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Castellammare di Stabia

I clan cercavano i voti per l’ex presidente della Regione Siciliana

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Nel processo di Rinvio a Catania all’ex presidente, un pentito dichiara “Cosa nostra infiltra i suoi uomini all’interno dei partiti e dei movimenti”.

Ricapitolando un po’ di fatti:

Angelo Salvatore Lombardo, nato a Grammichele – Catania, il 27 giugno 1960. Si è occupato per molti anni della segreteria politica del fratello Raffaele, Presidente della Regione Siciliana dal 2008 al 2012. La sua storia politica è legata alla storia della Democrazia Cristiana catanese. Nel 1990 è stato eletto consigliere comunale di Grammichele, un centro agricolo di rilievo nell’area del calatino. Passa dalla DC al CCD, poi all’UDC, infine al Movimento per le Autonomie. Nel 2006 è eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana dove ricopre la carica di Vice Presidente della Commissione Attività Produttive. Alle elezioni politiche del 2008 viene eletto alla Camera dei Deputati, nelle liste del MPA (Movimento Per le Autonomie) nella circoscrizione Sicilia 2. Alla Camera ha ricoperto la carica di Segretario di Presidenza ed è stato membro della Commissione Difesa. Nel 2010 viene indagato dalla Procura della Repubblica di Catania per concorso esterno in associazione mafiosa assieme al fratello Raffaele e numerosi amministratori locali, che si presume siano stati eletti tramite il sostegno della mafia.

Raffaele Lombardo, classe 1950, laureato in medicina e chirurgia e specializzato in psichiatria forense. Militante del Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana, ha occupato il ruolo di dirigente nazionale nel 1977. il 22 giugno 1986 viene eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana nel collegio di Catania per la DC.  Diviene, nell’agosto successivo, assessore regionale agli Enti Locali.  Fondatore e leader del Movimento Per le Autonomie (MPA), è stato presidente della provincia di Catania dal 2003 al 2008 e parlamentare europeo dal 1999 al 2008. È stato poi con la coalizione: PDL-Berlusconi, UDC, MPA ed in ultimo con FdI, API e PD, Presidente della Regione Siciliana dal 2008 al 2012. Nel frattempo alle elezioni politiche del 2006 si allea con la Lega Nord di Umberto Bossi, sancendo la nascita della lista il Patto per le Autonomie e si schiera con la Casa delle libertà di Silvio Berlusconi. Ottiene sei deputati e un senatore. Alle elezioni politiche del 2008 è ancora alleato del Popolo della Libertà-Berlusconi e ottiene otto deputati e due senatori, doppiando i voti ricevuti. Lombardo si dimette dalla Camera il 29 aprile 2008. Alle elezioni europee del 2009, il suo MPA si presenta alleato con La Destra di Francesco Storace, il Partito Pensionati di Carlo Fatuzzo e l’Alleanza di Centro di Francesco Pionati nella lista L’Autonomia, non raggiungendo tuttavia il quorum del 4%. Poi un pentito lo accusa di avere avuto voti dalla mafia, fatto che insieme ad intercettazioni telefoniche ed ambientali che documentano contatti con il boss di Cosa Nostra Vincenzo Aiello, obbligano Raffaele Lombardo a dimettersi nel 2012 dalla presidenza della Regione Siciliana.

Il 19 febbraio 2014 nel rito abbreviato, il Gup Marina Rizza aveva condannato l’ex presidente della Regione Siciliana Raffaele a sei anni e otto mesi per concorso esterno in associazione mafiosa.

Il 31 marzo 2017 la Corte d’Appello di Catania lo aveva invece assolto dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e lo aveva condannato, con pena sospesa, a due anni per corruzione elettorale aggravata da metodo mafioso senza intimidazione e violenza.

Il 3 luglio 2018 la Seconda sezione penale della Cassazione ha annullato il pronunciamento emesso nel 2017 dalla Corte di Appello di Catania che aveva assolto l’ex governatore siciliano dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa rinviando il giudizio alla Corte di Appello di Catania.

E siamo ad oggi, dove al processo di Rinvio in Appello a Catania, il cui collegio è presieduto da dalla Giudice Tiziana Carrubba, erano collegati in videoconferenza dai siti riservati i collaboratori giustizia che hanno risposto alle domande dei Pm Agata Santonocito e Sabrina Gambino.

