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Castellammare di Stabia

In attesa per la spartizione delle oltre 500 “poltrone” nazionali

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Rai, Anas, Cassa Depositi e Prestiti, Ferrovie e altre, tutte aziende direttamente oaziende, implicitamente controllate dalla Stato anche tramite i Ministeri (nelle Regioni tramite gli Assessorati). Sicché sono tutti in attesa che si proceda alle “nomine”, oltre 500 (e stiamo parlando delle nazionali perché poi ci sono anche quelle di cui si parla meno, regionali e comunali).

In tutto 518 persone, di cui 342 consiglieri e 176 sindaci. A fare i calcoli è il Gruppo CoMar (network della consulenza dedicato a rapporti media, relazioni istituzionali, comunicazione digitale, formazione, supporto alle vendite) che ha pubblicato la quarta edizione dell’analisi sul governo di tutte le Partecipate dello Stato.

Le rispettive assemblee di bilancio dovranno rinnovare 115 organi sociali, di cui 74 Consigli d’amministrazione e 41 collegi sindacali in 90 società del Ministero dell’Economia, guidato da Daniele Franco (banchiere), che andranno al rinnovo con le Assemblee di Bilancio previste nei prossimi mesi.

Delle 90 Società, 15 sono a controllo diretto, tra cui: Cassa Depositi e Prestiti, Eur, Ferrovie dello Stato, Gse – Gestore dei Servizi Energetici, Invimit, Rai, Sogei; come pure Banca Monte dei Paschi di Siena o Leonardo per i Collegi Sindacali. Gli incarichi totali da assegnare sono 91.

Queste 15 Partecipate dirette esprimono, complessivamente, un fatturato di 69,8 miliardi di euro, con 193.367 dipendenti, senza considerare i 448,7 miliardi di euro di attivo ed i 36,1 di patrimonio netto della sola Cdp (Cassa Depositi e Prestiti).

Sono 75 le società a controllo indiretto, attraverso Enel, Eni, Ferrovie (con Anas), Invitalia, Poste Italiane, tra le principali, qui le nomine previste sono 427.

In atto sui 518 componenti uscenti, le donne sono 162, pari al 31,3%. Le donne sono maggiormente presenti nelle controllate dirette del MEF-Ministero dell’Economia e delle Finanze (30 donne amministratrici su 91 amministratori totali – 33%) rispetto alle indirette (132 amministratrici su 427 amministratori totali – 30,9%) e nei Collegi sindacali (63 donne Sindaco su 176 Sindaci totali – 35,8%) rispetto ai CdA (99 donne Consigliere su 342 Consiglieri totali – 28,9%).

Il settore pubblico (Stato, Regioni, Enti locali, ecc.) ha ancora una presenza rilevante nell’economia italiana, con 6.130 imprese attive. Sono 40 le società controllate direttamente dallo Stato ad occupare gran parte di questo perimetro

CoMar ha riassunto che, considerando le sole 32 Società industriali e di servizi (escluse, quindi, banche e assicurazioni), il fatturato supera i 241,4 miliardi di euro, gli utili sono oltre i 26,8 miliardi, con 471.284 dipendenti; di queste, 12 sono quotate in Borsa (Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Leonardo, Italgas, Poste Italiane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicroelectronics, Terna), per una capitalizzazione che a febbraio 2021 di 167,3 miliardi, il 26,3% del valore complessivo; e 2 società hanno strumenti finanziari quotati (Ferrovie dello Stato e Rai).

L

’OPINIONE

Si potrebbe asserire che da decenni facciamo un moto di rivoluzione intorno al centro di massa “sistema Italia”.

Siamo palesemente come tornati ai tempi della cosiddetta Prima Repubblica (o forse sotto le vesti e la parrucca è sempre la stessa), quando, tutti apparentemente in pace armata, stavano assieme con i vari “compromessi” occasionali per “l’interesse della Nazione e del popolo”. C’era la Democrazia cristiana, il Partito socialista, Partito comunista, in ultimo Alleanza nazionale e poi miriade di piccoli partiti, tutti a declamare, allora (come oggi) che era tempo di svoltare, di cambiare, di rimboccarsi le maniche e altri analoghi slogan per i rispettivi seguiti di votanti.

Di fatto allora (come oggi) si diceva (anzi era risaputo sotto voce, tranne per chi da sempre non può e non vuole vedere), che i Parlamentari, regionali, nazionali ed europei, si facevano le proprie cose o quelle di appartenenza politica (se non anche mafiosa) e stavano in attesa della ulteriore (remunerata e soprattutto se a vita) poltrona, sedia o sgabello da ricevere in cambio della piaggeria al cancrenoso sistema italiano: Istituzionale, Giuridico, Burocratico, Sindacale, Associativo, Professionale.

Oggi quei partiti non è che siano scomparsi, si sono unicamente cambiati d’abito e nome, tanto è vero che, di tutta evidenza, l’Italia è solo peggiorata sotto ogni profilo specialmente socio-economico-finanziario, tranne nei media allineati o nei congressi, passerelle e similari.

Quei partiti di allora, oggi si chiamano: Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, Partito democratico, Movimento cinque stelle, Leu, Italia viva e tanti altri più piccoli.

Insomma nella sostanza non è cambiato alcunché e pertanto neanche la spartizione delle poltrone.

E come all’epoca, anche oggi, a parrocchetto si vende strategica retorica alle proprie pletore di elettori: molti mantenuti, tanti incrostati di nostalgie o ideologie e parecchi come appiattitisi.

L’assurdo, allora come oggi, è che ognuno contesta questo modo di fare politica ai cosiddetti avversari di altro colore, aggiungendo che si vuole cambiare ogni cosa, per poi invece finire tutti con il fare quello che si diceva volere combattere. Difatti non sarà un caso che perdurano in modo lampante i maneggiati meccanismi costituzionali.

Sicché i trasversali Parlamentari perpetuano nel raccontarci le loro fiabe, stare in televisione e ora sui social, attendendo il giusto “salario” per avere assentito e quindi avere garantito la continuità del deviato “sistema Italia” e per esso svendendosi il consenso dei propri buoi-elettori, come d’altra si fa tradizionalmente da decenni in questa ipocrita, teatrante e benaltrista Penisola.

Ah dimenticavo: prepariamoci pure alla crescita delle gabelle (anzi hanno già iniziato a crescere in periferia: ristoranti e pub chiusi, ma il 58% dei comuni aumenta la Tari). D’altra parte, i soliti buoi-contribuenti devono forzosamente continuare a pagare l’estorsione fiscale (il pizzo legalizzatosi) per mantenere tutti questi innumerevoli blasonati apparati e pletore di luminari.

Fino a che dura. Ma soprattutto: come se ne esce prima di qualche soglia di non ritorno per molti cittadini ?

Adduso Sebastiano

(tutte le altre informazioni regionali le trovi anche su Vivicentro – Redazione Sicilia)


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