Nel pomeriggio del 20 ottobre 2017, presso l’antica Filanda di Roccalumera (ME), c’è stato un lungo dibattito sulla situazione dei precari della Pubblica Amministrazione in Sicilia. L’incontro sull’annoso tema, anche piuttosto complesso, è stato organizzato dal dirigente provinciale Doriana Dorotea Sturiale del sindacato USB (precaria), articolato dal dirigente nazionale dell’USB Giovanni Savoca (precario) e giuridicamente esplicitato dagli avvocati Gaetano Aiello e Sergio Galeano.
Erano presenti alcuni Amministratori del comprensorio Jonico messinese, tra cui il sindaco di Santa Teresa di Riva Danilo Lo Giudice, il presidente del consiglio di Mandanici avv. Anna Misiti, il sindaco di Pagliara Sebastiano Gugliotta, l’assessore di Roccalumera Sebastiano Foscolo che ha portato i saluti della rispettiva Amministrazione.
Il dibattimento ha evidenziato l’intreccio farraginoso e contraddittorio tra le norme europee e nazionali con quelle regionali che non recepirebbero le prime due. Un groviglio che si attende al più presto venga sciolto dai Giudici della Corte di Giustizia Europea e Cassazione, innanzi ai quali pendono diversi ricorsi con anche richieste di stabilizzazione e risarcimento.
In particolare è stata ritenuta contestabile la pretesa da parte della Regione Siciliana di legiferare in modo autonomo in materia di lavoro, quando quest’ultima prerogativa spetterebbe forzosamente al solo Parlamento nazionale e tanto più a quello Europeo, le cui decisioni sarebbero sovranazionali salvo diversa interpretazione della singola Corte costituzionale.
È stato tuttavia rimarcato proprio dagli avvocati-relatori, che la faccenda e quindi la soluzione, è soprattutto politica. Sul punto il dirigente nazionale dell’USb ha esposto che ci sarebbe stata una conclamata manifesta accidia parlamentare regionale nell’affrontare questa vicenda. Pertanto con speranza si attendono soprattutto gli esiti di queste elezioni regionali di novembre p.v. e quindi le mosse del nuovo Governo siciliano che dovrebbe uscire dalle urne.
Vi sono stati anche due aspetti che immediatamente si appalesavano durante l’incontro. Il primo che ci s’immagina i precari come dei giovani, invece i presenti erano ormai quasi tutti di mezza età e alcuni avevano questa condizione precaria da circa trent’anni. Generazioni, come di altre categorie, di tutta evidenza sfruttate elettoralmente da una decennale politica siciliana, ipocrita, profittatrice, ingorda e prevaricatrice.
Il secondo è che i partecipanti erano alcune decine, a riprova anche più generale, che purtroppo come sempre in questa nostra regione Sicilia, specialmente a Messina e Provincia, da un lato (legittimamente) si protesta, ci si lamenta, si confabula (al bar o in piazza oppure su Fb) e persino ci si inalbera e azzuffa (stupidamente) tra i comuni cittadini, ma poi di fatto non si aderisce operosamente.
Certo non si può neanche sottacere che risaputamente “i politici” hanno pure l’arroganza “assoggettante” di “chiamare” le persone in debito, precarie, bisognose, opprimibili, timorose, cortigiane, prezzolabili e opportuniste, per dire loro di non partecipare (o viceversa di aderire) a qualsiasi cosa che non voglia (o di contro che garbi) al “sistema”, assicurando persino che risolverà tutto la politica di sempre, basta che si vota chi viene indicato (imposto). Questa, più in generale, è la nostra società. Altro che certi discorsi retorici o elusivi, da salottieri, passerelle e monologhi.
E la domanda che ho posto quando è stata data la parola al pubblico, verteva nella fattispecie su una chiara percezione: Perché da un lato c’è una lampante scarsa partecipazione, nonostante l’argomento riguardi soprattutto l’incognita reale del presente e futuro di questi stessi lavoratori e dall’altro sulla base di quanto hanno spiegato i relatori, la politica regionale quasi rifiuta di affrontare questa situazione dei precari siciliani ?
La risposta ha sollevato diverse congetture. Una di queste, che non sarebbe neanche così peregrina, ipotizza un trasversale disegno politico-normativo, con cui si sfoltirebbero questi decennali lavoratori precari, per sostituirli con figli, nipoti, delfini, fedeli, lucciole, ecc. tutti appartenenti alla conclamata politica siciliana e quanto annesso e connesso nelle istituzioni, burocrazia, ecc.
Questa teoria mi ha fatto ricordare come agiva a volte l’antica Roma (strategia del potere tutt’ora notoriamente attuata in modo diffuso) per cui da un lato s’intercettavano certi singoli o gruppi della controparte, specialmente coloro che erano noti per essere inclini alla corruzione, subdoli o spergiuri, sicché con promesse, denaro, incarichi e altro, li si faceva rivoltare, tradire, assentare e quindi s’indeboliva il fronte opposto e persino si faceva consegnare o eliminare i capi avversari per mettere al loro posto gli infidi quali amici-asserviti di “Roma”. Poi di seguito s’introducevano in quei contesti sociali e amministrativi, i propri gregari, adepti, cortei, familiari, ecc.
Non è cambiato molto in circa duemila anni, nonostante siamo nel 2017. L’essere umano d’altronde nasce prematuro in tutto. E se da bambino e poi ancora adolescente, si nutre il suo cervello con le medesime rafferme concezioni, non cambierà in una vita e neppure in un’era. Politica docet.
C
ontatti USB: http://www.usb.it/ – http://www.usb.it/index.php?id=dovesiamo – http://sicilia.usb.it/index.php?id=90&MP=73-343
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