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l dato finale è leggermente al di sopra del +0,7% provvisorio. La stima iniziale del governo era di chiudere l’anno a +0,9%.
MILANO – Leggera revisione al rialzo della crescita italiana nel corso del 2015: l’Istat ha rivisto il dato del Pil in volume al +0,8%, mentre la stima provvisoria indicava un +0,7%. La sostanza è che l’Italia, dopo tre anni di calo consecutivo, torna a vedere il segno ‘più’ davanti alla dinamica del Prodotto, che comunque resta ancora sotto i livelli di inizio millennio. Ripercorrendo lo scorso anno, si ricorda come inizialmente il governo aveva posto un obiettivo del +0,9%; poi si era sviluppato un certo ottimismo – anche grazie all’intervento della Bce – che aveva lasciato sperare in un risultato migliore. Il rallentamento economico globale, con il nuovo tracollo dei prezzi del petrolio e i chiari di luna dei mercati, avevano quindi fatto calare il pessimismo sulla fase finale dell’anno. Alla fine, il consuntivo non si discosta troppo dal punto di partenza. Calcolato ai prezzi di mercato, il Pil è stato di 1.636.372 milioni di euro correnti, con un aumento dell’1,5% rispetto al 2014.
I numeri della ripresa. Il resoconto Istat sui grandi numeri del bilancio italiano dell’anno scorso non si limita alla dinamica dell’economia nel suo complesso, ma ne approfondisce alcuni risvolti interessanti. E’ per esempio confortante indicare la prima inversione di tendenza da otto anni a questa parte degliinvestimenti fissi lordi, che sono cresciuti dello 0,8% durante lo scorso anno. A spingere le spese sono stati i mezzi di trasporto (+19,7%), i macchinari e le attrezzature (+1,1%). Nell’ambito dei consumi finali nazionali, saliti dello 0,5%, si è messa in evidanza la spinta arrivata dalla spesa delle famiglie, cresciuta dello 0,9%, mentre scende la spesa delle amministrazioni pubbliche (-0,7%). I volumi di consumo sono saliti maggiormente nel settore dei trasporti (5,5%), dell’istruzione (2,7%) e per ricreazione e cultura (2,4%); la componente che segna la diminuzione più accentuata è quella della spesa per beni e servizi vari (-1,5%). Le esportazioni sono aumentate in volume del 4,3%, leimportazioni del 6%.
Nell’anno dell’Expo, le retribuzioni dell’agricoltura hanno registrato il maggior balzo pro capite: +2,8%, +1,7% nell’industria in senso stretto, +0,5% nelle costruzioni e +0,3% nei servizi; nel totale dell’economia l’aumento è stato dello 0,6%. L’agricoltura si conferma anche il settore che registra il maggior balzo del valore aggiunto: +3,8%.
AGGREGATI | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 | 2015 |
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DOMANDA NAZIONALE AL NETTO DELLE SCORTE | -0,8 | -4,5 | -2,8 | -0,4 | 0,5 |
– CONSUMI FINALI NAZIONALI | -0,4 | -2,7 | -1,6 | 0,2 | 0,4 |
– SPESA DELLE FAMIGLIE RESIDENTI E ISP | 0,0 | -2,4 | -1,5 | 0,4 | 0,5 |
– SPESA DELLE AP | -0,4 | -0,3 | -0,1 | -0,2 | -0,1 |
– INVESTIMENTI FISSI LORDI E OGGETTI DI VALORE | -0,4 | -1,8 | -1,3 | -0,6 | 0,1 |
VARIAZIONE DELLE SCORTE | 0,2 | -1,2 | 0,3 | 0,0 | 0,5 |
DOMANDA ESTERA NETTA | 1,2 | 2,9 | 0,8 | 0,1 | -0,3 |
PRODOTTO INTERNO LORDO | 0,6 | -2,8 | -1,7 | -0,3 | 0,8 |
Fonte: Istat
I numeri del bilancio dello Stato. Sul fronte del bilancio delle Pubbliche amministrazioni, si conferma un indebitamento (deficit) al 2,6% del Pil, il risultato migliore dal 2007 e in contenimento rispetto al 3% del 2014. In valore assoluto, il deficit è di 43.101 milioni di euro, in diminuzione di oltre 5,5 miliardi rispetto a quello dell’anno precedente. Se si guarda all’avanzo primario (cioè l’indebitamento netto meno la spesa per interessi sul debito pubblico), sempre misurato in rapporto al Pil, è stato pari all’1,5% (1,6% nel 2014). La spesa per interessi passivi scende dell’8%, dopo la riduzione del 4,2% nel 2014. Guardando al debito, cioè l’ammontare dello stock, il dato ancora provvisorio parla di un 132,6% del Pil, in crescita di 0,1 punti percentuali rispetto all’anno prima.
AGGREGATI | 2011 | 2012 | 2013 | 2014 (A) | 2015 (A) |
---|---|---|---|---|---|
Accreditamento (+)/Indebitamento (-) netto | -56.954 | -47.464 | -46.799 | -48.782 | -43.101 |
Indebitamento netto/Pil (%) | -3,5 | -2,9 | -2,9 | -3,0 | -2,6 |
Saldo primario | 19.462 | 36.102 | 30.769 | 25.558 | 25.326 |
Saldo primario/Pil (%) | 1,2 | 2,2 | 1,9 | 1,6 | 1,5 |
Prelievo fiscale | 681.201 | 703.231 | 699.038 | 702.059 | 708.943 |
Pressione fiscale/Pil (%) | 41,6 | 43,6 | 43,6 | 43,6 | 43,3 |
Debito | 1.907.466 | 1.989.408 | 2.069.680 | 2.136.015 | 2.169.855 |
Debito/Pil (%) | 116,4 | 123,3 | 129,0 | 132,5 | 132,6 |
Fonte: Istat
La pressione fiscale si è ridotta al 43,3% del Pil, il livello più basso dal 2011 quando aveva segnato 41,6%. La Pa ha agito in maniera virtuosa sull’equilibrio tra entrate e uscite: le prime sono salite dello 0,1% sul 2014, le seconde sono scese dello 0,7% soprattutto con il taglio agli stipendi e alla voce “altro”. Resta però il disavanzo complessivo: le entrate sono il 47,8% del Pil le uscite sono al 50,4%.
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