L
a consuetudine, dal punto di vista normativo, costituisce una fonte del diritto che nasce da un comportamento costante ed uniforme tale da convincere la collettività della doverosità o obbligatorietà di quel comportamento.
Senza scomodare ulteriormente nozioni giuridiche, possiamo dire che consuetudine del campionato della Juve Stabia, e quasi di ogni singola partita delle Vespe, sono gli episodi arbitrali dubbi che incidono sul risultato finale.
Sarebbe inutile guardare alle partite passate, in cui gli errori dei direttori di gara sono stati lampanti, quindi giusto segnalare quanto accaduto al De Simone di Siracusa. Due gli episodi che generano non le lamentele, quanto la perplessità della Juve Stabia, uno per tempo.
Il primo al 39esimo della prima frazione di gioco, con le Vespe che battono una punizione da posizione angolata. Cross al centro di Lisi, in piena area di rigore, con palla ribattuta dalla difesa aretusea. Nella concitata mischia Tomei respinge il pallone; nel seguente batti e ribatti appare abbastanza palese il tocco con la mano di un difensore siracusano. L’arbitro lascia però correre tra le lamentele dei gialloblù.
Replica, con dinamica diversa, ad inizio della ripresa. Questa volta è direttamente Lisi il protagonista. L’esterno romano è lanciato nell’area del Siracusa ma viene fermato in scivolata da Daffara, che allunga la palla verso Tomei. Nell’intervento difensivo, Lisi però viene travolto: chiaro il danno procurato al 23 stabiese ma nessuna sanzione da parte della terna arbitrale.
Due episodi che, in una gara così bloccata, se interpretati in un certo modo certamente sarebbero stati decisivi.
Meglio, a questo punto, concentrarsi sul bellissimo spettacolo offerto dalle tifoserie di Siracusa e Juve Stabia, e dal gemellaggio: consuetudine, unica piacevole, della giornata.