Missione Marte riuscita o fallita? A tarda notte il nodo era ancora da sciogliere: la sonda dell’Agenzia spaziale europea “Schiaparelli” dovrebbe aver completato l’ammartaggio sul Pianeta Rosso, ma il suo segnale tarda. Nessuna ipotesi è esclusa. La suspance è parte integrante dell’esplorazione dello spazio.
L’attesa dei 250 super-specialisti nella Houston italiana
Batte a Torino uno dei cuori tecnologici dell’impresa
TORINO – Con ExoMars la bandiera europea sventolerà su Marte. E, accanto, il tricolore. A Torino, ieri, è stato un giorno d’attesa e di ansia. Alla Thales Alenia Space di Corso Marche c’è uno dei cervelli tecnologici della missione, mentre ci si prepara alla seconda fase, quella del 2020, quando un rover scenderà sul Pianeta Rosso e sarà «operato» – come si dice in gergo – proprio da una delle sale di controllo di Torino.
Sotto la guida dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, un gruppo selezionato di industrie e centri di ricerca del «made in Italy» sono diventati protagonisti del programma ExoMars, quello attuale e quello previsto tra quattro anni. La sonda, formata da due moduli – il «Tgo», che resterà in orbita fino al 2020, e lo «Schiaparelli», destinato alla discesa -, era decollata in due voli separati proprio dall’aeroporto di Torino Caselle nel 2015 per raggiungere lo spazioporto di Bajkonur, da dove è stata lanciata con un razzo Proton lo scorso 14 marzo.
A Torino, infatti, si concentra molto del know-how tecnologico dell’aerospazio, tanto che si definisce la città – senza ironie – la «Houston italiana». Spiega Walter Cugno, vice president dell’«Exploration and Science Domain» di Thales Alenia Space: «Al programma ExoMars hanno lavorato 450 persone, tra tecnici, ingegneri e fisici, negli stabilimenti di Torino, Milano, Firenze, Roma e L’Aquila». E aggiunge: «Solo a Torino si tratta di 250 specialisti, che hanno sviluppato la sonda».
Ieri molti di quei 250 erano davanti ai monitor, spiando, secondo dopo secondo, le fasi della missione, mentre un gruppo si era momentaneamente trasferito nel centro di controllo di Darmstadt, in Germania. Altri si affollavano in un’ulteriore area, sempre a Torino, al Centro spaziale Altec. Anche questa «space company», che segue molte delle attività scientifiche degli astronauti sulla Stazione Internazionale, è in prima linea per ExoMars. «Qui a Torino – dice Vincenzo Giorgio, amministratore delegato di Altec – abbiamo ricevuto i dati relativi a molti degli strumenti sia di “Tgo” sia di “Schiaparelli”». Ed è solo l’inizio. Ci si aspetta un profluvio di informazioni e immagini. «Poi tutto verrà messo a disposizione della comunità scientifica».
Il modulo di atterraggio di ExoMars è stato progettato per funzionare come una stazione meteo: monta un apparato - dalla sigla «Dreams» – realizzato dall’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica. E intanto si lavora al rover del 2020: disporrà di una trivella in fase di realizzazione a Nerviano, vicino a Milano. «Sulla base dell’esperienza per la trivella della sonda Rosetta – osserva Marco Molina, specialista di Leonardo-Finmeccanica – abbiamo ideato un nuovo strumento, pensato per le caratteristiche del suolo marziano. Dovrà perforarlo fino a due metri di profondità. L’obiettivo è cercare acqua su Marte e, quindi, possibili forme di vita».
«Per la missione 2020, infatti, il lavoro è già iniziato», dice Giorgio. «A Torino abbiamo allestito una replica del terreno marziano. Poi l’area verrà ampliata e lì collauderemo il rover che andrà su Marte». A pilotarlo ci sarà un centro speciale: chiamato «Rocc», «Rover operation control center», permetterà di pianificare, giorno dopo giorno, le attività del robot a sei ruote. Che invierà immagini mozzafiato. «Quelle che tutto il mondo scientifico attende».
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