In Italia i contraccettivi sono ancora un lusso: gratis solo in quattro regioni, nonostante la legge
In Italia, in cui tutti i sistemi anticoncezionali sono ancora a pagamento andando ad incidere pesantemente sulle spese delle famiglie e dei cittadini, la contraccezione gratuita, che dovrebbe essere regolamentata a livello nazionale, dipende sempre più spesso dai singoli enti: Regioni, Asl, ospedali, operatori. Tutta questa confusione sulle responsabilità finisce per bloccare quasi del tutto l’accesso a questa possibilità.
In Italia, infatti, solo in quattro Regioni è possibile richiedere anticoncezionali gratuitamente: la prima è stata la Regione Puglia, che dieci anni fa ha avviato la distribuzione gratis di contraccettivi nei consultori a determinate categorie di persone, seguita da Emilia Romagna, Piemonte e e Lombardia, che di recente si sono mosse nella stessa direzione.
Eppure per legge la contraccezione in Italia dovrebbe già essere gratuita, come prevedono la norma sui consultori familiari del 1975 e quella sull’interruzione volontaria della gravidanza del 1978. A livello nazionale però la questione non è mai stata affrontata ed è stata delegata alle Regioni e nel concreto a volte addirittura alle singole Asl, o persino all’iniziativa dei consultori e degli ospedali. Così gli anticoncezionali gratis nelle strutture pubbliche si possono avere solo quando ci sono operatori intraprendenti, ginecologi e sanitari sensibili al problema, o amministratori lungimiranti.
L’articolo 4 della legge 405 del 1975 dice chiaramente che “l’onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell’ente o del servizio cui compete l’assistenza sanitaria” e che “le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano”. Una categoria che si allarga anche ai minori, per i quali è prevista la somministrazione all’articolo 2 della legge 194. Entrambe le leggi insomma si basano sull’idea e l’obiettivo che la contraccezione debba essere gratuita, così come l’accesso ai consultori. La realtà però in Italia a quarant’anni di distanza è molto diversa e sono pochi i consultori e le Asl che applicano la normativa.
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