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Castellammare di Stabia

Liberi SICILIANI, liberi GIOVANI … andiamo a votare …

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I siciliani di buona volontà, il 5 novembre 2017 hanno ancora la speranza di buttare elettoralmente giù dai “palazzi” tutte le trasversali pletore del sistema “associativo”, corporativo, politico, istituzionale, giuridico, burocratico, di categoria, professionale, sindacale, imprenditoriale, che in questi decenni hanno forzosamente (per leggi, sentenze e regolamentazioni, le LORO e solo per LORO) assoggettato, spolpato, estorto e annichilito questa Terra.

I siciliani possono ancora liberarsi delle organizzate fiumane di lautamente mantenuti nel sistema pubblico-politico che con i loro rispettivi eserciti di normalmente-pagati nonché subordinati vari e controllati precari, continuano attraverso il conclamato consenso clientelare forzosamente legittimato, a dominare quest’Isola (parallelamente guarda caso alla criminalità organizzata).

I siciliani se vogliono ritrovare la loro dignità, devono svincolarsi da queste inquadrate masse legalizzate, compiacenti, conniventi e convittuali e in buona parte anche subalterne, di Stato, Regione, Enti, Partecipate, Provincie, Uffici e Comuni, che attraverso lo scambio di voto e il favoritismo, concentrano i voti verso i decennali partiti che ne garantiscono la perenne certezza retributiva nonché la nota manciugghia.

I

siciliani devono ripudiare i soliti “Capi politici” che a loro volta, ingannando e sapendo di farlo per l’ennesima volta, propagandano mediante l’Informazione allineata e i Media assoldati, che cambierà tutto senza che nulla di fatto mai cambi cosicché il sistema si assicuri ancora i propri interessi e perpetri la medesima limitazione di sudditanza sociale alla politica che ha caratterizzato da sempre la Sicilia.

Questi preorganizzati agglomerati pubblico-politici infatti, specialmente nei livelli medio-alti, si arricchiscono legalmente succhiando ogni risorsa pubblica per farsi mantenere attraverso remunerazioni, privilegi, indennità, laute pensioni, incarichi, nomine, bandi, appalti, contributi, finanziamenti, sovvenzioni, agevolazioni, prepensionamenti e innumerevoli compensi spesso solo per comparsa. Tutti “nutriti” con i tributi degli altri siciliani operosi, lavoratori, privati e produttivi.

Si tratta di una fetta allineata di società, che per tale motivo va a votare compatta, così da garantire la continuità del trasversale consenso pubblico-politico. Un conclamato sistema elettoralmente “assoggettante” e preordinato. Un sistema politico feudale con vassalli, valvassori, valvassini cui molti pure senza alternativa occupazionale. Una ragnatela di potere che permette di controllare il territorio e di padroneggiare il popolo siciliano.

Una macchina da guerra elettorale con a capo presidenti, governanti, parlamentari e sindaci, che al loro passaggio ci distribuiscono da sempre solo elusioni e illusioni, mentre parallelamente, con i rispettivi codazzi, profittatori, faccendini, prezzolati, lucciole, ecc. s’ingrassano forzosamente con le nostre stratasse e con quelle che pagheranno i nostri ragazzi per i prossimi decenni, salvo questi ultimi emigrare da questa Terra ormai appestata quasi irreversibilmente dalla decennale tirannide pubblico-politica.

Dall’altra parte invece c’è una Sicilia che sotto gli occhi di chi può e vuole vedere, sta intanto lentamente decedendo socio-economicamente. Una Sicilia che tuttavia non ha ancora compreso che il sistema pubblico-politico non ha interesse che i siciliani vadano tutti a votare. Tanto è vero che per questo, attraverso i propri kapò sparsi ovunque, il sistema amplifica tra i siciliani il disgusto elettorale, così che i propri reggimenti elettorali, anche se di percentuale inferiore, ad ogni elezione ottengono la maggioranza relativa e quindi i rispettivi “boss politici” proseguono a governare.

Ma se la gente siciliana libera va a votare, forse c’è ancora una speranza. La gente siciliana faccia quindi una propria legittima e responsabile scelta, MA VADA A VOTARE. Diversamente, come da sempre, può dopo solo continuare a lamentarsi e poi soccombere sotto stratasse, inoccupazione, disoccupazione, sottosviluppo, avvilimento, fallimenti, sopravvivenza ed altre (criminali) vessazioni ed oppressioni, giuridiche, fiscali (e anche delinquenziali) dell’autocratico sistema pubblico-politico regionale (e locale) siciliano.


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