Il progetto “La seconda vita degli ombrelli” trasferito al carcere di Lauro per realizzare manufatti. Formazione a cura delle socie dell’ associazione
Le socie stabiesi dell’Incrocio delle Idee con le detenute di Lauro
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astellammare di Stabia – A cura dell’associazione l’Incrocio delle Idee, si è appena concluso, presso la Casa Circondariale di Lauro (SA), il primo ciclo di formazione, per la realizzazione da parte delle detenute, di manufatti ricavati dalle tele degli ombrelli non più utilizzabili.
Un progetto promosso lo scorso anno dalla stessa associazione osservando, nelle giornate di pioggia e forte vento, la città invasa da ombrelli rotti abbandonati per strada.
Uno spettacolo tutt’altro che edificante che imbruttisce la città e crea anche pericoli con gli ombrelli che sono violentemente spostati dal vento.
L’associazione ha invitato dunque i cittadini a non abbandonare l’ombrello per strada, di portarli all’associazione dove gli è stato dato in omaggio una shopper realizzata, dopo un accurato lavaggio, da un altr’ombrello distrutto dal vento.
Progetto che ha registrato consensi sia per l’originalità sia per gli obiettivi che intendeva e intende perseguire, ovvero la cura dell’ambiente e il riciclo.
L’associazione ha voluto andare oltre e ha messo in campo un ulteriore progetto che prevede che le tele degli ombrelli distrutti dalle raffiche di vento o comunque che non possono essere più usati, saranno consegnate alla Casa Circondariale di Lauro (AV) per essere lavorare.
Le detenute di detta struttura realizzeranno, formate appunto, dalle volontarie dell’associazione l’Incrocio delle Idee, shopper, grembiulini per bambini, mantelline parapioggia e impermeabili per cani.
Per la raccolta e il recupero degli ombrelli non più utilizzabili hanno dato disponibilità a collaborare numerose associazioni del territorio.
La Casa circondariale di Lauro, in provincia di Avellino, è un Istituto a Custodia Attenuata per Madri. Una struttura, unica al sud, destinata alla detenzione di madri alle quali gli è consentito di tenere con sé i figli, quando non sono possibili alternative alla detenzione.
Per tre giorni le volontarie del sodalizio stabiese, accompagnate dalla psicologa Rosaria Varrella, hanno fornito alle detenute i primi elementi utili per appunto realizzare quanto previsto.
“Una esperienza difficile, impegnativa ma appagante – ha dichiarato al nostro giornale la presidente dell’associazione Giovanna Massafra – durante la quale sei costretta a confrontarti con situazioni per noi inimmaginabili.
Donne che hanno commesso degli errori e per i quali giustamente scontano una pena, ma che soffrono per essere considerate lo scarto del genere umano e per dirla con parole loro la feccia delle donne, delle mamme, delle mogli e delle persone.
Il calore con il quale ci accolgono e la richiesta di non abbandonarle, ci commuove e ci responsabilizza per quel pochissimo che noi siamo in grado di fare”.
Oltre all’impegno, sicuramente non trascurabile da tutti i punti di vista, da parte delle socie dell’Associazione, questa prima fase si è anche resa possibile grazie al fatto che materiale e attrezzature varie sono stati messi a disposizione da “Angelo Tessuti & Merceria” mentre le macchine per cucire sono state riparate e manutenute da “Centro cucito Manika”.
“La presenza della psicologa Rosaria Varrella, – ha ancora affermato Massafra – da sempre vicino alla nostra associazione, è per noi un aiuto costante significativo, così come importante è l’impegno di alcune volontarie di Avellino”.
Le detenute saranno infatti, seguite da dette volontarie che si sono rese disponibile a seguirle durante il laboratorio e, nella seconda metà di ottobre, è prevista un’altra fase di formazione, sempre a cura delle socie dell’Incrocio delle Idee.
L’Associazione è in contatto con una cooperativa sociale che potrà commercializzare il prodotto per conto della Casa Circondariale.
Un’esperienza difficile per l’Associazione, anche perché basata esclusivamente sul volontariato, ma tanta soddisfazione è stata manifestata, non solo da chi in prima persona è impegnata, ma da parte di tutti soci, per aver messo in campo un’attività, avviata come è stato detto, per la salvaguardia dell’ambiente e per sostenere concretamente il concetto di riciclo, che poi ha cambiato direzione dirigendosi in un ambiente dove, esistono oggettivi problemi.
Giovanni Mura
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