Violenti combattimenti nella guerra tra Azerbaijan e Armenia nel Nagorno-Karabakh considerato da quest’ultima una enclave (VIDEO).
I nostri organi d’informazione nazionali specialmente televisivi, non ne parlano molto, ma è incorso una violenta guerra tra l’Azerbaijan e l’Armenia nel Nagorno-Karabakh, considerato da quest’ultima una propria enclave (territorio completamente chiuso entro i confini di uno stato diverso da quello cui politicamente o linguisticamente appartiene).
I tratti di video che abbiamo registrato oggi dalla emittente satellitare AzTv Azerbaijan sono dimostrativi che questa guerra è ormai aggressiva come altre recenti a cui abbiamo dovuto assistere con impiego di armamenti convenzionali avanzati che non lasciano scampo.
Gli scontri fanno parte della contesa riguardante la regione caucasica del Nagorno Karabakh abitata da una maggioranza armena, ma riconosciuta internazionalmente come parte dell’Azerbaigian, però sotto il controllo della repubblica dell’Artsakh*.
Nel 1988, con la dichiarazione d’indipendenza della regione, scoppiò la guerra del Nagorno-Karabakh che durò fino al 1994, quando i diversi stati belligeranti firmarono l’Accordo di Biškek. L’accordo impose un cessate il fuoco, senza portare ad una risoluzione effettiva della controversia, lasciando la regione sotto il controllo armeno. Nei decenni successivi ci furono diverse violazioni dell’accordo di Biškek lungo il confine tra l’Armenia e l’Azerbaigian: in particolare la guerra dei quattro giorni del 2016 e gli scontri del luglio 2020.
Questa volta però lo scontro di adesso tra Erevan capitale dell’Armenia e Baku capitale dello Azerbaijan, sembra destinato a durare più dei precedenti anche a causa del coinvolgimento di Russia e Turchia. Mosca è alleata dell’Armenia ed entrambi fanno parte del Trattato di sicurezza collettiva, un’alleanza militare che obbligherebbe la Russia a intervenire in caso di aggressione contro il territorio armeno. Ankara sostiene invece il Governo azero e ha espresso il suo sostegno a difesa degli interessi di Baku.
E le cose tendono a complicarsi.
Il presidente francese, Emmanuel Macron, arrivando al vertice dei leader ha detto “Disponiamo di notizie certe che indicano che combattenti jihadisti siriani sono passati attraverso Gaziantep (è una città della Turchia del sud, la più grande della Regione dell’Anatolia Sud Orientale), per raggiungere il teatro di operazioni” nel Nagorno-Karabakh. È un fatto nuovo e molto grave. Ne parleremo qui al Consiglio europeo, e col presidente Putin e Trump abbiamo concordato di condividere tutte le informazioni che abbiamo su questa situazione e trarne le conseguenze”.
Macron e Putin infatti, condividono la stessa preoccupazione per l’invio da parte della Turchia di combattenti siriani, secondo anche il ministero degli Esteri russo combattenti siriani e libici di gruppi armati illegali sono stati inviati nella regione.
In termini di sicurezza internazionale la ripresa degli scontri è ritenuta destabilizzante in Georgia, destabilizzante proprio accanto all’Iran, e destabilizzante proprio accanto al Caucaso settentrionale russo.
«Chiediamo la cessazione immediata delle ostilità» è scritto nella dichiarazione concordata ieri tra Emmanuel Macron, Vladimir Putin e Donald Trump. L’invito ad Armenia e Azerbaijan è per una ripresa dei negoziati «in buona fede e senza precondizioni».
Ma la proposta di una trattativa è già stata respinta dai leader dei due Paesi coinvolti: il premier armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero, Ilham Aliyev.
La posizione di quest’ultimo, condivisa da Erdogan, è che una tregua è possibile solo se gli armeni abbandoneranno il Karabakh e altri sette distretti occupati in territorio azero.
Gli scontri riesplosi il 27 settembre sarebbero già costati la vita a centinaia di persone, tra militari e civili. Tra i feriti sono anche due giornalisti francesi del quotidiano Le Monde.
Nel frattempo l’Italia per tramite il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, ha avuto oggi un colloquio telefonico con il ministro degli Affari Esteri azerbaigiano, Jeyhun Bayramov, incentrato sugli scontri in corso in Nagorno-Karabakh. Lo riferisce una nota della Farnesina. Il ministro Di Maio ha espresso profonda preoccupazione per l’intensità degli scontri, che hanno già causato numerose vittime, anche civili. Il titolare della Farnesina ha sottolineando la necessità di un cessate il fuoco immediato per preservare la popolazione da ulteriori sofferenze e scongiurare un’ulteriore escalation e la destabilizzazione dell’intera Regione.
* La Repubblica dell’Artsakh è di fatto uno Stato a riconoscimento limitato, autoproclamatosi indipendente dall’Azerbaigian e riconosciuto solo da tre stati non appartenenti all’ONU. Situato nel Caucaso meridionale, nella regione del Nagorno Karabakh (detto anche “Alto Karabakh” o “Karabakh Montuoso”), confina a ovest con l’Armenia, a sud con l’Iran, a nord e ad est con l’Azerbaigian. Gli attuali confini territoriali sono stati determinati al termine del conflitto scoppiato nel gennaio del 1992, dopo l’avvenuta proclamazione di indipendenza e corrispondono, grosso modo, a quelli dell’antica regione armena di Artsakh. E mentre alcune porzioni del territorio (parte della regione di Shahoumyan e i bordi orientali delle regioni di Martouni e Martakert) sono sotto controllo azero pur essendo rivendicate dagli armeni come parte integrante del loro Stato, la lingua ufficiale e l’armeno.
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Ps (03 ottobre 2020):
Sarà certo una coincidenza, ma dopo l’articolo sopra di ieri «… I nostri organi d’informazione nazionali specialmente televisivi, non ne parlano molto, ma è incorso una violenta guerra tra l’Azerbaijan e l’Armenia nel Nagorno-Karabakh https://vivicentro.it/nazionale-24h/attualita/la-guerra-nel-nagorno-karabakh-tra-armenia-e-azerbaijan-fermatela/ …» oggi pure i media televisivi nazionali ne hanno detto e mostrato dei video sugli scontri a suon di armi pesanti e tecnologicamente avanzate. Avevo anche scritto l’articolo in quanto ritengo che nel mondo stiamo passando un momento molto imprevedibile e forse altrettanto pericoloso, poiché, sempre a mio vedere, è bastato un virus per sconvolgere i decennali equilibri globali e se non arriva presto un vaccino sicuro ed efficace, la guerra totale potrebbe essere implicitamente considerata la soluzione finale per affrontare tutti gli altri scompensi collaterali soprattutto socio-finanziari. Le super potenze economico-militari potrebbero non farsi scrupoli verso tutti gli altri stati minori.
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