La Juve Stabia esce sconfitta dal derby di Benevento, peggiorando oltremodo la propria corsa in chiave salvezza
T
erza sconfitta in tre gare dopo la ripresa della stagione. La Juve Stabia non inverte la rotta nemmeno a Benevento ed inizia a fare i conti con un obiettivo stagionale che inizia a cadere a picco. Al Vigorito, come da copione della sorte, a regalare la Serie A ai giallorossi condannando le Vespe, è Marco Sau, che non esulta dopo aver punito la sua ex squadra.
Nemmeno settanta minuti in superiorità numerica sono bastati alla Juve Stabia per togliere lo zero dalla casella dei punti conquistati dal rientro in campo. Dopo l’espulsione di Caldirola è stato chiaro come la squadra di Caserta abbia preferito giocare col freno a mano tirato, quasi spegnendo il motore, aspettando l’arrivo del 90esimo minuto. Gestione della gara che è parsa andare bene anche ai ragazzi di Inzaghi (in Serie A anche con un pareggio), cui però Fazio ha spianato la strada verso il gol vittoria che Sau non poteva sbagliare. La gara di ieri è l’emblema del periodo nero della Juve Stabia, non in grado di sfruttare la superiorità numerica per tre quarti di gara e capace di buttare un risultato positivo in un match incanalato sul pareggio (che comunque sarebbe servito a poco ma almeno avrebbe interrotto la striscia negativa).
Che il mondo stabiese sembra quasi essersi capovolto, lo conferma il secondo tempo nel quale la gestione dei cambi, spesso lo scorso anno arma in più per Caserta, ha condannato la squadra. Se con il Livorno due cambi non erano stati misteriosamente sfruttati, al Vigorito il tabellone luminoso si alza tutte e cinque le volte ma con risultati sportivamente drammatici. Senza la corsa di Mallamo ed i muscoli di Calvano, la Juve Stabia ha perso gli equilibri e le distanze, trovando in Addae, Bifulco e Di Gennaro ostruzionismo tattico e tecnico più che un aiuto. Nemmeno la felice intuizione di Elia, abbassato come terzino, ha dato ragione al tecnico perché nella ripresa il 21 poteva essere alzato nella sua posizione naturale, magari con l’inserimento di Allievi in difesa; proprio nella retroguardia Fazio, che toglie e mette il vestito da centrale, ha lasciato campo libero a Sau mentre Troest e Mezavilla erano seduti in panchina.
Ancor più delle disamine tattiche e tecniche, opinabili in base alle proprie preferenze, della Juve Stabia colpiscono la grinta, ormai andata perduta, e la condizione fisica mai vista accettabile dopo il ritorno in campo. La squadra sembra giocare in preda alla paura, nonostante il suo tecnico dica spesso che le motivazioni contano più delle doti tecniche; le Vespe dovrebbero avere motivazioni da vendere in virtù di una salvezza che sta sfuggendo mano, eppure in campo si vede tutt’altro. Ugualmente problematico è l’aspetto fisico, con il terzo tracollo della ripresa in tre partite: evidentemente la gestione della forma durante il lockdown non ha tenuto conto di quanto sarebbe stata dura la ripresa. Capiamoci, nessuna squadra è al top della forma, ma nessuna è sulle gambe come la Juve Stabia vista nelle ultime gare.
Chiaro come il lungo stop abbia fermato la squadra in un ottimo momento, e di questo nulla è imputabile alla Juve Stabia; è altrettanto chiaro però come la pausa sia stata gestita male tra querelle societarie rumorosissime, allenamenti virtuali inefficaci ed eccessivo rilassamento.
Salerno tra pochi giorni sarà una delle ultime chiamate per non rende irreparabili i danni che la gestione delle ultime tre partite e dei mesi antecedenti hanno fatto su classifica, umore e condizione della Juve Stabia.