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Castellammare di Stabia

In ricordo di Nicholas

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24 anni fa Nicholas salvava sette vite

E

ra il 1994, era il mio compleanno e da diverso tempo partecipavo alle attività di un’associazione che per i miei coetanei sembrava strano che tra tante proprio quella.

L’associazione è l’Aido, l’Associazione Italiana Donatori Organi. Il tema mi aveva incuriosito e diedi la mia disponibilità come volontario. Quel giorno fu diverso dagli altri perché accesi la tv e appresi una triste notizia. Un bimbo di soli 7 anni si trovò nel posto sbagliato al momento sbagliato.

La notte del 29 settembre 1994 la famiglia americana dei Green, padre, madre e due figli, aveva deciso di trascorrere le vacanze in Italia e precisamente in Sicilia. Avevano preso a noleggio un’auto, una Autobianchi Y10 di colore bianco targata Roma. Erano partiti da San Francisco. Percorrevano la A3 Salerno – Reggio Calabria, nei pressi della città di Vibo Valentia, uscita di Serre, quando un’altra auto si affiancò e sparò, un furto degenerato. Nicholas, uno dei due figli che dormiva, venne raggiunto da uno dei colpi che si conficcò nella testa.

Un viaggio di vacanza, una soffiata per una rapina ad un gioielliere carico di gioielli per milioni di lire, ma sull’auto sbagliata. I medici tentarono di tutto ma dopo tre giorni Nicholas si spense nel centro neurochirurgico del Policlinico di Messina il 1° ottobre 1994.

Sugli autori dell’omicidio non dico nulla se non che i rapinatori incalliti diventati assassini furono arrestati in poco tempo. Nel 1998 in Cassazione l’esecutore materiale fu condannato all’ergastolo, oggi ai domiciliari è diventato collaboratore di giustizia, l’altro a venti anni, ancora oggi si rimpallano le responsabilità.

I genitori, Reginald e Margaret, quel giorno non ebbero dubbi. Morto Nicholas decisero di salvarne altri sette. Sì, dopo tre giorni di agonia donarono i suoi organi salvando sette vite. Nato a San Francisco il 9 settembre 1987, oggi avrebbe avuto 31 anni, Nicholas ha regalato la vita a sette italiani, di cui tre adolescenti e due adulti, mentre altri due riceventi riacquistarono la vista grazie al trapianto delle cornee.

I genitori furono ricevuti dal Presidente Scalfaro e dal sindaco di Roma Rutelli. Ricevettero per il loro gesto la medaglia d’oro al merito civile.

Il padre ha scritto due libri, ne fu tratto un film. ventidue parchi e giardini intitolati a Nicholas, un monumento, ventisei edifici pubblici, ventuno tra strade e piazze.

Nel 1996 i coniugi Green hanno avuto due gemelli, Martin e Laura. Oggi la famiglia, compresa la sorellina Eleanor che rimase illesa, ha creato la fondazione “The Nicholas Green Foundation”.

La donazione degli organi non era una prassi comune in Italia, lo ricordo bene, quanta fatica a parlarne. Il gesto dei genitori fece scalpore e fece da apripista, da quel giorno sono cambiate tante cose, aumentarono gli episodi di donazione d’organi in tutta Italia, ma non è bastato.

Alcuni mesi fa è arrivato un appello da parte del padre rivolto al Comitato di bioetica italiano. Reginald, oggi ottantunenne, ha scritto una lunga lettera, è la prima volta che parla di leggi di un paese che non è il suo, dice: “bisogna cambiare la legge sui trapianti, sbagliato impedire di incontrare chi ha donato e chi ha ricevuto una nuova vita. La privacy delle famiglie coinvolte in un trapianto sta nuocendo alla salute e alla felicità di famiglie che sono vulnerabili”.

Tanto è stato fatto ma ancora non basta. La legge in vigore in Italia sulla donazione degli organi, la n°91 del 1° aprile 1999, prevede l’anonimato: è vietato diffondere le generalità dei famigliari del donatore e quelle del ricevente.

Chi può decidere se è sbagliato o meno negare alle famiglie dei donatori e ai riceventi, sempre per chi lo desidera, l’opportunità di avere un contatto? Perché negare la possibilità dell’incontro se tutti sono d’accordo?

Vincenzo Vanacore

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