“Se la gara in Ucraina non ha condizionato gli azzurri c’è da preoccuparsi”
L’eliminazione del Napoli dalla Champions League non è passata inosservata. Del resto, il girone F della massima competizione europea per club (quello del Napoli) non era proibitivo, Manchester City a parte.
E questo è stato notato anche dalla Gazzetta dello Sport che scrive:
“Addio Champions, non è stato bello. La partita doppia è andata male, da una parte e dall’altra. L’illusione è durata 24 minuti: dal gol lampo di Zielinski alla rete di Bernard al City. Poi oltre al danno dell’eliminazione, prevedibile al di là della fiducia forzata nel Manchester e in Guardiola, è arrivata anche la beffa: la sconfitta all’ultimo respiro, che fa scivolare gli azzurri in seconda fascia nel sorteggio per i sedicesimi di Europa League. E finisce con un Napoli che più abbattuto non si può. Nel morale e anche nel gioco. E il vero problema ora è capire se il flipper di Sarri è andato in tilt per la delusione data dai gol dello Shakhtar o perché i meccanismi si sono ingrippati e il fiato è corto, come la panchina”.
Poi, ancora: “Dicono i giocatori, Hamsik in testa, che non erano distratti dalla sfida in Ucraina, ci sarebbe da preoccuparsi parecchio. Le motivazioni sono tutto, o quasi, anche nel calcio. Lo Shakthar le aveva, il City no. Il Napoli le ha avute, per poco, il Feyenoord le ha avute per tutta la gara. Confermando la tesi di Sarri che in Europa si sente ancora in prova. Sei punti sono pochi: nei gironi di Champions ne aveva sempre raccolti almeno 11. Vista coi numeri, l’eliminazione non fa una grinza. Pesa ovviamente la sconfitta nella prima sfida con lo Shakhtar. Poi è stato tutto un inseguire. Quello che adesso deve fare il Napoli anche in campionato. E l’Europa League è un obiettivo, anche per non sentirsi più in prova. C’è il futuro del progetto in gioco. Perché è gratificante ricevere applausi. Ma a un certo punto non basta essere belli. Bisogna anche ballare”.
D
eciso il commento del quotidiano in rosa. Uno sprono, forse, per riuscire a smuovere qualcosa nel Napoli, ma anche nel suo allenatore.
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