I
l 2018 si apre all’insegna della tutela dei diritti. In Islanda, infatti, è entrata in vigore una nuova legge che impone la pari opportunità assoluta, soprattutto in tema di retribuzione a pari lavoro in aziende con più di 25 dipendenti. La legge – approvata nel marzo 2017 con consenso bipartisan tra il centrodestra allora al potere e i partiti allora all’opposizione – dimostra come l’Islanda sia uno dei pochi paesi al mondo veramente attento alla condizione della donna, al gender equality, alla protezione effettiva dei diritti delle donne e alla lotta a ogni discriminazione contro di loro.
LA PRIMA LEGGE PRO-GENDER EQUALITY
La legge – varata a marzo dall´Althingi (Parlamento) dove quasi il 50 per cento dei legislatori sono donne – segna un grosso passo in avanti nella lotta contro le disparità retributive ai danni delle donne. Sarà compito delle autorità effettuare controlli sistematici in ogni azienda e istituzione. E qualsiasi datore di lavoro sorpreso a non rispettare la parità, anche e soprattutto sul piano retributivo, sarà punito con pesanti multe. I controlli saranno affidati alla Lögreglan á Íslandi (polizia, a forte componente femminile) e alle autorità tributarie.
ISLANDA: IL PAESE CHE TUTELA (VERAMENTE) LE DONNE
Per l’Islanda non è la prima legge in difesa del gender equlity. La prima, passata nel 2000 e perfezionata nel 2008, è il cosiddetto act on equality and equal rights. La seconda è una legge che impone alle aziende di avere una quota rosa di almeno un 40 per cento di donne nei loro organi direttivi. La terza è quella sul congedo parentale pagato di nove mesi, risale al 2006. La quinta concerne il divieto della prostituzione e di spettacoli degradanti per la donna come lo spogliarello. In casi di violazione, non saranno le prostitute o le spogliarelliste a essere punite, bensì i datori di lavoro o sfruttatori. Le donne in questione vengono definite “vittime della legislazione”.
Lascia un commento