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abato 29 luglio alle ore 18,30 nello spazio espositivo di Artemisia a Brescia il critico d’arte Andrea Barretta presenta la mostra: “I volti di Bruno Beschi”. La mostra resta visitabile con ingresso gratuito fino al 12 agosto 2023 da martedì a domenica dalle 10 alle 20. Artemisia, Brescia Corso G. Mameli 47.
L’articolazione relazionale nella pittura di Bruno Beschi
Una interessante proposta in questa retrospettiva dell’opera di Bruno Beschi (1939)
in mostra a Brescia da Artemisia, dove si evince che l’artista ha lavorato a lungo sul
tema del ritratto, in modo quasi esclusivo tra figure a volte enigmatiche e altre
nell’invitarci a osservare con attenzione per creare i presupposti di una indagine più
approfondita, capace di ammaliare i nostri pensieri più reconditi con una tavolozza
eterogenea. Processi di elaborazione a cominciare da una pedagogia dell’immagine
che trae come se una modella fosse presente e che invece è solo nella sua fantasia.
Volti di contadine e di donne borghesi, di intellettuali e di uomini che guardano e
interrogano.
Beschi, dunque, è un artista che esplicita la resa pittorica del volume in una pittura
novecentesca a indicare un andare oltre quel romanticismo di maniera che imperava
a quel tempo. Sono questi riferimenti a guidare il suo profilo artistico, autore nei
risultati creativi in quanto oggetto di descrizione dell’apparenza di procedere nel
sicuro porto della mimesi, per contestualizzare il verosimile, e soffermarci sulla
poetica e sul vero rivelativi del presente nella sua pittura, su quella discontinuità-
continuità che è il nesso nel rivendicare l’evenienza di metabolizzare discipline.
È il rapporto tra volti come meditazione, e l’arte nel suo scorrere nei secoli, pur
per diverse strade ma riconducibili a forme espressive in un accostamento a sé
stante. Ed ecco che l’intimità pittorica del suo itinerario s’inserisce nel coniugare
implicitamente o esplicitamente sguardi, e di rendere visibile l’invisibile nella
cronologia di una sfida con sé stesso, esaminata e misurata, affrontata con estro.
Una straordinaria forza di rappresentazione che sprigiona vibrazioni a sollecitare
l’artista, nella tematizzazione che marca la suggestione del reale dalla pennellata
disegnativa, dalla regolarità di linee alle indagini sui volumi, perché addiviene a una
sintassi di modificazioni che confermano le ragioni di una costante nel possedere un
modello di configurazione identificabile in un traguardo in cui porre il suo modo
d’essere. Vale a dire l’articolazione relazionale con l’umanità che prescinde dalla
pittura come episodio, tant’è che Bruno Beschi, soprattutto in certe cromie, esplica
la narrazione indirizzata a esercizio della verità in una visione tra colori puri e stesure
di fondo con sfumature di tono su tono fino a raggiungere una trasparenza pittorica
dall’intenso lirismo. E per altri versi, ma in un certo qual modo come consecutio, nel
potenziare i dettagli in un grafismo disegnativo che crea un rapporto per mezzo
della “forma” che proprio nel colore trova il suo collante.
Così “I volti di Bruno Beschi” compie l’intento per un’arte che andrebbe
reinterpretata in una nuova lettura per creatività e capacità tecnica, per entrare
nell’universo sensoriale e declinare un legame, anche se i tempi non sono
compatibili, in procedure di verifica che potranno evidenziare occasioni d’incontro
nell’assimilare una ricerca fondata sui rimandi: un prolungamento negli anni di
un’esperienza alle prese con la normalità delle cose ma con la particolarità di svelare
per immagini un linguaggio creativo. In altre parole, interpretando Kant, nel riflesso
dell’arte in un inizio nel tempo e nello spazio e che, seppur chiusa dentro limiti, va
oltre sia nel tempo che nello spazio. E visitando questa mostra, che ha saputo
superare il rischio di una maniera di “genere”, abbiamo una scintilla di quella pittura
che salva come riflesso dell’armonia.
Testo critico di Andrea Barretta