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Lotta all’evasione fiscale, boom di recuperi nel 2016: 19 miliardi

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Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, insieme al Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Rossella Orlandi, ha illustrato al Tesoro i risultati conseguiti nel 2016 nell’ambito della lotta all’evasione fiscale.
Si tratta di un boom in termini di recuperi, con cifre veramente importanti: 19 miliardi, considerato un ‘record assoluto’, che porta a +28% la differenza con il 2015. Non ci sono trionfalismi da parte del Direttore Orlandi, ma è indubbio che si tratti di un successo a tutti gli effetti per l’Agenzia. Lo sottolinea Padoan, che intende portare avanti e sostenere l’Agenzia con i provvedimenti di politica fiscale adottati lo scorso anno nei confronti dei contribuenti, dinamiche di recupero che si sono rivelate efficaci.

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l ministro dell’Economia punta a portare ossigeno nel bilancio dissestato nei nostri conti pubblici, e sottolinea che: “non strizziamo l’occhio a chi evade il fisco, ma al contribuente onesto”. Per quel che concerne i risultati ottenuti, mette l’accento sull’attività del governo in materia fiscale, che certamente ha agevolato il compito dell’Agenzia delle Entrate.
Rossella Orlandi, a fianco del ministro, quindi precisa: “Amministrare il fisco serve certamente ad assicurare un buon gettito, ma anche ad ottenere una migliore giustizia sociale, proprio attraverso l’equità dei provvedimenti si eliminano le disuguaglianze”.

Il direttore Orlandi e il ministro Padoan, dopo avere illustrato con soddisfazione i risultati, hanno offerto riscontri attraverso una panoramica di voci e numeri:
in termini di versamenti diretti l’importo è di 13,7 mld, comprensivi degli incassi relativi alla prima ‘voluntary disclosure’ (che significa ‘collaborazione volontaria’, ed è il mezzo che il fisco offre ai contribuenti per mettere in regola la propria posizione fiscale. Con la voluntary si ammette di avere trasferito all’estero dei capitali in modo illecito, non dichiarandoli al Fisco).

L’importo di 4,8 mld di euro riguarda la riscossione coattiva. Con l’ausilio delle ‘lettere’ al contribuente, sono invece rientrati 500 mln. E si può anche completare con la seguente tabella:

GETTITO DA LOTTA EVASIONE — 19 MLD (+ 28%)
FRUTTO DI COMPLIANCE — 500 Mln – (+67%)– versamenti spontanei seguiti alla compliance.
Verifiche fiscali su grandi imprese — oltre 97.000 mila
Accertamenti su persone fisiche 280 mila
Entrate voluntary disclosure – 4,3 mld di euro
Istanze voluntary disclosure 129 mila

Per quel che concerne il canone Rai, c’è stato un altro record, dalle bollette sono entrati 2,1 mld di euro (mancano però i versamenti successivi alla fine del 2016, ma competenza d’esercizio dello scorso anno), e sarebbero altri 500 mln. Si stima che l’evasione in questo ambito sia passata dal 30% al 4%.

Certo è che il nostro sistema fiscale si avvia verso una profonda trasformazione, che col tempo migliorerà il rapporto tra contribuenti, aziende e Agenzia, attraverso una logica di trasparenza e maggiore fiducia. In un’intervista rilasciata a ‘Il sole 24 Ore”, Rossella Orlandi dichiara che l’attività di prevenzione e le strategie adottate nel 2016, stanno dando i primi frutti. Essenziale resta la strategia di vigilanza e controllo.

“E’ sensibilmente migliorata la qualità dei controlli, la lotta all’evasione, si tratta in sostanza di un mix d’interventi, tra attività di contrasto classico, voluntary disclosure e altri provvedimenti. Una serie di misure, insomma, volte ad ottenere una migliore risposta da parte dei contribuenti per quel che riguarda gli obblighi verso il Fisco.
La prevenzione – sottolinea Orlandi – ha dato i primi frutti, non solo in termini di gettiti spontanei, che è poi il risultato più in rilievo e il vero scopo di un’amministrazione. Ma importante è anche lo stimolo diretto ad una maggiore aderenza e compliance, che vengono dalla sollecitazione, e che si applicano mediante comunicazioni ed informazioni al contribuente. Tutto questo, nel 2016, ha prodotto mezzo miliardo di euro. E non è poco”.
“Significativo anche quello indotto – precisa Rossella Orlandi – che viene dall’applicazione dei nuovi istituti.”

