I bersagli dei 4 pregiudicati individuati nell’operazione ”ZAGAR” erano prevalentemente persone anziane, alle quali sottraevano le chiavi di casa per poi svaligiarla di tutto ciò che trovavano.
I
quattro appartenenti al gruppo criminale, pregiudicati italiani di 74, 66, 64 e 63 anni, sono stati arrestati questa mattina dagli uomini della Squadra mobile di Genova, al termine dell’indagine denominata “Zagar” (dal soprannome di uno degli indagati), perché ritenuti responsabili di almeno 33 colpi messi a segno nel capoluogo ligure e in provincia.
Durante le decine di perquisizioni eseguite negli appartamenti degli arrestati e delle altre dieci persone indagate in stato di libertà per ricettazione, gli agenti hanno trovato parte della refurtiva, numerosi documenti appartenenti alle vittime, binocoli e microfoni direzionali utilizzati durante i sopralluoghi fatti prima dei colpi.
L’attività investigativa (video) è iniziata nell’agosto scorso, dopo che diverse persone avevano denunciato furti apparentemente inspiegabili nei loro appartamenti.
Analizzando le immagini di alcune telecamere di sicurezza, gli specialisti della Mobile hanno riconosciuto uno degli indagati e la macchina utilizzata dalla banda. A quel punto sono scattate intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti e appostamenti che hanno portato a far luce sull’attività del gruppo.
Singolare il modus operandi utilizzato dai criminali: le chiavi di casa venivano sottratte alle potenziali vittime prelevandole dalle auto o scooter parcheggiati sul litorale durante il fine settimana oppure durante la loro degenza in ospedale, grazie alla complicità di uno dei quattro arrestati che lavorava come infermiere in un nosocomio cittadino.
Le chiavi venivano duplicate e subito rimesse al loro posto, in modo che le persone non si potessero accorgere di nulla.
Poi, grazie ai documenti delle vittime o alla targa dell’auto o dello scooter, risalivano all’indirizzo; poi effettuavano sopralluoghi per accertarsi delle abitudini delle vittime e scegliere il momento propizio per entrare in azione.
Una volta razziato tutto ciò che potesse avere un valore, rimettevano a posto per non lasciare segno del loro intervento, ed è proprio per questo che i furti sembravano inspiegabili.
Per uno degli arrestati, cioè l’infermiere, c’è anche l’accusa di peculato in concorso con altri indagati, per il furto e la ricettazione di presidi medico chirurgici e materiale sanitario sottratti in ospedale.
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