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Castellammare di Stabia

L’importante è “fare ammuina”, e fa niente se si rompe solamente

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È confermato: il “fare ammuina” trasforma pagliuzza in trave nascondendo le vere. Approvato taglio parlamentari senza regolamentare la qualità dei rimanenti.

L’importante è “fare ammuina”, e fa niente se si rompe solamente

È confermato: il “fare ammuina” rende e trasforma una pagliuzza in trave nascondendo le travi vere. La Camera ha approvato il taglio numerale dei parlamentari ma nulla fa riferimento alla qualità per i rimanenti. Insomma, ciò che conta è la quantità, se poi quella offerta costa meno perché “pesa” meno e comunque non tiene in alcun conto la qualità, non interessa tanto si sa, i “porci” non sanno distinguere le perle e da qui il detto: è come dare perle ai porci.

Ovviamente i “porci”, in questo caso, siamo noi: i soliti cittadini pantaloni e boccaloni pronti a lasciarsi distrarre, e a cascare, nel gioco delle tre carte come anche farsi affascinare dall’affabulazione del mercante in piazza.

S

ia chiaro, NON è mia intenzione entrare qui nel merito del fatto se sia corretto o meno ridurre il numero dei parlamentari ma, il discutere sul fatto che sia operato così, sic et simpliciter (“così e semplicemente”),  e mi sembra finanche doveroso.

Ma prima vediamo lo stato delle cose ad ora (sempre se non ci sarà qualche “ribaltone” – leggi referendum -, anch’esso magari promosso solo ed unicamente per “fare ammuina” ma non per sostanza) e diamo un’occhiata alla quantità.

Ieri pomeriggio l’aula della Camera ha approvato, con maggioranza bulgara e in via definitiva (forse) il taglio del numero dei parlamentari: i sì sono stati 553, i no 14, 2 gli astenuti.

Questo il quadro che si è evidenziato – ieri – sul tabellone del Parlamento.

Per l’approvazione era necessaria la maggioranza assoluta dei componenti dell’assemblea, quindi 316 voti. Di fatto i voti “favorevoli” sono stati 553 con solo 13 No e 2 Ni ma, a quanto è apparso subito chiaro, anche tutti quei sì sono di italica fattura e quindi con tanti MA conditi d’italico altrismo, quindi Sì che vogliono però dire: ma anche NO. Un bel casino insomma o meglio, un bel pararsi – da parte di tanti – il lato B per il futuro visto che si sa da che aereo ci si lancia ma mai dove poi si atterrerà, salvo che essere paracadutisti d’alta esperienza e qui, in parlamento (e tra i cittadini) non è che di Paracadutisti veramente qualificati e specialisti se ne riesce a contare così tanti da necessitare, magari, di più mani.

Il “cosa” mi porta a pensare che così sia mi sembra che sia evidente e dimostrato dai distinguo, spesso anche kafkiani del tipo: voterò sì ma non sono d’accordo; voterò sì ma poi proporrò un referendum abrogativo, et altre amenità del genere. Tutte espressioni e pensieri che, se anche fossero state espresse in altra lingua, qualsiasi altra lingua, foss’anche quella dei segni, avrebbero fatto comprendere che, indubitabilmente, a parlare erano italici politici.

Altra riprova che il tutto si è svolto, e si svolge, in Italia e nel suo Parlamento sta nel fatto che, la più elevata giustificazione e valutazione portata a favore della proposta posta in votazione, sia stata UNICAmente quella del Taglio dei parlamentari e del conseguente risparmio che se ne avrà e che consetirebbe, ad esempio, di costruire Tanti Asilo per i nostri figli (Sic!)

Di fatto, a conti ben fatti, si tratterà di “bruscolini” visto che, di fatto e volendo seguirli sulla strada della pecunia, il quanto (forse) si risparmierà corrisponde, ad esempio, ad un quarto del valore di uno solo degli Otto F35 che il Governo sembra apprestarsi ad aquistare dagli USA: 6 nella versione convenzionale e 2 a decollo corto e atterraggio verticale, e in totale, in questa “tornata” sarebbero ben 8.

Con questi altri 8 esemplari di JSF, quindi, il totale degli F-35 finora acquistati dall’Italia sale ad almeno 26 aerei, di cui dieci già consegnati (nove all’Aeronautica e uno alla Marina). Il costo medio reale di ogni aereo è stato finora di circa 150 milioni di euro, ma per rendere pienamente operativi i velivoli pre-serie già consegnati (e quelli in prossima consegna) sarà necessario aggiornarne il software allo standard ‘Block 4’ (elemento fondamentale per ottenere livelli operativi da battaglia, e dal costo rilevante) spendendo all’incirca 36.403.200 euro (40 milioni di dollari ) in più per ciascun aereo il che porta il costo (minimo) reale a 186.403.200.

