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entre di questi tempi si discute, un giorno sì e l’altro pure, del “diritto” al Natale e “allo Sci” c’è chi nell’ormai lontano Natale dell’84 – era il 23 Dicembre 1984 – fu privato del diritto alla vita, – in 16 -, e del diritto di restare sani, – in centinaia -, ed ancora oggi, dopo ben 36 anni, un velo impenetrabile avvolge anche questa strage italiana, l’ennesima senza ne chiarezza ne condanne: La Strage di Natale.
Se memoria e raziocinio ci accompagnassero, in questo periodo devastato dalla pandemia da Coronavirus, magari ci si potrebbe finanche vergognare di avanzare certe pretese in nome di certi diritti ed invece no: si pretende di andare a sciare, di far baldoria, di riunirsi nel sacro nome del Natale (poi ci sarà anche Capodanno) ed intanto in migliaia continuano a morire ma che importa: sono “altri” e di “altre famiglie” per cui, chi se ne frega, a noi non succederà (mai) nulla (si pensa).
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Bah! Che altro dire se non, scuotendo la testa: “Povera Patria” ed “Io speriamo che me la cavo“.
La Strage di Natale: 36 anni dopo si attende ancora giustizia – VIDEO
La strage di Natale: in ricordo della strage del 23 Dicembre 1984 quando mafia, camorra e neri, uniti dalla comune nefandezza, fecero esplodere una bomba nel corridoio della nona carrozza del rapido 904 Milano-Napoli. I morti furono sedici, i feriti centinaia: 36 anni dopo, i familiari delle vittime attendono ancora giustizia.
L’attentato venne compiuto domenica 23 dicembre 1984, nel fine settimana precedente le feste natalizie. Il treno era pieno di viaggiatori che ritornavano a casa o andavano in visita a parenti per le festività.
Il treno intorno alle 19.08 fu colpito da un’esplosione violentissima mentre percorreva la direttissima in direzione nord, a circa 8 chilometri all’interno del tunnel della Grande Galleria dell’Appennino (18 km), in località Vernio, dove la ferrovia procede diritta e la velocità supera i 150 km/h. La detonazione fu causata da una carica di esplosivo radiocomandata, posta su una griglia portabagagli del corridoio della 9a carrozza di II classe, a centro convoglio: l’ordigno era stato collocato sul treno durante la sosta alla Stazione di Firenze Santa Maria Novella.
Tutto fu predisposto per provocare il maggior numero possibile di vittime: l’occasione del Natale, la potenza dell’esplosivo, il “timer” regolato per fare esplodere la bomba sotto la galleria, in coincidenza del transito, sul binario opposto, di un altro convoglio. Solo il tempismo del conducente che prontamente bloccò la linea evitò una strage maggiore.
In quella galleria sono rimasti i corpi di 16 persone e centinaia ne sono usciti feriti in maniera anche gravissima, alcuni morendone a distanza di anni eppure, come troppo spesso si ripete per le italiche stragi, ancora oggi, a ben 36 anni di distanza, i familiari delle vittime attendono ancora chiarezza e condanne
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