Il primo è Giuseppe Scollo, del clan santapaola e che operava col gruppo di Lineri, proveniente dalla diaspora dei malpassoti – ovvero di tutti quelli che transitarono in altre famiglie dopo il pentimento del patriarca Giuseppe Pulvirenti “u malpassotu”- Scollo riferisce in udienza di essere stato contattato  da Vincenzo Sapia, anch’egli appartenente al clan Santapaola-Ercolano, per cercare voti  a Raffaele Lombardo, il quale – nelle parole del collaboratore – “si diceva essere vicino alla famiglia Santapaola”.

Il secondo è Fabrizio Nizza di Librino racconta di quanto gli diceva il fratello Daniele, ritenuto dagli inquirenti il reggente all’epoca della famiglia egemone nel traffico di stupefacenti a Librino. Un fiorente mercato che consentiva anche di effettuare investimenti, come nel caso dell’utilizzo dei proventi dell’attività di spaccio a fini politici: “Compravamo i voti con la marijuana – afferma Nizza in udienza – questo a Librino, in altri quartieri venivano dati direttamente soldi o spesa dei supermercati della famiglia nella zona degli Angeli Custodi. Tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008, presumibilmente a Marzo, Fabrizio ricorda un episodio: “Mio fratello Daniele mi disse si doveva votare Angelo Lombardo per il partito di Raffaele – dichiara – in un’altra occasione mio fratello Giovanni stava raccontando a Daniele di un cugino di Lombardo che diceva essere dei caccagnusi, una storia che secondo mio fratello Daniele non poteva essere visto che Lombardo era nelle mani di Enzo Aiello”. “Che significa ‘nelle mani’ – chiede l’accusa – Sig. Nizza?”, “Che gli gestiva gli appalti”, risponde.

La terza è Palma Biondi, collaboratrice di giustizia e moglie di Eugenio Sturiale. Molto vicina a Santina Rapisarda moglie dello “zio Nino Santapaola, fratello di Nitto”, accompagnava spesso il marito alle riunioni: “Sentivo parlare dei Lombardo solo per il ruolo che ricoprivano, per quello che ne so io – afferma – erano appoggiati dai Santapaola”. “Fu Santo Russo, nell’estate del 2008, a raccontarmi dell’episodio del pestaggio subito da Angelo Lombardo. Russo era uno che ammirava il nostro ambiente e chiese a mio marito di fargli da padrino di cresima. Era inoltre molto legato a Santo Castiglione che in un determinato momento aveva tante deleghe assessorialia, io e mio marito incontrammo Castiglione in una legatoria di via Ventimiglia”.

Il quarto e ultimo è Francesco Campanella, collaboratore ed ex esponente della famiglia di Villabate: “Io fui reclutato proprio perché ero un politico, Cosa nostra infiltra i suoi uomini all’interno dei partiti e dei movimenti per guidare e influenzare le decisioni e le strategie elettorali dall’interno – afferma Campanella – io mi interessai per far incontrare Paolo Marussig con Raffaele Lombardo che conoscevo da tempo per militanza politica, l’imprenditore cercava di trovare sponsor politici capaci di neutralizzare quelli dei suoi competitor negli affari dei centri commerciali. Lo accompagnai a Catania ma non ricordo i dettagli dell’incontro”. Alla domanda dei pm su Mario Ciancio Sanfilippo afferma: “Questo nome non mi dice nulla”.

Il processo riprenderà il 19 aprile 2020 e sarà ascoltato Rosario Di Dio boss di Palagonia, principale accusatore di Raffaele Lombardo.

L’opinione.

Le dichiarazioni, sopra segnate in rosso, dei collaboratori di giustizia sono tanto sconvolgenti quanto eloquenti. In Sicilia, ma come ormai in tutta Italia e forse in Europa “Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo” (Paolo Borsellino Magistrato ucciso dalla mafia insieme alla sua scorta il 17 luglio 1992). Sono passati decenni da quel tragico anno 1992 (nel quale il 18 maggio era stato anche ucciso il Magistrato Giovanni Falcone insieme alla moglie Francesca Morvillo e ai tre uomini della sua scorta) e risaputamente è cambiato poco in politica, nelle istituzioni, burocrazia e nella società. Come se ne esce ?

a href="https://vivicentro.it/author/sebaddu/">Adduso Sebastiano

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