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Castellammare di Stabia

I giovani padrini della camorra 2.0: social usati come un’arma

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on basta sparare, non basta uccidere, non basta comandare per strada, nel rione. Non basta. Serve un pubblico più ampio, una platea accesa giorno e notte. In una società in cui la vita viaggia su uno smartphone anche la camorra cerca i like e le condivisioni e inventa emoticon, status, datori di lavoro, identità.

Il viaggio nella “camorra social” è una discesa lenta in un inferno in cui realtà e fantasia si confondono, e i modelli da seguire passano con la velocità di un post da Totò Riina a Fidel Castro e Che Guevara. Una generazione di 20enni, che scrive: “Ho tutta la vecchiaia per essere sereno e la morte per riposarmi, ora vivo pericolosamente” (smile con occhiali da sole-bomba a mano-pistola).

Minacce, citazioni e errori di grammatica: ecco la pagina Facebook di Mallo e degli altri aspiranti boss

Avvertimenti Walter Mallo su FB

Una generazione che nella vita fa la “ricotta”, cioè che non fa nulla e usa uno slang tra napoletano e inglese con frasi tipo ”Me fort o broo my- emoticon a cuore”, che si traduce più o meno così: “Sei forte fratello mio, ti voglio bene”. Profili di ragazzi che scrivono: “La strada e lunga e tortuosa … siamo mine vaganti senza freni”, proprio come l’ultimo caso: il boss Walter Mallo. Mallo, 26 anni e una lacrima tatuata sotto l’occhio sinistro, ha due profili Facebook. Uno più romantico, per la fidanzata/e in cui dice che “dopo un adolescenza (scritto senza apostrofo ndr) vissuta per strada, un periodo passato in carcere è arrivato il momento di crearmi una famiglia voglio un figlio lo desidero”.

E un profilo (abbastanza recente) per i “fratelli”, in cui si scaglia contro gli “infami” e le “calugne” scritte dai giornali. Le foto sono quasi sempre primi piani e frasi di autoesaltazione: “Il destino non ha potuto fare altro che abbassarsi ai miei piedi cio che voglio lo riaggiungo” (testuale ndr). Tra i commenti: “Fratm sei il numer 1” e poi una pioggia di emoticon a forma di bomba o di pistola. “Pentimento”, “infami”, “disonore” sono parole ricorrenti. Mallo aspetta che “passi la tempesta” e ricorda ”La pazienza ha più potere della forza”. Di sé scrive: “Vengo dalla vecchia guardia quella fatta da uomini con valori nascosti, la loro umilta mi e stata trasmessa e la portero avanti sempre … il sangue onorato vincerà”(quasi mai le parole sono accentate). Tra i commenti c’è tutto un proliferare di “sei la mia carne”, “sei la mia vita”, “Sei il mio sangue” e giù baci e cuori, anche tra uomini, per sottolineare (nel linguaggio di Facebook) il “legame di sangue”.

E sul profilo di “WalterEmanara” scrive anche Luca Ciotola, il pregiudicato ucciso ieri, in casa sua – dove era ai domiciliari – a Fuorigrotta (linkando sul suo nome appare il suo ultimo post è una foto di una farfallina con la scritta: “Buone notizie”, poche ore prima di essere ucciso), che rivolgendosi a Mallo scrive: “Sei una bella persona, porti luce non porti ombra”.

Il 4 febbraio scorso, il giorno dell’omicidio a Miano di Giuseppe Calise, ritenuto un suo uomo, Mallo su Facebook attacca gli “infami di merda” e i “giornalisti falliti”. “Fratello mio, un’anima buona come la tua non meritava questo. Avrai potuto fare tutti gli sbagli che diranno ma sono stati infami e la pagheranno”, la promessa.

Il boss 2.0 sul suo profilo cita dal re Salomone che schiavizzava i traditori a Fidel Castro ( “O patria o morte”) o Che Guevara(“Hasta la victoria, siempre”) . Scrive che oltre ad aver studiato all’università Federico II attualmente vive a New York, creandosi un’identità virtuale, tra realtà e fantasia, tra bisogni e desideri. Mallo posta uomini incappucciati e armati e una sua foto a metà con quello che dovrebbe essere il padre Giovanni (boss ucciso negli anni ‘90) e la scritta: “Il meglio di me”. Un eroe nero, che vive ”in un era (senza apostrofo ndr) nella quale gli interessi prevaricano i sentimenti, gente che si reputa onorata e lega in stretto contatto con gente disonorata, noi sempre a testa alta”, e ancora : “Questa è la nuova era le nuove leve con il codice della vecchia guardia w.m”.

Un eroe di una generazione perduta, anche in rete.E il caso di Mallo non è il primo. Anche Giovanni Tabasco, accusato dell’omicidio di Vincenzo Amendola (il ragazzo trovato sepolto a San Giovanni a Teduccio, lo scorso febbraio) sul suo profilo scriveva frasi da duro come “Ottengo sempre ciò che voglio” o “Niente è proibito”. Andrea Saraiello, di Secondigliano, ucciso a 26 anni nel settembre 2015, aveva un profilo con un nome inglese e la sua foto mentre si puntava alla tempia una pistola d’oro e la scritta: “Rispetto chi mi odia, non chi finge di amarmi”. Per finire ai ”Barbutos” di Forcella che avevano postato su Facebook il bacio in bocca tra affiliati per giurarsi eterno silenzio.

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