In breve: Per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pericoli che minacciano questo scrigno, tra cui lo sviluppo economico insostenibile e le micro plastiche, si celebra l’8 luglio la Giornata internazionale del Mar Mediterraneo sperando che, alla fine, non debba diventare del Mediplasticae VIDEO
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Giornata internazionale del Mediterraneo, uno scrigno minacciato da un mare di plastica: 8 Luglio VIDEO
L’8 luglio si celebra la giornata internazionale del Mediterraneo, un’occasione per aumentare la consapevolezza sui pericoli che minacciano il “Mare Nostrum” e per ricordare alcune riflessioni di Papa Francesco sull’importanza della salvaguardia ambientale marina
Il Mediterraneo, che letteralmente significa “in mezzo alle terre”, è un tesoro della biodiversità marina che rischia seriamente la sua vita ed anche il nome che, più propriamente, potrebbe essere cambiato in Mediplasticae.
Spot da articolo del 29 maggio 2019, ma tutto sembra peggiorare
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Pur occupando solo una superficie pari a circa l’1% di tutti gli oceani, ospita oltre 12 mila specie marine.
La salute del “Mare Nostrum”, dove molte persone hanno perso la vita nel tentativo di fuggire da guerre e povertà, è sempre più precaria: la quantità di plastica è destinata a crescere ogni anno del 4%.
Altre criticità sono legate ai cambiamenti climatici.
Secondo la Fao, l’area marina che comprende il Mediterraneo e il Mar Nero è quella soggetta a maggiore sfruttamento ittico.
Il “Mare Nostrum”, in particolare, è attualmente il tratto marino più sovrasfruttato del mondo, con oltre il 90% di stock pescati oltre quello che è considerato il livello sostenibile.
Nel Mediterraneo le specie più importanti sono sfruttate, a livello commerciale, 10 volte di più rispetto a quanto consigliato dagli scienziati.
Un mare da salvare
Il Papa ha compiuto l’8 luglio del 2013 il suo primo viaggio fuori dal Vaticano a Lampedusa, l’isola simbolo della sofferenza di tanti migranti nel Mediterraneo.
Francesco ha più volte ricordato il dramma di migliaia di persone morte in questo specchio di mare, che è diventato – come ha ricordato lo stesso Pontefice – “il cimitero più grande dell’Europa”.
Durante il Pontificato, il Papa ha anche ricordato i danni arrecati alla nostra Casa comune, tra cui quelli causati dalla plastica. Nell’enciclica Laudato si’ Francesco sottolinea che “l’educazione alla responsabilità ambientale può incoraggiare vari comportamenti che hanno un’incidenza diretta e importante nella cura per l’ambiente”.
L’emergenza climatica minaccia gravemente la natura e la vita.
Il Papa lo ribadisce nel messaggio per la celebrazione della Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato del primo settembre del 2019.
“Lo scioglimento dei ghiacciai, la scarsità d’acqua, l’incuria dei bacini idrici e la considerevole presenza di plastica e microplastica negli oceani – scrive Francesco – sono fatti altrettanto preoccupanti, che confermano l’urgenza di interventi non più rimandabili”.
Il Golfo di Taranto e i suoi speciali “abitanti”
Il mare è una risorsa da tutelare anche attraverso lo studio delle specie marine che lo popolano.
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Nel Golfo di Taranto, da una decina di anni, viene condotta in particolare un’opera di studio dei cetacei.
Quanti sanno che il Golfo di Taranto è popolato da delfini e capodogli? Probabilmente nemmeno i tarantini.
La Jonian Dolphin Conservation è un’organizzazione no profit che ha lo scopo di monitorare la presenza di questi animali, grazie a un bando della Fondazione con il Sud.
Il presidente Carmelo Fanizza sottolinea che la presenza dei cetacei in queste acque è una presenza estremamente positiva.
La biologa Cristiana De Leonardis sottolinea che riempie il cuore di gioia vedere questi animali in mare.
Il Mediterraneo tra pagine e titoli di giornali
Il 16 febbraio 1976 veniva firmata la convenzione di Barcellona per la protezione del Mar Mediterraneo.
Già all’epoca si parlava del rischio di morte biologica che minacciava il “Mare Nostrum”. Qualche giorno dopo quella storica firma il quotidiano francese “Le Monde” titolava “Al capezzale del Mediterraneo”.
Lo stesso titolo viene ripreso 4 anni più tardi dalla “La Stampa”, quando si parla della Convenzione di Atene:
“Le nazioni che dovranno compiere il maggiore sforzo – si legge – sono la Spagna, la Francia e l’Italia”.
“Forse tra 15 anni avremo di nuovo le acque pulite”.
Profezia sbagliata da parte del quotidiano torinese “La Stampa”.
Nel 1995 un articolo pubblicato su Repubblica titola “Un Summit per la salvezza del Mediterraneo”: “La nuova Convenzione – scrive “La Repubblica” – parte dal presupposto che l’80% dell’inquinamento marino è di origine terrestre”.
Si arriva ai giorni nostri.
Le cronache internazionali ruotano sempre intorno allo stesso argomento:
“La plastica invade il Mediterraneo – scrive il giornale spagnolo “El Pais” nel 2017 – Il mare ha la stessa densità di detriti plastici dell’Oceano Pacifico”.
Al problema dell’inquinamento, poi, si aggiunge quello del riscaldamento delle acque.
“Mediterraneo bollente – segnala il “Corriere della Sera” solo pochi giorni fa – il mare è colpito da un’ondata di calore che ha innalzato la temperatura della superficie di circa 4 gradi rispetto alla media”.
E allora? Che si fa? Magari oggi che ricorre la Giornata Internazionale del Mediterraneo potrebbe essere la giornata giusta per pensarci seriamente. Facciamolo!