I dati Istat sulle retribuzioni contrattuali orarie: a dicembre invariate sul mese precedente e in crescita dell’1,3% sul 2014. Battuta la dinamica dei prezzi, che nel complesso dell’anno scorso erano saliti dello 0,1%
MILANO – A dicembre l’indice delle retribuzioni contrattuali orarie rimane invariato rispetto al mese precedente e aumenta dell’1,3% nei confronti di dicembre 2014, battendo così la dinamica dei prezzi, che sono rimasti invariati su novembre ma son cresciuti solo dello 0,1% annuo. Secondo i dati Istat, nella media del 2015 la retribuzione oraria è cresciuta dell’1,1% rispetto all’anno precedente. Anche in questo caso l’inflazione è nettamente attuta, se si considera che l’anno scorso ha rallentato per il terzo anno consecutivo, portandosi a +0,1% da +0,2% del 2014. L’inflazione di fondo, al netto degli alimentari freschi e dei prodotti energetici, si è confermata invece a +0,7%.
Quanto alle retribuzioni, l’Istituto di statistica spiega che a fine dicembre i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano il 60,9% degli occupati dipendenti e corrispondono al 58,0% del monte retributivo osservato.
Nei vari settori, le retribuzioni contrattuali orarie hanno segnato un incremento annuo dell’1,8% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che a dicembre presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: energia e petroli (4,4%); estrazioni minerali (4,2%); energia elettrica e gas (3,9%). Si registrano variazioni nulle nel settore delle telecomunicazioni, del credito e assicurazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Tra i contratti monitorati dall’indagine, nel mese di dicembre è stato recepito un nuovo accordo e uno è scaduto. Alla fine di dicembre la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 39,1% nel totale dell’economia e del 21,3% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 56,4 mesi per l’insieme dei dipendenti e di 35,0 mesi per quelli del settore privato.
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