Un rapporto dell’Ocse dice che parte degli studenti italiani non sanno distinguere l’opinione dai fatti. Abbiamo sentito una studiosa di psiche.
Una indagine del Ocse-Pisa (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) sulle competenze in lettura, matematica e scienze di 600 mila quindicenni di tutto il mondo, ha evidenziato che gli studenti italiani di 15 anni hanno competenze scientifiche e di lettura inferiori a quelle che avevano i loro coetanei dieci anni fa. Soprattutto per quanto riguarda le scienze il risultato medio è “significativamente inferiore” alla media Ocse.
Gli studenti italiani in lettura ottengono un punteggio di 476, inferiore alla media OCSE (487), collocandosi tra il 23esimo e il 29esimo posto tra i paesi OCSE. Il punteggio non si differenzia da quello di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele. Le province cinesi di Beijing, Shanghai, Jiangsu, Zhejiang e Singapore ottengono un punteggio medio superiore a quello di tutti i paesi che hanno partecipato a PISA.
In Italia i divari territoriali sono molto ampi e si conferma il divario Nord-Sud: gli studenti delle aree del Nord in lettura ottengono i risultati migliori (Nord Ovest 498 e Nord Est 501), mentre i loro coetanei delle aree del Sud sono quelli che presentano le maggiori difficoltà (Sud 453 e Sud Isole 439). I quindicenni del Centro conseguono un punteggio medio di 484, superiore a quello degli studenti del Sud e Sud Isole, inferiore a quello dei ragazzi del Nord Est, ma non diverso da quello dei quindicenni del Nord Ovest. Forti anche le differenze anche fra tipologie di scuola frequentate dagli studenti: i ragazzi dei Licei ottengono i risultati migliori (521), seguono quelli degli Istituti tecnici (458) e, infine, quelli degli Istituti professionali (395) e della Formazione professionale (404). Queste ultime due tipologie di istruzione presentano punteggi in lettura che non si differenziano tra loro.
Gli studenti del Nord e del Centro in misura maggiore dei loro coetanei del Sud dimostrano di saper risolvere compiti più complessi, mentre le aree del Sud si caratterizzano per una presenza maggiore di studenti low performer. Divari ancora più ampi si osservano tra le diverse tipologie di istruzione. Nei Licei troviamo la percentuale più elevata di studenti top performer (9%) e, al tempo stesso, quella più bassa di low performer (8%). Negli Istituti tecnici la percentuale di top performer scende al 2%, mentre il 27% degli studenti non raggiunge il livello 2; livello non raggiunto da almeno il 50% degli studenti degli Istituti professionali e della Formazione professionale.
Sulla questione abbiamo sentito una dottoressa che si occupa dello studio della psiche, ma che non ha voluto essere citata.
“Il trend di tacciare la gioventù di immaturità e ignoranza è molto più vecchio di quanto si possa pensare. In un articolo sul sito Loescher sono state raccolte alcune antiche citazioni riguardo questo fenomeno. Ne ripropongo due: «Non c’è più alcuna speranza per l’avvenire del nostro paese se la gioventù di oggi prenderà il potere domani poiché questa gioventù è insopportabile, senza ritegno, spaventosa» (Esiodo, 720 a.C.); «Questa gioventù è marcia nel profondo del cuore. I giovani sono maligni e pigri. Non saranno mai come la gioventù di una volta. Quelli di oggi non saranno capaci di mantenere la nostra cultura» (Antica Babilonia, 3000 a.C.). Dà da pensare il fatto che non sia cambiato granché e che, a tutt’oggi, i mass media, le cosiddette testate giornalistiche e il sentire comune in generale imputino la responsabilità di molte cose ai giovani, che non sono alto che persone in formazione che stanno ancora esplorando la vita. Ci si dimentica che giovani si è stati tutti, anzi, forse è proprio per questo che si tende a tacciarli di colpe che non hanno, spinti da un po’ d’invidia verso la loro esistenza ancora florida e dal volersi dare importanza in veste di “mentori” vissuti e maturi (ma non abbastanza da trattare i propri, a maggior ragione se più piccoli, con rispetto).
Purtroppo, infangare le nuove generazioni con scherno e derisione (di recente mi è capitato di leggere un articolo su un noto Giornale nazionale che riportava le statistiche delle Prove Invalsi con tanto di immagini di asini) non fa altro che promuovere il distacco tra i giovani e coloro che dovrebbero guidarli, alimentando il senso di alienazione che spesso gli adolescenti vivono, sia nei confronti delle figure adulte di riferimento, sia degli insegnanti, spesso persone altrettanto frustrate che se la prendono con loro. Se non si riesce a fare autocritica in tal senso e rendersi conto che non si diventa più importanti facendo “i grossi” con dei ragazzini, bensì si contribuisce al loro benessere ascoltandoli e guidandoli attivamente con empatia e competenza, non si ha diritto di lamentarsi per una società che, probabilmente, si sta contribuendo in prima persona ad avvelenare”.
Circa due anni addietro da queste pagine si scriveva un articolo “La colpa non può essere solo dei giovani”. Ne sono seguiti diversi sull’analoga scia.
L’opinione.
L
a parola “Invalsi” è un acronimo che significa: Istituto Nazionale per la Valutazione del Sistema dell’Istruzione. Le prove invalsi sono state introdotte con la legge n. 276 del 25 ottobre 2007 e si dividono in varie verifiche. Queste prove erano state introdotte inizialmente per valutare l’apprendimento degli scolari della seconda e quinta elementare e per i ragazzi di prima e terza media. Poi sono state estese. Suggeriamo da queste pagine di applicare questi “invalsi”, con urgenza e cadenza decennale ma in maniera oggettiva, seria, onesta, efficace e trasparenti (figurarsi in Italia), anche a tutto il sistema pubblico-politico-giuridico-burocratico-professionale italiano, nessuno esente, dallo scranno più alto all’ultimo sgabello, aggiungendo pure un test psicologico. Il risultato sarebbe di certo ben più evidente di quello dei nostri studenti che non sanno distinguere l’opinione dai fatti. A proposito, prima del test agli adulti, fate preventivamente a molti anche un periodo di disintossicazione da sostanze varie, ammesso che siano più recuperabili quanto meno interiormente.
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