A pochi mesi dalle comunali lo scrittore denuncia la mancanza di rinnovamento della politica. Compresi i 5Stelle: “Sono una estensione della volontà di Casaleggio”
“Napoli ha bisogno di altro, di trasparenza, di idee. E di un radicale rinnovamento politico, a cominciare dal Pd”.
Era il 2011, Roberto Saviano intervenne – come al solito senza mediazioni – dopo le primarie democrat dei veleni, la consultazione rimasta per sempre nel limbo e che avrebbe inesorabilmente inciso su quella tornata per il Comune di Napoli. Cinque anni e una “svolta arancione” dopo, Repubblica ragiona con l’autore di Gomorra e di Zero zero zero sul panorama che offrono queste amministrative: il percorso (non) compiuto dal Pd a Napoli e in Campania, i limiti dell’esperienza di de Magistris, le defaillance della proposta grillina evidentemente ancora segnata dal caso Quarto.
Saviano, leviamoci un pensiero.Cinque anni fa, dopo il caos, lei propose il nome di Raffaele Cantone, ora in trincea nell’Anticorruzione.
Augurandoci che le primarie a Napoli siano una sana e serena giornata di partecipazione, non avrà mica un nome in mente?
“Le do la risposta che qualche mese fa diede un napoletano che stimo moltissimo a chi lo indicava come il candidato ideale a sindaco di Napoli. Si tratta di Paolo Siani, fratello di Giancarlo, professionista stimato, persona perbene. Siani, lo sintetizzo così, rispose: “Sono lusingato per la proposta avanzata dal Pd, ma voglio continuare ad impegnarmi a tempo pieno come pediatra e sul versante della legalità”. Ecco: non basta essere una persona perbene per essere anche un buon sindaco”.
Cosa salva e cosa boccia dell’esperienza de Magistris?
“Il sindaco aveva una missione, l’ha fallita. Alla fine di un mandato non è importante isolare cosa vada salvato o cosa vada bocciato, bisogna capire che città si è ereditata e che città si lascia in eredità. Oggi a Napoli si spara in pieno centro. E si spara per le piazze di spaccio. Questa è la realtà. Invece. Non una parola sulla genesi degli agguati, delle morti e dei ferimenti. Fare politica a Napoli e in Campania dovrebbe voler dire essere l’avanguardia della politica in Italia, dovrebbe voler dire avere idee, proposte e tenersi lontani il più possibile dalle logiche delle consorterie”.
Sui democrat, a “Ballarò”, è stato durissimo. Il Pd più credibile, ha detto, è quello vecchio “delle clientele”, di Bassolino.
“Il Pd nazionale della Campania e di Napoli si lava continuamente le mani. Lo sa come percepiscono a Roma queste realtà tanto difficili da gestire? Come buchi neri: posti dove secondo i vertici c’è solo da perdere la faccia. Nulla di buono, secondo loro, può venire da realtà tanto compromesse e così poco studiate e approfondite. Ecco perché non c’è nessuna proposta nuova, nessun percorso alternativo, ma tutto è sempre abbandonato ad assetti già esistenti. Cosa c’è da spiegare? È tutto così evidente”.
Cosa succede al Movimento 5 Stelle? A Napoli non riescono ancora a indicare un candidato sindaco, e a sedare malumori interni dopo i 36 espulsi di poche settimane fa.
“Il Movimento 5 Stelle, che sul Sud poteva fare davvero la differenza, sconta un vizio di forma: essere sempre meno un partito e sempre più un’estensione della volontà di Gianroberto Casaleggio, al secondo esperimento politico dopo l’Italia dei Valori. Il codice d’onore, la multa per chi non segue la linea e – anche con riferimento al caso Quarto – le espulsioni, assumono un profilo pericoloso perché antidemocratico, quello della cessione di sovranità attraverso la negoziazione privata. Per logica dovrebbe essere: se vengo democraticamente eletto, credo di poter amministrare secondo le specificità del mio territorio. Ma al M5S questo non basta, perché invece dovrò seguire delle linee guida che non possono essere le stesse ovunque”.
Lei non parla del codice etico, ovviamente…
“Ovviamente. Non parlo di concetti come l’onestà, o dell’assenza di procedimenti penali a carico di chi si candida o viene eletto, ma delle specificità territoriali: che non possono avere le espulsioni o le multe come conseguenza di posizioni prese in disaccordo con il direttorio. Per cui basta prendere una decisione in dissenso e sei cacciato. Mi domando se gli iscritti al Movimento questa cosa l’abbiamo compresa, se la ritengano giusta o se la subiscano. La mia sensazione è che anche per loro politica ormai sia solo comunicazione, senza nessun cambiamento concreto”.
Casalesi e Terra dei Fuochi. Il sindaco di Casal di Principe, Renato Natale, ha cancellato la presentazione del libro del boss Gaetano Vassallo per non offendere la sensibilità di famiglie colpite dalla camorra, e perché ha saputo che era retribuito dalla casa editrice come la legge prevede. Gesto coraggioso?
“Coraggiosissimo e coerente. Tanto più coraggioso perché va nella direzione opposta rispetto all’ordinamento giuridico italiano che non contempla, da parte di chi ha commesso un reato, anche gravissimo, una seria assunzione di responsabilità. Faccio un esempio perché si comprendano le ragioni di Natale: che sono concretissime. Jordan Belfort è l’autore di Wolf of Wall Street, il libro da cui è tratto l’omonimo film di Scorsese, interpretato da Di Caprio. Belfort è stato uno dei più abili broker che Wall Street ricordi, ma anche un truffatore colossale. Fu arrestato nel 1998 per frode e riciclaggio, aveva venduto azioni di piccole società ingannando gli investitori. Il governo statunitense non si è limitato ad accogliere la piena collaborazione di Belfort e a infliggergli 22 mesi di carcere, ma ha preteso, perché è la legge statunitense a prevederlo, che risarcisse in denaro le sue 1.513 vittime, per un importo pari a 110,4 milioni di dollari”.
Vuol dire che Belfort ora lavora per risarcire le vittime?
“Appunto. Scrive e lavora per ripagare le sue vittime, non solo per lucrare. Vassallo, boss casalese, non sta lavorando per risarcire le sue vittime, ma per guadagnare una seconda volta su un reato perpetrato per 20 anni che ha devastato intere aree, compromesso la salute di cittadini, rafforzato il potere del clan dei casalesi. Oggi è intollerabile che possa godere dei benefici che derivano dal racconto di quell’odioso reato. E dove fallisce lo Stato, in questo caso per mancanza di pragmatismo del sistema giuridico, provano a porre rimedio quegli amministratori come Renato Natale a cui va tutto il mio appoggio”.
*
larepubblica
- Il j’accuse di Saviano: “Napoli senza futuro, per il Pd è un buco nero e De Magistris ha fallito”. CONCHITA SANNINO*
Lascia un commento