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La fiducia nella Giunta Musumeci, seppure di poco, risale tra i siciliani

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Quattro siciliani su dieci hanno fiducia nel presidente Nello Musumeci ma solo due su dieci credono nelle Istituzioni regionali.

Un sondaggio realizzato dall’Istituto Demopolis su commissione della Regione Siciliana, tasta il polso all’operato della Giunta Musumeci. Emerge soprattutto una radicata insoddisfazione per la qualità dei servizi pubblici sul territorio, bocciati dal 73 per cento degli intervistati. E pesa la crisi che dal 2011 ha investito il Paese e il Mezzogiorno: il 45 per cento riscontra un peggioramento, negli ultimi 5 anni, della propria situazione economica familiare.

Tuttavia la fiducia dei siciliani nella Regione siciliana risale al 18% dopo il record negativo del 2017 quando si è assestata al 12%. Il livello di fiducia rimane però lontano dai livelli precedenti alla crisi del 2011. Nel 2010 infatti la fiducia nei siciliani era pari al 25%. La percentuale di popolazione che crede nell’istituzione che governa la propria regione, inoltre, rimane lontana dalla media delle altre regioni italiane. Mentre nel resto dei paese infatti la fiducia nelle Regioni è pari al 37% la Regione Siciliana si piazza a 19 punti di distanza dalla media. Il 73% dei siciliani, quasi a confermare il dato sulla fiducia ha un voto negativo ai servizi pubblici erogati nell’Isola. Il 20% da la sufficienza mentre solo il 7% da un voto fra otto e dieci.

I dati diffusi da Palazzo d’Orleans raccontano che il 94% della popolazione siciliana reputa che la condizione economica della propria famiglia paragonata agli ultimi cinque anni non sia migliorata. Per il 49% il reddito familiare è rimasto più o meno invariato mentre per il 45% la situazione economica è peggiorata. Una Sicilia, insomma, che si sente in crisi o che si percepisce stagnante. Secondo l’istituto Demopolis infatti nei siciliani pesa ancora la “crisi che dal 2011 ha investito il Paese e il Mezzogiorno”.

Segni positivi – afferma il direttore di Demopolis Pietro Vento – vengono ravvisati oggi nello sviluppo turistico dell’Isola e nel miglioramento della produzione agroalimentare. Negativo, per la maggioranza assoluta dei siciliani, è il bilancio dell’ultimo quinquennio sulle opportunità di lavoro, sullo sviluppo economico, sullo stato delle infrastrutture, della viabilità e dei trasporti nell’Isola”.

Delle attività del Governo regionale e del presidente Musumeci, i siciliani apprezzano la scelta di avviare un’azione di rilancio della sanità siciliana e di investire sul sistema di viabilità nell’Isola. Il massimo dell’apprezzamento lo conseguono, con il 68 per cento, i licenziamenti dei dipendenti pubblici assenteisti e l’incremento degli organici nella Sanità pubblica, indicato dal 63 per cento dei siciliani. 6 cittadini su 10 segnalano gli investimenti di messa in sicurezza del territorio contro il dissesto idrogeologico. Superano il 54 per cento di citazioni anche 3 interventi di respiro ambientalista: lo stop alla plastica negli stabilimenti balneari e al bollo per auto elettriche o ibride per tre anni, il nuovo piano rifiuti per l’incremento della differenziata. La maggioranza assoluta segnala positivamente anche l’avvenuta certificazione dei fondi Ue alla fine del 2018. “Sull’attività di Governo – spiega il direttore di Demopolis Pietro Vento – incidono pesanti eredità, nella percezione dei siciliani: le responsabilità di Crocetta e delle precedenti amministrazioni regionali; la consapevolezza di un divario di sviluppo rispetto ad altre aree del Paese, sul quale poco hanno inciso le politiche nazionali e comunitarie. L’85 per cento valuta negativamente le politiche di sviluppo del Sud attuate negli ultimi 10 anni dai Governi nazionali: nelle convinzioni dei cittadini, il divario vero con il centro nord non è nel Pil, ma nella dotazione infrastrutturale della Sicilia e nella qualità dei servizi pubblici”.

Demopolis infine ha raccolto le opinioni dei cittadini sugli interventi prioritari da attuare nei prossimi mesi. In testa agli interessi dei siciliani ci sono le politiche per l’occupazione e il lavoro (81% degli intervistati), la maggiore efficienza nella sanità regionale (70%) e gli investimenti per migliorare per la rete stradale e ferroviaria (67%). “La richiesta – spiega la nota – è che ‘si faccia qualcosa’ per arrestare la fuga dal Mezzogiorno dei più giovani che non trovano spazio nel fragile tessuto produttivo locale”. Per circa sei persone su dieci poi le priorità sono la gestione dei rifiuti, la buona gestione dei fondi europei e la qualità dei trasporti pubblici. Al 53% dei siciliani sta a cuore la messa in sicurezza del territorio, al 51% gli investimenti sul turismo mentre il 48% dei siciliani indica come prioritaria l’efficienza della burocrazia regionale. Sopra la soglia del 40% poi c’è anche la valorizzazione dei prodotti agroalimentari siciliani.

L’opinione.

L’endemico problema della Sicilia è di tutta evidenza e notorietà, innanzitutto il dominante clientelismo politico-sociale e larghissimo voto di scambio, poi la corruzione generalizzata soprattutto legalizzata, come pure la magniloquente (elusiva e dissimulatrice) retorica etica: nelle istituzioni, burocrazia e sempre più diffusamente nella cosiddetta società civile, quindi regione, province, comuni, enti, partecipate, associazioni, ordini professionali, scuole, categorie, sindacati, imprenditoria, media, stampa, ecc. Parallelamente, guarda caso, c’è poi anche il cancro della delinquenza spicciola e criminalità organizzata. Solo delle norme sovrastanti, chiare, serie, comprensibili, efficaci, severissime, non ingannevoli all’origine come quelle di sempre scritte da fior fiore di evidentemente “assoldati” giuristi senza deontologia e soprattutto non troppo interpretabili da una free lance giurisprudenza senza controllo, possono nel breve e medio termine ripristinare la civiltà e il progresso. Ma chi le dovrebbe rivedere queste leggi ? I medesimi trasversali conclamati con rispettive pletore di codazzi, che da decenni pascolano i siciliani come un gregge di buoi-elettori, tenendoli nel sottosviluppo generale, disoccupazione, bisogno e assoggettamento politico-forzoso ?

A

dduso Sebastiano

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