea in Russia. La folla però ha seguito il pulmino dov’era stato caricato giù per una stretta viuzza della Tsverskaya e lo ha bloccato al grido di «fascisti, liberatelo!». La tensione è schizzata alle stelle. Le macchine malamente parcheggiate hanno impedito al bus di procedere e un gruppo di manifestanti ha iniziato a scuotere la camionetta, come per ribaltarla. È stato più o meno il momento in cui proprio Navalni è intervenuto – via Twitter – per calmare gli animi: «Oggi protestiamo contro la corruzione, non gli arresti. Continuate a manifestare pacificamente».
Il messaggio ha sortito l’effetto. Migliaia di persone – 8mila per la polizia, ma i numeri erano senz’altro più consistenti stando a quanto ha potuto verificare l’Ansa sul posto – hanno continuato a marciare sulla Tsverskaya. Le forze dell’ordine sono intervenute comunque e in serata il numero dei fermi è stato fissato dalla stessa polizia intorno a quota «500» nella sola Mosca. Un portavoce ha poi chiarito che la maggior parte dei fermati riceverà solo «sanzioni amministrative».
Lo stesso Navalni, a quanto si apprende, rischia «una multa, lavori socialmente utili o 15 giorni di arresto amministrativo». Ma si vedrà. La partita, d’altra parte, è squisitamente politica. È probabile, infatti, che ci saranno delle ripercussioni. Oltre a Mosca la gente è scesa in piazza a San Pietroburgo – negli stessi luoghi dove esattamente 100 anni fa si protestava contro Nicola II oggi i manifestanti hanno gridato “abbasso lo zar!” – e in molte altre città del Paese, tra cui Novosibirsk, Barnaul, Tomsk, Krasnoyarsk, Khabarovsk e Vladivostok in quel che è senz’altro la giornata di protesta più consistente dai moti del 2011. Persino in Daghestan, feudo elettorale di Vladimir Putin, gli arresti sembrano essere oltre un centinaio.
«Il governo è corrotto, deve dimettersi», spiegava un ragazzo di 21 anni, Ivan, mentre percorreva la Tsverskaya. «Molte persone sono stanche di Putin ma hanno paura di dire come la pensano e preferiscono restare a casa. Se Navalny si presenta alle elezioni lo voterò senz’altro». A fargli eco Turana, 72enne di Mosca: «È una persona onesta, sincera, non come questi leccaculo che sono al governo. Il ladrone che ci governa si è circondato di ladri amici suoi e stanno spolpando il Paese. Nel mentre veniamo ridotti in schiavi».
Con la crisi che morde, e la qualità della vita che peggiora, è facile capire perché il tema della corruzione faccia presa. «È normale che i ladri si proteggano», ha rincarato la dose Navalni, sempre su Twitter. «Ma non possono arrestarci tutti, siamo milioni. Chi è sceso in piazza oggi è la parte migliore del Paese, sono orgoglioso di voi».
Ora la palla passa al Cremlino. «Navalni ha testato la stabilità», commenta Gleb Pavlosky, ex spin-doctor di Putin tramutatosi in acceso critico. «Lo scenario ora è da riscrivere. O, per paura, concedere la testa di Medvedev, sperando poi che lo lasciano stare. Ma i giovani non lo lasceranno stare».
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