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Castellammare di Stabia

Gatto preso a calci ancora una volta. Un’altra frontiera da disturbati

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Neanche una settimana addietro era accaduto a Casoria nel napoletano, ora a Monreale nel palermitano un tizio prende a calci un gatto.

span style="color: #800080; font-size: 18pt;">Fatti e opinione

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Era accaduto neanche una settimana addietro che un ragazzo sferrasse un gratuito calcio ad un gatto su un marciapiede di Casoria, hinterland di Napoli.

Si è scritto sui giornali e si è detto in tv, che forse il giovane lo avrebbe fatto per noia o addirittura per eccesso di spensieratezza, disagio sociale, insomma quasi una bravata, come si usa superficialmente dire.

Queste affrettate conclusioni, come al solito, relegano il cervello umano, ovverosia la nostra totalità comportamentale, a blasonati giudizi di tempi passati, mentre si dovrebbe, oggi che siamo nel 21° secolo, approfondire alla luce della scienza moderna, possibilmente non assoldata specialmente dalla politica e dal consumismo.

Poiché, non basta e la repressione giudiziaria, ammesso che abbia concreta efficacia penale in questi casi. Alla gente vanno date anche risposte fondate, altrimenti si rischia di incentivare questi atteggiamenti facendoli passare per pressoché “normali”.

E chi fa del male agli animali non necessariamente distingue quando lo provoca anche agli esseri umani.

Sono infatti di tutta evidenza in aumento e senza distinzioni di età, sesso, estrazione, colore, etnia, classe, livello e ruolo, tranne per chi non può o non vuole vedere, queste generali condotte insofferenti, gratuite, isteriche, pure solo verbali ma sempre più spesso fisiche, solitamente aggressive e spesso anche drammatiche, sia nei confronti di persone che di animali.

Il video del ragazzo di Casoria era finito sul popolare social network Tik Tok, poiché alcuni amici intorno al giovane avevano ripreso la scena come fossero stati dentro ad un videoclip, un gioco, una pubblicità, un film o una fiction.

Lo sfortunato gattino con il calcio ricevuto aveva compiuto un volo di un paio di metri per poi sbattere contro il muro, cadendo al suolo e poco dopo morire. Il ragazzo aveva successivamente scritto sul video postato, a cui aveva anche aggiunto le sue storie come fosse un vanto “Devo ringraziare il gattino per tutti i follower che mi sta facendo arrivare”, per poi riscrivere, dopo avere ricevuto anche tantissimi improperi e intimidazioni, che era pentito.

Adesso l’analoga situazione, seppure per fortuna non con lo stesso macabro esito, si è ripetuta in via della Repubblica a Monreale, comune della provincia di Palermo. Un video pubblicato sui social mostra una persona che passando davanti ad un gatto randagio, lo colpisce con un calcio, così e senza un motivo.

Non pubblichiamo (in questo caso) i video, poiché da fantastici “primati umani” che siamo il genere “homo” (uomini e donne) tendiamo notoriamente ad emulare quando vediamo qualcosa che (seppure insulsa, inconcludente, irragionevole, incivile o scellerata) procura anche solo indirettamente, successo e notorietà, tanto più se immediati e senza tanto sforzo.

Ciò in quanto, anche inconsapevolmente ma pure per assorbito e inoculato cinismo familiare, ambientale e mediatico, accostiamo tali effetti di notorietà: ai soldi, sesso e potere, anche sopra chiunque ed ogni cosa.  E ci vuole risaputamente poco per tanti di noi a perdere il contatto con la realtà.

Forse, più diffusi e non sporadici approfondimenti psicologici e sociologici, sui social, media e specialmente nella attempata scuola dell’obbligo, insieme per carità, a tutto il resto dello scibile umano, aiuterebbe ognuno di noi a comprendersi meglio e soprattutto accettarsi. Certo, ciò non andrebbe a favore di “coloro” che ci pascolano, veicolano e ci fanno consumare.

Tuttavia, se si ha una visione appena proiettata anche solo verso il prossimo decennio, appare lampante che continuare a “giostrare” le menti umane, è come scaldare un ferro sul fuoco tenendolo all’estremità con le mani. Prima o poi proseguendo ci si “scotta”.

E sembra questo ciò che lentamente sta accadendo da diversi anni alla nostra società, dallo scranno più altro fino all’ultimo sgabello, nessuno esente. Ci stiamo gradualmente avviandoci socio-civilmente a bruciarci. Tutto il resto, la politica incomprensibile, l’economia a rotoli, la generale mancanza di sviluppo, lavoro, e tanto altro, sono manifestamente conseguenze dell’annoso quanto dissimulato scivolamento verso il “vuoto”, individuale e collettivo, della nostra mente.

Qualche giorno addietro scrivevamo di una persona che ha sparato al viso e torace di un giovane per averlo trovato nel proprio terreno. Oggi scriviamo di un soggetto che solo perché si è visto rifiutare una sigaretta ha cavato l’occhio all’altro. Di queste incomprensibili e simili circostanze ne accadono in continuazione e quotidianamente. È quindi forse l’ora-moderna di chiedersi, informare e formare anche scientificamente sul perché di tutto questo e di tanto altro analogo, poiché: ieri è toccato ad uno, oggi ad un altro e domani potrebbe toccare a noi, come pure al nostro amico animale.

Adduso Sebastiano

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