Lega Pro, il terzultimo turno del campionato del Girone C ci lascia in eredità due fatti di cui avremmo fatto volentieri a meno: l’esclusione del Catania dal torneo e il rifacimento della classifica a pochissime giornate dalla fine e la corrida impunita di Foggia con l’invasione di campo, le minacce di morte a Iemmello e il giudice sportivo Palazzi che decide di non decidere.
D
ire che il caso Catania sia stato gestito malissimo da Ghirelli e dagli organi che dovrebbero presiedere ad inizio stagione alle valutazioni da farsi sulle società per decidere l’ammissibilità delle stesse al campionato di Lega Pro, è a dir poco chiarissimo ed evidente.
Il Catania per la drammatica situazione economica (con ritardi nei pagamenti e relativa penalizzazione che era stata comminata già nello scorso campionato) in cui versava, probabilmente andava fermato già ad inizio torneo. Di certo non si doveva aspettare di arrivare a tre giornate dalla fine per prendere questa decisione. Una decisione, sia chiaro, che colpisce una piazza come quella etnea che mai e poi mai avrebbe meritato questa situazione che penalizza una tifoseria intera e una città che ha dato tantissimo al calcio italiano.
E’ la gestione del caso Catania che lascia basiti. E la cosa peggiore è stata questo rifacimento della classifica del Girone C di Lega Pro, stabilito del regolamento che impone di togliere i punti a tutte le squadre che nel corso del campionato ne hanno ottenuti contro il Catania fallito.
Due i casi emblematici di quanto sia stato in questo modo falsato il campionato di Lega Pro Girone C. Il Monopoli che da un giorno all’altro si vede sottratti 6 punti e scende di diverse posizioni nella griglia playoff con tutto ciò che ne consegue. E la stessa Paganese che in zona playout perde anch’essa 6 punti e da un giorno all’altro viene sopravanzata in classifica dalla Fidelis Andria che ora con ogni probabilità avrà il grande vantaggio di giocare la gara di ritorno dei playout in casa e di salvarsi in caso di parità dopo i 180 minuti di gioco. Cosa che non sarebbe avvenuta se il Catania non fosse fallito.
Ma ciò che è accaduto lunedì sera a Foggia e soprattutto le pseudo-sanzioni del giudice sportivo Palazzi sono anche peggio di quanto avvenuto con il caso Catania e depongono malissimo per la Lega Pro.
Nel corso del posticipo del lunedì di Lega Pro tra il Foggia e il Catanzaro, vinto per 6-2 dalla squadra calabrese, gli ultras rossoneri hanno provato ad aggredire il centravanti avversario Pietro Iemmello, ex della partita e autore di una doppietta. Tutto inizia al 19′ del secondo tempo, sul punteggio di 5-1 per il Catanzaro: Iemmello sta per battere un calcio di rigore, da lui stesso procurato, quando un invasore lascia la curva Nord ed entra in campo, provando ad aggredire il giocatore.
Operazione non andata a buon fine solo grazie all’intervento degli steward, che a fatica bloccano l’invasore. L’aggressore rivolge anche a Iemmello un gesto chiarissimo, muovendo il braccio all’altezza della gola: “Te la taglio”. La partita è stata interrotta per 11 minuti, e durante questi minuti Iemmello è stato sostituito per evitare che la situazione precipitasse. In pratica il primo caso nella storia del calcio di un calciatore sostituito non dal proprio allenatore ma dalle minacce dei tifosi avversari.
A completare il quadro da cronaca nera dello “Zaccheria” di Foggia, bisogna aggiungere che fino al fischio finale si sono verificate altre due invasioni, con lanci di fumogeni e oggetti dalla curva.
Ma ciò che fa male ancora di più è stata la sanzione molto morbida del giudice sportivo Palazzi che ha deliberato di “sanzionare la Società FOGGIA con l’AMMENDA DI € 10000 e con l’obbligo di disputare una gara casalinga con i settori destinati ai tifosi locali denominati curva nord e curva sud privi di spettatori e la ulteriore gara casalinga successiva con il settore destinato ai tifosi locali denominato curva nord privo“.
Tutto qui e niente altro per un giudice sportivo della Lega Pro che di solito usa la mano pesante per fatti molto meno gravi. Basti pensare che, per esempio, nel lontano 1999 la Juve Stabia fu punita con ben 8 giornate di squalifica del proprio stadio (poi ridotte a 6) per una bottiglietta che sfiorò il quarto uomo della gara di Coppa Italia col Brescia. Per la cronaca quel quarto uomo era il sig. Gabriele di Frosinone tristemente famoso per essere stato direttamente coinvolto in Calciopoli del 2006 e per essere stato anche l’arbitro della finale playoff del 13 giugno 1999 Juve Stabia-Savoia.
Il caso Catania e la corrida di Foggia, il peggio che potesse offrire in questa stagione la Lega Pro e che depongono malissimo per il sistema calcio italiano, totalmente da riformare proprio a partire dalla Serie C in tutte le sue componenti.