Le sue parole ai microfoni di Vivicentro
Pasquale Logiudice, ex direttore sportivo della Juve Stabia, è intervenuto in esclusiva a “Il Pungiglione Stabiese”, programma di Vivicentro.it:
Juve Stabia-Lecce non finisce mai con un risultato diverso da 3-2
“Juve Stabia-Lecce il risultato non è cambiato anche se sono state due partite, quella vista lo scorso weekend e quella dall’anno scorso. Nell’ultima la Juve Stabia avrebbe meritato almeno il pareggio”.
Ecco cosa le è piaciuto di questa Juve Stabia? Rispetto alla gara contro il Bisceglie dove si era fatto davvero poco, aspetto evidenziato dallo stesso Caserta, contro il Lecce si è partiti col piglio giusto, anche se sono stati subiti 3 gol
“Durante la partita la Juve Stabia ha giocato da Juve Stabia, con tanto cuore. Sicuramente qualcosa non è andata, le due difese probabilmente non sono state molto attente e sono scaturiti 5 gol. Nel complesso la Juve Stabia ha subito gol nei momenti migliori con un Lecce in difficoltà nell’interpretare questa fase di gioco. Dopo aver raggiunto il pareggio, si doveva gestire meglio la partita ma si è concesso il gol. Al Lecce, essendo una squadra esperta, non si posso concedere questi errori, perché così gli si facilita la partita. Però devo essere sincero, la Juve Stabia ha fatto la sua partita, meritava qualcosa in più. Sono rimasto un po’ deluso dal Lecce”.
Anche noi siamo rimasti delusi dal Lecce, una squadra che deve vincere il campionato. Nei primi trenta minuti di partita subisce il gioco della Juve Stabia, ma poi trova il gol che infiamma la partita.
“Penso che se la stessa partita fosse stata giocata al Menti, soprattutto per quanto riguarda i minuti finali, sotto la Curva, avrebbe potuto avere un epilogo diverso”.
C’è ancora l’affetto da parte di tutti i tifosi per la sua figura.
“L’affetto è reciproco. Ritornando alla vicenda dell’anno scorso, io sono rimasto coerente con le mie scelte e con il mio carattere. La Juve Stabia è stata una parte della mia vita attività calcistica ed è una parte che di certo non potrò mai dimenticare. E’ stata un’esperienza molto positiva sotto tutti i punti di vista sia professionale che personale”.
In un calcio moderno in cui si riduce il numero degli over, passandoli a 14, oltre ad avere difficoltà i giocatori a trovare squadre, ci sono le difficoltà dei direttori sportivi come lei, ma soprattutto per gli allenatori, come ad esempio Pancaro, a trovare squadra. E’ un problema del calcio italiano o è colpa della crisi che sta portando alla riduzione dei costi e quindi a fare scelte influenzate dal “prezzo” del professionista?
“La figura del direttore sportivo sta scomparendo negli ultimi tempi. Prima i presidenti delegavano, oggi sono parte attiva del calcio e hanno rapporti continui con i procuratori. Il direttore sportivo nelle categorie di serie C e serie B è divenuto più un team manager. E’ chiaro che ad un professionista, che può essere come me, piace sbagliare con la propria testa e per questo non è molto amato dai presidenti. Il fatto che sia rimasto fermo questa stagione è stato determinato anche da fattori personali”.
Secondo lei qual è il giovane più interessante della Juve Stabia e in futuro in quale categoria vede Mastalli?
“Mastalli dopo il campionato dell’anno scorso sta cercando conferma. Ritengo che debba fare un altro step in una categoria superiore: non parlo di un doppio salto ma di un passaggio in Serie B per continuare il suo percorso di crescita. Spero che a gennaio possa fare quel salto di qualità. La Juve Stabia ha altri giovani interessanti, ma l’unico handicap è che non sono di sua proprietà”.
Un altro nome di un giovane che le piace oltre Mastalli?
“Sicuramente Strefezza, è un buon giocatore. Un altro è Redolfi, può ambire al salto di qualità. Non dimentichiamo che abbiamo avuto Camigliano che giocava e non giocava ed è arrivato in Serie B. La Juve Stabia ha diversi under di qualità rispetto alle altre società. E’ vero che ha diminuito gli over, ma comunque mantiene questi under abbastanza importanti. Rispetto alle scorse stagioni dove la maggior parte dei giocatori erano di proprietà, quest’anno sono perlopiù in prestito e negli anni successivi avrà difficoltà a fare cassa. Non dimentichiamoci che negli ultimi due anni e mezzo fino a quando mi è stata data la possibilità di operare, qualche soldino si è sempre riuscito a portarlo in un mercato, quello della Serie C, dove è difficile operare. Però si è sempre riusciti a capitalizzare qualcosa. Il mio è un lavoro che faccio con passione e come l’ho fatto da calciatore, la stessa passione l’ho trasportata anche da direttore. E’ importante trovare le persone giuste che ti affiancano, non tanto un progetto economico forte. Ci deve essere un ambiente sereno”.
Quanto rammarico c’è per non aver concluso il lavoro l’anno scorso? Un lavoro che meritava di concludere fino al termine del campionato a Castellammare
“Il rammarico è tantissimo. Era una fase in cui tutto andava a gonfie vele. Avevo individuato delle cose da sistemare insieme al presidente. Tutti abbiamo contribuito a far vincere il campionato al Foggia, questa è la realtà. Il Foggia non ha vinto il campionato perché l’ha meritato, ma ha vinto perche gli è stato permesso di vincere. Tutti dicevano che Moltalto era acquisto sbagliato, ad oggi i dati dicono altro. Probabilmente abbiamo sbagliato le scelte di chi doveva gestire determinati aspetti. Forse per gestire una squadra importante come la Juve Stabia ci voleva altro. A volte è più facile gestire gli insuccessi che i successi. Probabilmente in quella parte di stagione, tutti quei successi hanno dato alla testa. Questa è stata la cosa più brutta, ci siamo fatti male da soli. Non essendoci né Benevento né la Salernitana, l’anno scorso poteva essere i campionato in cui si poteva giocare fino alla fine o almeno provarci. I successi di fanno perdere di vista la realtà”.
Al Pinto di Caserta durante il match contro la Casertana c’era anche Improta. Possiamo dire un’accoppiata importate perché il primo anno dopo la retrocessione subito si è sfiorata la promozione con lei D.S. e Improta presidente. Il suo pensiero sulla figura di Gianni Improta, può essere la scelta vincente per mantenere gli equilibri?
“Mi sono ritrovato a Castellammare, Improta mi chiamò quando la Juve Stabia era ancora in Serie B, e mi chiese di essere il direttore sportivo. In passato con Gianni avevo già lavorato a Catanzaro dove lui faceva il direttore generale e io stavo cominciando la carriera come direttore sportivo, vincemmo il campionato. Ritornando a noi, Improta mi richiamò dopo due mesi, la Juve Stabia sondava diversi direttori sportivi, e fece digerire la mia figura a Manniello. Questo fa capire che rapporto c’era tra me e Gianni. Non posso parlare di lui perché sarei di parte: sa stare nel mondo del calcio, è il giusto catalizzatore, è una figura che potrà portare dei benefici. Allo stadio [al Pinto di Caserta, ndr] ci siamo visti, ma non sapevamo che entrambi eravamo li. Poi ci siamo salutati affettuosamente abbiamo commentato la partita. E’ stato un incontro fortuito”.
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