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Ilva di Taranto, via libera del ministro Guidi alle manifestazioni di interesse (Domenico Palmiotti)

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ulla rampa di lancio la cessione dell’Ilva. Oggi il ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, ha firmato il decreto che autorizza l’esecuzione del programma di cessione dei complessi aziendali del gruppo siderurgico predisposto dai commissari straordinari Piero Gnudi, Corrado Carruba ed Enrico Laghi e che avrà una durata fino a 4 anni. Il ministro ha anche avviato le procedure per il trasferimento delle aziende. Domani, poi, sarà pubblicato sulla stampa nazionale ed internazionale – dovrebbe trattarsi di tre quotidiani italiani e due esteri – un invito a manifestare interesse all’operazione di trasferimento dei complessi dell’Ilva.

In pratica, i soggetti industriali dovranno dichiararsi ed uscire allo scoperto. Sono concessi 30 giorni di tempo. Successivamente partirà l’approfondimento delle singole proposte e dalle manifestazioni di interesse si passerà alla “due diligence” da parte delle società ammesse e alle offerte vincolanti. Le procedure di trasferimento dovranno chiudersi entro il 30 giugno prossimo così come prevede il decreto-legge approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 4 dicembre. Decreto che il 7 e 8 gennaio approderà nelle commissioni Ambiente e Attività produttive della Camera, riunite in seduta congiunta, per affrontare la conversione in legge (relatori i deputati Lorenzo Basso per le Attività produttive e Fritz Massa per l’Ambiente, entrambi del Pd). Dopo l’aula di Montecitorio, dove sarà discusso tra l’11 e il 12 gennaio, il decreto andrà all’esame del Senato.

 
 

È proprio questo decreto a mettere l’Ilva sul mercato fissando la data finale del 30 giugno e concedendo all’azienda un prestito di 300 milioni per gestire la fase di passaggio (soldi che dovrà restituire con gli interessi chi acquisirà l’azienda). Anche un precedente decreto, poi convertito a marzo nella legge 20, aveva stabilito che gli impianti dell’Ilva passassero dall’amministrazione straordinaria ad una newco costituita dal fondo di turnaround e dalla Cassa Depositi e Prestiti. Nei fatti, però, la newco, anche se più volte annunciata, non è stata mai costituita e quindi nessun passaggio di asset aziendali è avvenuto.

Il Governo già un anno fa, ad amministrazione straordinaria appena avviata, aveva tentato di cedere l’Ilva. In pole position erano la multinazionale Arcelor Mittal col gruppo italiano Marcegaglia ma l’operazione non andò in porto. Furono ritenute di ostacolo, dai potenziali acquirenti, le prescrizioni ambientali imposte dall’Aia nello stabilimento di Taranto, che soprattutto Arcelor Mittal giudicò onerose ed eccedenti rispetto alle norme europee, ma anche le troppe incertezze legate agli oneri dei risarcimenti ambientali e agli sviluppi delle inchieste della Magistratura di Taranto. E sei mesi prima dell’inizio del 2015 – si erano appena insediati all’Ilva i commissari Gnudi e Carrubba che avevano preso il posto di Enrico Bondi ed Edo Ronchi – sia i tecnici di Arcelor Mittal che quelli del gruppo indiano Jindal erano venuti a vedere l’acciaieria di Taranto e ad esaminare da vicino la situazione, conti compresi. Un anno e mezzo dopo la multinazionale Arcelor Mittal è ancora interessata all’Ilva e potrebbe far parte della nuova cordata insieme a Cdp e ad operatori italiani come Marcegaglia, Arvedi e Amenduni. Negli ultimi giorni, però, si è fatto anche il nome di un gruppo svizzero dove ci sarebbero manager che in passato hanno lavorato per l’Ilva sotto l’aspetto commerciale. Gruppo che viene ritenuto in grado di affrontare i significativi costi finanziari che l’approccio all’Ilva comporta.

*ilsole24ore

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