La legge del contrabbasso
L
a vita perfetta è finita l’altro ieri dopo ottantasette anni, ma essendo perfetta è possibile raccontarla anche in venti righe. La protagonista si chiama Jane Little, la piccola Giovanna, e già il nome sembra inventato da uno scrittore di favole. Jane nasce con un talento, come tutti, ma a differenza di quasi tutti individua il suo molto presto, fin dall’adolescenza. Questo talento è la musica. Una delle maggiori ragioni di infelicità degli esseri umani è di non riuscire mai a fare coincidere la vocazione con il lavoro, la passione con lo stipendio. Invece Jane Little viene assunta dalla Atlanta Symphony Orchestra ad appena sedici anni come contrabbassista. Non basta. In quella vocazione che coincide con il lavoro trova pure l’amore. Il flautista Warren, che nel 1959 diventa suo marito. L’orchestra di Atlanta è la sua famiglia e lei un suono in armonia con quelli degli altri. Un Io immerso in un Noi più grande, di cui però si sente parte indispensabile. Dai sedici agli ottantasette, per settantuno anni, Jane Little continua a suonare il contrabbasso nella stessa orchestra. Persino quando va in pensione. Persino quando si ammala. Persino quando si cura. Persino quando muore.
L’altra sera, durante il concerto, al momento dei bis ha appoggiato la testa sul suo strumento e ha chiuso gli occhi. La morte perfetta. La vita perfetta, ancorché non troppo spericolata. Per la nota legge del contrappasso la prossima volta che nasce diventerà come minimo Vasco Rossi.
vivicentro.it/opinioni / lastampa / La legge del contrabbasso MASSIMO GRAMELLINI
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