La fine di un anno e l’inizio di quello nuovo comporta riepiloghi, previsioni, consigli, raccomandazioni e speranze, ma anche amari sfoghi.
Quanto mi diceva una giovane è significativo della insicurezza, incertezza, per certi versi rassegnazione, assuefazione e adeguamento, ma forse la parola più consona è assoggettamento economico-socio-psicologico, che c’è stato in questi ultimi decenni nella nostra società e specialmente nelle nuove generazioni, prostrati e obbligati dalla devianza, arroganza, ipocrisia, sprezzo e alterigia, della trasversale politica, istituzioni, burocrazia e cosiddetta società civile, professionale, sindacale e imprenditoriale.
Tutti i giovani sappiamo come stanno le cose non solo voi adulti sapete che c’è in giro, nella politica e ovunque. Solo che noi, io, abbiamo una vita davanti e una sola e dobbiamo cercare anche di vivercela e godercela in qualche modo. Non si può fare niente. Lei stesso dice che è sempre tutto come quarant’anni fa e che è cambiata solo la 500 che prima era a due tempi e ora c’è quella a quattro ma chi la guida anche ora ha sempre la stessa testa di prima. E’ come una battaglia da Don Chisciotte perché sono tutti che mangiano quando arrivano dietro una scrivania o su una poltrona. E se fossi io farei lo stesso perché così ci hanno ufficiosamente cresciuti e insegnato dall’asilo all’università, con la televisione e in ogni cosa: fingi e salta dove puoi e prendi quello che puoi che così fanno tutti mentre parlano di altro e ti fanno la predica. Io faccio come tutti e tutte, mi faccio gli affari miei e sto dove e con chi c’è da avere, basta che le cose mi vanno un po’ bene a me. La vita è una sola non voglio morire dietro tutto questo schifo, tanto non cambia mai nulla, comandano sempre loro e se posso me ne vado.
Non si può quasi replicare a queste parole, sono analoghe a quelle di tanti altri cittadini pure adulti, poiché interiormente in molti sappiamo o quanto meno in tanti percepiamo, salvo chi non può o non vuole vedere oppure è un ideologizzato o uno squadrista o ancora facente parte dell’ingordo sistema, che tutto ciò è purtroppo vero, a meno di non riproporre rifritte paternali di chi non ha certi problemi di vivibilità se non anche sopravvivenza economica, o salvo imbastire un discorso di fine anno da Presidente della Repubblica o da Governatore della Regione, la cui, per carità, pregevole e giusta etica, tuttavia, la si dovrebbe indirizzare quotidianamente ai feudali Palazzi dello Stato, Regioni, Comuni, Istituzioni ed Enti vari. Il pesce marcisce dalla “testa” per poi avariarsi fino alla coda, al contrario lo si racconta in Italia (e in Sicilia). Non so all’Estero.
Non di meno, nel 2018 c’è stato un voto politico che, sembra, abbia interrotto il trasversale pensiero autocrate dell’annoso regime politico-istituzionale-burocratico italiano con cui si era relegato il civile cittadino, produttivo, lavoratore, privato e operoso ad essere una sorta di bue-umano da latte, carni e pelli che doveva solo pagare, obbedire e persino stare muto, al massimo poteva muggire (mugugnare). Mentre al contrario e guarda caso, si sono sempre giovati nel frattempo: sconosciuti piccoli e grandi evasori fiscali; delinquenti di ogni estrazione, colore e confessione; sparsa corruzione specialmente pubblico-politica-professionale-imprenditoriale-sindacale quasi sempre anche legalizzata con norme (criminali) e giurisprudenza compiacente; mafie di ogni genere ed etnia; clientelismo, voto di scambio, nepotismo, mercimonio, spreco, sperperi, ecc.
La domanda è adesso: è forse iniziato dal 2018 e si concretizzerà in questo 2019 un nuovo percorso finalmente di ri-legittimazione del cittadino quale anche sentinella effettiva, partecipe, attiva ed efficace della vita democratica e civile della Nazione ? Staremo a vedere. Ci si spera.
Tuttavia un modesto suggerimento da queste pagine si sente di doverlo dare al nuovo corso politico. Fare debiti, seppure stavolta investendo nella società, è pur sempre un rischio. E se non ci sarà la dovuta, analitica e anche pressante vigilanza, che invece in passato è sempre stata forzosamente rimossa, potrebbe diventare vano questo tentativo di risollevare l’Italia socio-economicamente.
Pertanto e in modo parallelo, deve necessariamente esserci anche un sollecito percorso di revisione di tutte le norme e quindi conseguentemente delle istituzioni, tribunali, burocrazie, enti, regioni, comuni, rendendo le leggi chiare, comprensibili, concludenti, certe, inequivocabili, serie e severamente sanzionatorie, ma per tutti nessuno esente e anzi con pene in crescendo quando si sale nel livello pubblico-politico. Un sano timore delle conseguenze giudiziarie infatti non guasta, anzi, insieme alla altrettanto indispensabile prevenzione, formazione, informazione, insegnamento, scienza moderna, aiuta gradualmente a far progredire nuovamente una società. Diversamente i debiti potrebbero trasformarsi in un pericoloso boomerang, specialmente per i contribuenti che hanno i beni e le attività alla luce del sole o dichiarano il reddito da lavoro dipendente.
Questo è dunque il mero augurio per il 2019. Proviamo a ricominciare ma con onestà intellettuale e sociale, in modo democratico, trasparente, aperto, moderno, scientifico e oggettivamente lecito, senza più l’ipocrisia culturale e la blasonata retorica che sono divenute negli anni le cerebrali “palle” al cervello di questa Nazione.
A
dduso Sebastiano
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