Guardando – come si suol dire – a tutto il cucuzzaro, il costo complessivo dei 90 cacciabombardieri F-35 che l’Italia prevede di comprare è di almeno 14 miliardi di euro (di cui 4 miliardi già pagati), ai quali vanno aggiunti almeno 35 miliardi di euro di costi operativi e di supporto logistico per i trent’anni di vita di questi aerei. Totale: 49 miliardi di euro nei prossimi 30 anni (salvo mortalità prematura di qualche aereo).

E questa è una spesa in essere.

Consideriamo ora che, in base a quanto riporta il bilancio dello Stato, e sempre se la matematica non diventa un’opinione, una riduzione di 230 deputati + 115 senatori, creerà un risparmio potenziale di 81,6 milioni di euro ogni anno (potenziale perché pur sempre italiani saranno i rimanenti per cui probabili, anzi si potrebbe dire CERTI, aumenti di emolumenti per i restanti sono da mettere in cinto sin da ora come spesa sicura che eroderà il previsto risparmio, se non lo assorbirà del tutto).

Sempre procedendo sul filo della fredda (ma incontestabile) matematica abbiamo quindi che con un sol F35 in meno si risparmierebbe l’equivalente di 2 anni e 4 mesi circa di costi per i parlamentari di camera e senato.

“Indi per cui”, eliminando la nuova commessa di 8 nuovi F35, si risparmierebbe il corrispettivo di 18 anni e 8 mesi di costo per il Parlamento e, per di più, il risparmio si avrebbe ORA e SUBITO e non in circa 19 anni, il che è, indubitabilmente, un ulteriore valore.

E questo è per la fredda matematica ed il mero calcolo economico tanto in voga in un’era nella quale si da un prezzo, un costo, a tutto ed in più si suol dire anche che: con la cultura non si mangia (SIC!)

Chiusa quest’analisi da mercanti passiamo ora al vedere quanto di veramente importante manca al quanto ad ora previsto e posto in essere.

Prescindendo dai vari “se”, “ma” e via di questo passo di cui già dato nota sopra, c’è da evidenziare che manca ancora una cosa non secondaria: la Qualità dei parlamentari, cosa che, invece, c’è negli altri parlamenti citati a paragone ma meramente per il numero dei loro componenti e non già per le loro QUALITA’ e capacità. Ma questo è finanche regolare in una nazione nella quale c’è, proprio tra i parlamentari che comunque magari resteranno, chi afferma che “la cultura” non dà da mangiare.

Regolare ho su scritto ma questo non vuol dire che è anche corretto e giusto.

A prescindere dal fatto che non c’è garanzia che il minor numero di Parlamentari sarà in grado di fare lo stesso lavoro degli attuali (laddove lavoro ci sia), MANCA, ripeto, una qualsiasi indicazione sulla QUALITA’ che dovrà essere insita nella pattuglia rimanente perché 10 o 100 capre, fanno un gregge meno più o meno numeroso ma pur sempre solo ed unicamente un gregge, un branco, non certo un insieme di saggi.

QUESTO è l’enorme buco (non trascurando tutti gli altri comunque evidenziati) attorno al quale hanno abilmente girato i “nostri” contando sulla superficialità, nel merito, degli italiani facendoli così incamminare su un sentiero che, alla situazione generale data, appare essere molto, ma molto, stretto ed impervio, ed alla fine del quale non è nemmeno certo che ci si ritroverà in una verde e lussureggiante pianura. Potrebbe anche esserci un buio e profondo burrone per cui, il passo avanti richiesto e che si porta a fare, potrebbe anche essere quello fatale che potrebbe portarci, di fatto, a cadere in esso. Ed allora sarà troppo tardi anche solo per gridare.

E questa è la reatà dei fatti.

Realtà che ci dice UNICAMENTE che il testo modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione e riduce i deputati da 630 a 400 con la conseguenza che anche quelli eletti all’estero passano da 12 a 8. I senatori da 315 diventano 200 e i sei senatori all’estero diventano quattro. Viene stabilito inoltre che nessuna Regione possa avere un numero di senatori inferiore a tre (nella Costituzione vigente sono sette). Cambia anche l’articolo 59 sui senatori a vita: il numero di quelli “in carica nominati dal Presidente della Repubblica non può in alcun caso essere superiore a cinque”.

NESSUN riferimento quindi, nemmeno di puro accenno, sulle qualifiche – la qualità – che dovrà caratterizzare i superstiti del taglio.

In conclusione e tanto per completezza di informazione, mi corre l’obbligo di ricordare anche che, non avendo il tutto ottenuto l’ok dei due terzi dei componenti di Camera e Senato, secondo quanto stabilito dall’articolo 138 della Costituzione, la legge potrà essere sottoposta a referendum popolare se, entro tre mesi dalla pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o 500mila elettori, o 5 Consigli regionali. E c’è già la fila ad organizzarli.

Povera Patria

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