Dopo sei turni di campionato conditi da risultati più che positivi, la Juve Stabia si arrende al Perugia, rigenerato dalla cura Cosmi e sempre più lanciato verso posizioni di classifica che consentono di sognare la promozione diretta.
N
on inevitabile perché la squadra stabiese ha mostrato di potersela giocare con chiunque, ma comprensibile il passo falso di ieri. Assume quindi ancor più peso il pareggio acciuffato in extremis a Pisa, senza il quale i ragazzi di Caserta avrebbero dovuto fare i conti con due sconfitte consecutive.
L’amarezza per la battuta d’arresto, dovuta anche alle modalità che hanno portato alla sconfitta contro gli umbri, devono essere mitigate dalla consapevolezza della crescita della Juve Stabia, capace di giocare per tre quarti di gara alla pari contro una squadra costruita, e migliorata, per volare direttamente in Serie A. Il computo delle occasioni da rete potrebbe infatti far pensare ad un monologo del Perugia che, invece, in campo non si è visto se non negli ultimi venti minuti finali. E’ proprio l’ultima frazione di gara ad aver fatto arrabbiare Caserta, che non ha visto i suoi attaccare con la giusta lucidità per riprendere la gara, come invece fatto in Toscana dieci giorni fa.
In particolar modo nel primo tempo le Vespe hanno giocato con il pungiglione appuntito ed affilato, affacciandosi in continuazione dalle parti di Vicario. La sinergia tra Calò e Canotto ha mandato in tilt la retroguardia perugina, cui nel post gara Cosmi non ha risparmiato qualche appunto proprio con riferimento alle imboccate centrali di Canotto. Il 18, una manciata di secondi dopo aver trafitto Vicario, ha sprecato una palla gol probabilmente più semplice rispetto alla rete di poco prima, graziando il Perugia, sorpreso dalla reazione stabiese, e rimettendolo idealmente in partita. Scampato il pericolo, nella ripresa gli umbri hanno fatto valere la maggiore esperienza, centrando ancora dagli 11 metri la rete del sorpasso.
L’amarezza stabiese deve però avere uno spazio minimo e farsi da parte rispetto alla consapevolezza lasciata in eredità dalla gara di ieri. La Juve Stabia ha ormai una sua identità, che si esalta nelle sgroppate di Canotto, nei ricami di Calò, nella abnegazione di capitan Vitiello e, da ieri, nei voli miracolosi di Provedel. Puntando sulle sua armi migliori, inserite in un contesto collettivo ormai ben rodato, Caserta ed i suoi ragazzi sono in grado di “fare la guerra”, ovviamente sportiva, contro qualsiasi esercito che di qui in avanti avranno di fronte. Uno spirito ed una mentalità che sono presupposto imprescindibile per dare il meglio nel rush finale, ad oggi ancora a metà strada, verso la salvezza.
Il tutto senza dimenticare che ieri le Vespe hanno fatto a meno di elementi, a tutti gli effetti titolari come Troest, Calvano (in panchina ma ancora non pronto), Russo, Mastalli, Elia, Cissè e su Tonucci, entrato nella ripresa per l’acciaccato Allievi, a mezzo servizio. Quando la squadra avrà recuperato la piena salute, Caserta potrà scegliere con maggiore libertà le armi cui affidarsi di settimana in settimana.
Testa ora alla gara di Ascoli, senza lasciare che il colpo del Perugia lasci strascichi mentali ingiustificati e ripartendo dalla consapevolezza di essere una squadra solida e di qualità.