Per quel che riguarda la ‘voluntary disclosure’ numero 2, sui possibili risultati, il Direttore dell’Agenzia, sostiene:
“Nel corrente anno non credo si potranno raggiungere questi risultati, che sono stati straordinari, e hanno coinvolto paesi a noi vicini. Si raggiungeranno comunque obbiettivi importanti. Non si rinuncerà certo alle nuove strategie, stiamo operando a livello nazionale e internazionale, per contrastare i cosiddetti ‘illeciti internazionali’, come l’esportazione di capitali, e operazioni transnazionali non corrette. Non rinunciamo in ogni caso alla voluntary disclosure”.

In tema di evoluzione delle politiche fiscali, che passa attraverso una serie di misure, come la ‘cooperative compliance’ (ossia adempimento collaborativo, fra l’Agenzia e i contribuenti dotati di un sistema di rilevazione, gestione e controllo, che favorisce un confronto costante con l’Agenzia, una sorta di dialogo preventivo, quindi, che permetta alle aziende di grandi dimensioni di ridurre al minimo i rischi fiscali), gli strumenti messi a disposizione dal fisco amico sono i seguenti:

Cooperative compliance per le grandi imprese – procedure per gli accordi preventivi – interpello sul trattamento fiscale dei nuovi investimenti, regime agevolativo del cosiddetto Patent Box.

Il Patent Box fu introdotto nel nostro ordinamento con la Legge di stabilità 2015 – è un nuovo regime opzionale, rivolto alla tassazione agevolata dei redditi che derivano dall’utilizzo di certe tipologie di beni immateriali, quali ad esempio il know-how, marchi e brevetti. Tale regime agevolato ha in particolare il fine di favorire l’investimento delle imprese in attività di ricerca e sviluppo.
Risultano in crescita le dichiarazioni pre-compilate, predisposte dall’Agenzia, che hanno ormai superato i 20 milioni, e l’accesso ai servizi on line da parte dei contribuenti, con 6 milioni di utenti on line; dati che confermano, in definitiva, la semplificazione degli adempimenti.

A questo proposito, Luigi Casero, Vice ministro dell’Economia, afferma:
“Gli adempimenti fiscali ( i principali sono Irpef, Iva, Ires ed Irap) non sono aumentati, alcuni sono diventati adempimenti digitali. Noi lavoriamo per ridurre gli adempimenti fiscali, renderli più semplici, digitali e in questo modo quindi puntiamo ad aumentare il gettito.”
A proposito di un’imminente riforma delle Agenzie fiscali, sulle priorità e la situazione attuale, il Vice ministro Casero, sostiene:
“Stiamo lavorando per presentare un progetto, miriamo a rendere le agenzie più pronte ad affrontare le dinamiche di un mondo fiscale globalizzato, un mondo in cui ci sia la necessità di agenzie molto specializzate, che possano stabilire un rapporto preventivo con i contribuenti.

Padoan, nonostante la prudenza, non nasconde l’ottimismo e dichiara che al prossimo G7 si parlerà di “Web-tax”. Se ne parla da anni, ma recenti sono le proposte per interventi legislativi in materia. La Web-tax sarebbe l’imposta sui colossi del web (come Google, Apple, tanto per citarne solo alcuni). Siamo nel cerchio di un meccanismo fiscale finora poco virtuoso, che ha fatto perdere all’Italia circa 3 mld di euro all’anno. Sono in programma due emendamenti alla Legge di Bilancio 2017.

Dopo un dibattito piuttosto acceso in Commissione Bilancio (sugli emendamenti relativi alla web tax), vi sono perplessità, soprattutto per quel che riguarda il settore dei siti web che propongono case vacanza, e di coloro che vendono servizi online, i quali dovrebbero dotarsi di una partita Iva.
L’obiettivo è quello di tassare i colossi del turismo internazionale per i ricavi prodotti in Italia, ma sono state espresse perplessità anche da Rossella Orlandi, in merito, pertanto l’argomento sarà oggetto di ulteriori dibattiti, gli emendamenti presentati sono stati per ora accantonati.

Tuttavia, il ministro dell’Economia, ha intenzione di chiamare in causa la web-tax alla prossima riunione del G7, che si svolgerà a maggio a Bari, dove si parlerà di tassazione sul nuovo modo di fare impresa con l’economia digitale.
Si ragiona in termini di globalizzazione sull’economia digitale, e non sembra ci sia più spazio per chi vorrebbe dialogare col mondo dietro un muro di protezionismo, dunque né per Donald Trump, né per i sobillatori di un nazionalismo che non ha più spazio nel terzo millennio.

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