Guelfi e ghibellini nel Novarese: si sa quant’è difficile sanare questo tipo di frattura. I due Comuni protagonisti di questa vicenda, Fontaneto d’Agogna (ghibellina) e Cureggio (guelfa), hanno rotto i rapporti nel 1312, quando i fontanetesi distrussero Cureggio. Conflitto ancora aperto – almeno in teoria – perché nessuno aveva mai firmato la pace finché Angelo Barbaglia, sindaco di Cureggio appassionato di storia, non ha rispolverato gli annali e chiesto i danni a Fontanteto. Ottenendo una proposta di pace: sette secoli dopo.
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ace fatta dopo sette secoli tra guelfi e ghibellini
Il turismo unisce Cureggio e Fontaneto, nel Novarese
Guelfi e ghibellini si guardano ancora in cagnesco, ma forse è venuto il tempo di seppellire le antiche rivalità e siglare almeno un armistizio.
Cureggio e Fontaneto sono due comuni del Novarese: duemila abitanti ciascuno, pianura al confine con la collina, e nessun asso da giocare sul tavolo del turismo. Così Angelo Barbaglia, sindaco di Cureggio, appassionato di storia locale, scopre che tra il suo paese e quello vicino c’è una ruggine vecchia di sette secoli: nel 1312 i fontanetesi avevano distrutto l’abitato di Cureggio, e quel conflitto è ancora aperto, perché mai nessuno l’ha ricucito con un trattato. Scopre anche che Cureggio ha un battistero romanico fra i più belli del Piemonte, salvato dal saccheggio, ed una torre medioevale, superstite anche lei, che attende solo di essere valorizzata.
«La torre diventerà il centro di studi e documentazione medioevale del Novarese, il battistero meta di visite guidate», dice il sindaco, che per realizzare il progetto ha già ottenuto dalla Fondazione Cariplo un contributo di 100 mila euro. Ma Barbaglia punta più in alto: «Bisogna riscoprire la storia di questi Comuni e costruire un percorso destinato al turista che qui, nella torre, potrà trovare documentazione, foto, tutto quello che è disponibile sul Medioevo Novarese».
La guerra. E’ il 1311, il periodo della Novara ghibellina che vuole eliminare le ultime roccaforti guelfe del territorio per ampliare i domini. Fontaneto è fieramente ghibellina, come Borgomanero: in mezzo, stretta a tenaglia, c’è Cureggio, ultimo avamposto guelfo. Cureggio all’epoca era la «Curia regia», importante per la posizione e l’economia; nell’inverno del 1311 Calcino Tornielli l’assedia, ma in aiuto dei cureggesi arrivano 10 mila valsesiani, guelfi anche loro, che temevano che dopo la caduta di Cureggio sarebbe stata la volta della Valsesia. Il paese si salva, ma la disfatta è solo rimandata. L’anno dopo all’assedio di Cureggio arriva Galeazzo Visconti, che attacca dal castello di Fontaneto e distrugge il paese: si prende anche gli ornamenti antichi, le lastre corinzie e le epigrafi di pregio e le fa trasportare nel castello vicino.
Sette secoli dopo il conflitto è ancora formalmente aperto: «E’ venuto il momento – commenta il sindaco di Fontaneto, Maria Antonia Platini – di firmare la pace, magari accompagnata da una bella manifestazione». Proposta accolta da Cureggio che prima, però, per fare le cose bene, invia la richiesta dei danni di guerra; come farà Fontaneto a soddisfarli? Decuplicare l’Imu, creare una tassa ad hoc, chiedere ai fontanetesi di lavorare gratis a Cureggio tre settimane di lavori socialmente utili all’anno? Proposte impraticabili, che farebbero ripartire all’attacco i ghibellini.
«Meglio organizzare insieme una serie di iniziative – dicono i due sindaci – e creare questo circuito di turismo culturale. Ma prima si dovrà siglare il trattato di pace: tra i due paesi c’è un torrente, nella frazione Balchi, che fa da confine; potremmo siglare lì il documento, con tanto di armigeri in costume medioevale al fianco». E una sagra, naturalmente medioevale, per brindare alla pace.
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