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Castellammare di Stabia

Governo: cresce lo scontro. Elezioni non più tabù. Identificate 3 finestre

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I titoli delle Prime Pagine dei quotidiani oggi in edicola puntano tutti sulla guerra in atto tra Salvini e Di Maio con il primo che accelera sulla verifica e chiede dei sì immediati a Conte e M5s ed il secondo, accerchiato anche in casa che reagisce e, a sua volta, alza la voce accelerando così la frana in caduta sul Governo trascinando con se il tabù di nuove elezioni.

I

parlamentari leghisti che in queste ore hanno parlato con Matteo Salvini riferiscono che, in sostanza, uno dei messaggi che il leader manda dopo la vittoria alle europee è: «Prendete una foto di Renzi e ricordate sempre cosa è successo a lui dopo il 40%. Ora tutti al lavoro».

Di fatto, Salvini è consapevole che il consenso al 34% raggiunto gli dà grande forza, ma anche una grande responsabilità per cui spinge subito sull’acceleratore per approfittare dello sbandamento di Luigi Di Maio e capitalizzare il risultato. Per questo ha fatto circolare, ieri pomeriggio il testo «definitivo» del dl sicurezza bis, tornando a chiedere che «venga esaminato nel prossimo Consiglio dei Ministri» nella «convinzione» che «siano stati soddisfatti tutti gli interrogativi tecnici».

Ma non solo: sempre ieri, in una diretta Facebook, ha anche anticipato i contorni della proposta di flat tax messa a punto dagli economisti del Carroccio.

«Con 30 miliardi di euro – dice – si fa la riduzione fiscale, la tassa piatta sui redditi delle imprese e delle famiglie almeno fino a 50mila euro» e poi aggiunge anche che pure gli altri dossier cari ai leghisti, Autonomia e Tav, «sono pronti».

Ed è proprio sulla Tav che subito rotola sul tavolo un primo macigno visto che la Lega ha confermato, contrariamente a quanto chiedevano i pentastellati, il suo emendamento al decreto sblocca-cantieri, adesso in Aula al Senato, e per la TAV annota che, praticamente, la tornata elettorale avutasi a Torino può considerarsi anche come un referendum sulla stessa per cui: va fatta senza discutere.

In questo clima domani, giovedì 30 maggio, si prospetta una giornata estremamente complessa e potenzialmente «esplosiva» per l’esecutivo visto che incombe anche il caso Rixi.

Se fosse condannato, Salvini è determinato a evitare un nuovo caso di Armando Siri, dimesso dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e, nel merito, ha lasciato al capogruppo della Lega al Senato Massimiliano Romeo, il compito di mettere i puntini sulle i e ribadire che:

«Ci auguriamo qualcosa di positivo, dovesse arrivare qualcosa di diverso abbiamo già detto che Rixi sta al suo posto. La Lega ha deciso».

Questa la situazione ad ora per cui, chiedersi se saranno solo i soliti tuoni e fulmini prima di una tempesta che mai giunge o se questa volta arriverà, non è domanda peregrina.

Nel merito, comunque, qualcosa in più si comincerà a comprendere già dalle mosse di oggi visto che “dovrebbe” essere una giornata densa di riunioni già fissate per il pomeriggio ed in serata tra i co-governanti.

Al momento i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio assicurano di voler proseguire con l’esperienza del governo Conte ma, se ci fosse una crisi e non si riuscisse a trovare una maggioranza alternativa , sarebbe inevitabile sciogliere le Camere e andare a elezioni anticipate.

Questa ipotesi, non più blasfema, ha fatto iniziare già i calcoli per individuare le possibili finestre elettorali che sembrano essere tre.

Considerando che le camere vengono sciolte da un decreto del Presidente della Repubblica, che poi firma il decreto con cui il presidente del Consiglio indice le elezioni in un arco di tempo compreso tra i 45 e i 70 giorni dallo scioglimento delle Camere, ecco quali sono.

I tempi, e le tre ipotesi possibili in caso di crisi

Dalla data del voto devono passare non più di 20 giorni per la convocazione della prima seduta delle Camere durante la quale si avvia l’iter per l’elezione dei due presidenti, passaggio indispensabile per poter convocare le consultazioni da parte del presidente della Repubblica e formare quindi il nuovo governo.

Prima della pausa estiva
Se la situazione precipitasse in pochi giorni, già ai primi di giugno si dovrebbero convocare le consultazioni per verificare se esiste una maggioranza alternativa, se si procedesse a sciogliere le Camere entro metà giugno, si potrebbe votare il 18 o il 25 agosto.

Nulla lo vieta, ma non è mai successo nella storia della Repubblica. Inoltre, se si dovesse andare a elezioni, l’Italia manderebbe un premier di un governo dimissionario alle trattative sulla scelta dei prossimi vertici dell’Unione europea.

Dopo la pausa estiva
Se una eventuale crisi di governo si verificasse dalla fine di giugno in poi, una volta svolte le consultazioni e sciolte le Camere, si voterebbe invece dopo l’estate. Se le elezioni avvenissero entro il 22 settembre, ci sarebbe tempo, seppure in modo assai rapido, di insediare il nuovo governo in grado di varare la manovra 2020 entro le date previste del 15 e 20 ottobre. Altrimenti si dovrebbe chiedere uno slittamento del termine.

Nell’inverno 2020
Se il governo Conte superasse l’attuale momento di frizione tra Lega e M5s e procedesse con la sua attività nei prossimi mesi, si supererebbe l’estate. Se poi una crisi avvenisse in autunno, solitamente per senso di responsabilità si evita di votare durante la sessione di Bilancio, cioè finché la manovra non viene approvata dalle Camere e questo avviene entro il 31 dicembre.

 

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