La legge sulle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola scatena la rivolta dei presidi: «Siamo favorevoli, ma il nostro lavoro non è fare gli sceriffi».
“Non facciamo gli sceriffi”. La protesta dei presidi sui vaccini
Favorevoli alla legge ma preoccupati per i nuovi compiti di controllo
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el frattempo qualche no vax, come alla materna “Dozza” di Bologna, fa arrivare una diffida legale ai dirigenti che chiedono il curriculum vaccinale, e qualcun altro si appella alle forze dell’ordine. Ma le segnalazioni di “respingimenti” pervenute alle diverse organizzazioni dei dirigenti scolastici non arrivano al centinaio. Anche se per i presidi tutto ciò non esclude ci siano tensioni. Che stanno cercando di allentare con la moral suasion. «La legge ci concede 10 giorni prima di trasmettere la lista degli inadempienti alle Asl e noi – confida Delfino – stiamo utilizzando questo tempo per spiegare alle famiglie come adeguarsi, anche perché in molti casi non sono ideologicamente contrarie ai vaccini, ma magari non hanno capito cosa fare o semplicemente sono tornate ora dalle vacanze».
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Il motto dei presidi è «niente pugno duro ma dialogo con le famiglie». Sembra essere lo stesso anche di parecchi uffici scolastici regionali. Come quello dell’Emilia Romagna, dove il direttore generale, Stefano Vasari, ha stilato le linee guida per i presidi, invitandoli a un lavoro di persuasione con telefonate, mail e incontri, evitando «qualsiasi conflitto relazionale e clamore comunicativo con le famiglie».
Facile a dirsi meno a farsi, soprattutto in quelle parti d’Italia, e sono la maggioranza, dove le carenze di personale rendono difficile già garantire la normale attività didattica, denunciano le associazioni dei presidi.
Intanto la Disal ha scritto alle ministre della Salute e dell’Istruzione, Beatrice Lorenzin e Valeria Fedeli, per chiedere una piccola deroga nell’applicazione della norma «che è stata convertita in legge solo il 31 luglio», lamentano. Un appello destinato a restare inascoltato, perché entrambe le ministre hanno ribadito che la legge è già molto chiara così.
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In realtà un chiarimento importante lo abbiamo raccolto dal Dicastero della salute: per far rientrare i propri figli all’asilo o alla materna basta presentare in qualsiasi momento la documentazione che era stata richiesta entro l’11 settembre, comprese mail, raccomandate o registrazioni di telefonate che attestino la sola volontà di prenotare un appuntamento con il centro vaccinale. Insomma, a deroghe si stanno sommando deroghe. Ma anche questo non basta ai no vax, alla ricerca di qualsiasi cavillo per non cedere nemmeno all’autocertificazione, nella quale dichiarare il falso comporta comunque la commissione di un reato. E allora in Friuli, ma episodi analoghi si starebbero verificando anche in altre regioni, le Asl sono state invase da centinaia di raccomandate-fotocopia dove mamme e papà «chiedono un appuntamento con medici e dottori delle strutture per effettuare possibili vaccinazioni». Dove in quel «possibile» si aprirebbe un’autostrada verso l’aggiramento dell’obbligo. Tant’è che questo genere di richieste sono già state bocciate come irregolari dal ministero di Lorenzin. Che intanto incassa l’approvazione del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker: «Appoggiamo le misure nazionali di vaccinazione. Non è pensabile – ha ammonito davanti al Parlamento europeo – che nell’Ue muoiano ancora bambini per malattie evitabili».
Ma la sindaca di Roma, Virginia Raggi, torna ad attaccare: «Se i bambini non saranno ammessi verranno favoriti i nidi abusivi», ha denunciato, ribadendo che «la normativa è carente e si presta a numerose interpretazioni». «La legge è chiarissima – replica Lorenzin – si vuole solo far confusione». Intanto però la ministra ammette di aver ricevuto segnalazioni di istituti privati che non chiederebbero alcuna documentazione.
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