La Nike divide il web con le immagini proposte nella nuova campagna pubblicitaria che sponsorizza la linea dedicata allo yoga.
La Nike divide il web: che scandalo fanno le ascelle non depilate
I
n concomitanza con il lancio della linea dedicata allo yoga, la Nike propone una serie di immagini per sponsorizzare i prodotti. Tra queste, sui social è proposta in primo piano quella di una modella che, col braccio alzato a simulare una posizione di rilassamento, espone l’ascella non depilata a favore di camera.
Che si tratti di una provocazione o di una presa di posizione, la nota casa produttrice di abbigliamento sportivo divide il web con la pubblicazione di un solo post.
Sono molti gli utenti che osannano la scelta della Nike e a prendere parte al dibattito sono principalmente le donne. Anche nel caso in cui la scelta è criticata si tratta principalmente di signore: le motivazioni alla base della mancata condivisione della scelta sarebbero a promozione di un’abitudine poco igienica, nonché poco femminile. Da deridere, insomma.
Alle soglie del secondo decennio del nuovo millennio, un paio di commenti sui social descrivono chiaramente la posizione culturale della massa rispetto al corpo, specie quello delle donne. È la posizione di chi ancora combatte per riconoscere le proprie idee e preferenze da quelle così ferme, culturalmente tramandate fino ad oggi.
In realtà, lo standard di bellezza sociale ha due componenti: la tendenza della popolazione e lo standard “imposto” (o considerato tale; meglio dire “diffuso”) principalmente a livello mediatico.
Nel proliferare dei movimenti “body positivity”, è interessante notare che la posizione prevalente sia nell’intersezione tra queste due componenti. Insomma, ne smuovono uno positivamente e incontrano la resistenza dell’altro.
All’inizio si trattava di movimenti popolari contro gli standard mediatici. Tuttavia, con la cultura dell’indignazione sono diventati essi stessi movimenti mediatici. Che, come nel caso della modella dalle ascelle pelose, incontrano resistenza da una porzione “tradizionalista” della popolazione.
Non c’è nulla di anormale in questo tipo di tensione. La tensione, infatti, si produce durante un cambiamento ed è proprio il motore del cambiamento stesso.
Ma, tornando all’inizio, una volta che gli standard popolari avranno influenzato quelli mediatici, saranno questi ultimi a farlo, finché non insorgerà un nuovo movimento in linea con una ancora più nuova sensibilità.
Dopotutto, chi non si scandalizzò alla vista dell’ombelico della Carrà?
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