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Fondi a Turchia e flessibilità, Juncker contro Renzi: “Offende Commissione Ue”. Renzi: “Non ci facciamo intimidire”

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span style="color: #2b2a2a; font-family: Georgia, serif; font-size: 22px; font-style: italic; line-height: 30.8px;">Affondo del presidente della Commissione: il premier italiano “ha detto che è stato lui a introdurre la flessibilità, ma sono stato io. Io mi tengo il mio rancore, ma non sono ingenuo”. Risponde il ministro dell’Economia: “Dibattito nato durante semestre di presidenza italiano”. Il secondo fronte di lamentela il numero uno dell’esecutivo lo apre sul tema dei 3 miliardi accordati da Bruxelles ad Ankara per fermare i migranti dalla Siria: “Dall’Italia riserva stupefacente”. Mogherini: “Stupido creare divisioni”

Se finora lo scontro era rimasto nei retroscena dei giornali e nelle dichiarazioni da interpretare, ora il confronto tra Bruxelles eRoma è aperto. E a tirarlo fuori è il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Oggetto del contendere: i fondi da dare alla Turchia per i migranti siriani sui quali l’Italia si è dimostrata a dir poco fredda e la flessibilità sui conti pubblici. “Ritengo che il primo ministro italiano, che amo molto, abbia torto a vilipendere la Commissione a ogni occasione – ha detto Juncker – non vedo perché lo faccia”. Prima è arrivata la risposta del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Nessuna volontà di offesa, ma un atteggiamento costruttivo”. Poi la replica, più netta del presidente del Consiglio: “Non ci facciamo intimidire. L’Italia merita rispetto – dice in un’intervista al Tg5 anticipata dal direttore Clemente Mimun su Twitter – La flessibilità è arrivata dall’Ue solo dopo molte insistenze da parte dell’Italia”.

Juncker, infatti, aveva detto: “L’Italia a dir la verità non dovrebbe criticarla troppo – ha affondato il numero uno dell’esecutivo di Bruxelles – noi abbiamo introdotto flessibilità contro la volontà di alcuni Stati membri che molti dicono dominare l’Europa”. Ed è proprio sulla flessibilità che Juncker affonda il colpo più duro: “Sono stato molto sorpreso che alla fine del semestre di presidenza italiana Renzi abbia detto davanti al Parlamento che è stato lui ad aver introdotto la flessibilità, perché sono stato io, io sono stato“, ha sibilato sottolineando che “su questo voglio che ci si attenga alla realtà. Io mi tengo il mio rancore in tasca, ma non crediate che sia ingenuo”. Probabilmente “a fine febbraio mi recherò in Italia, perché l’atmosfera tra l’Italia e la Commissione non è delle migliori – ha detto ancora Juncker – Renzi si lamenta sempre che non sono mai stato in Italia da quando sono diventato presidente della Commissione”.

La risposta di Roma arriva per bocca di Pier Carlo Padoan: “Da parte del governo italiano non c’è nessuna volontà di offesa, ma atteggiamento costruttivo – risponde il ministro dell’Economia – sulla flessibilità è evidente che è stata la Commissione Ue a introdurla con la comunicazione sulla flessibilità, ma ricordo che si è arrivati là con il dibattito che è stato sviluppato durante il semestre di presidenza italiana“.

Il secondo fronte di lamentela nei confronti di Roma Juncker lo apre sul tema dei 3 miliardi di euro accordati da Bruxelles allaTurchia per contenere il flusso migratorio proveniente dal Medio Oriente. Fondi che Bruxelles ha chiesto agli Stati membri. “Ho difficoltà a capire la riserva stupefacente dell’Italia a finanziare i 3 miliardi alla Turchia, perché questi non vanno alla Turchia stessa ma per i rifugiati siriani in Turchia”, ha spiegato il presidente della Commissione, sottolineando che “questi 3 miliardi sono una questione di credibilità per l’Ue”.

L’Italia “dà pieno sostegno” al supporto alla Turchia “per la gestione di importanti flussi migratori”, la risposta di Padoan, ma vuole “chiarezza” sull’utilizzo di quelle risorse. Il numero uno del Mef ha ricordato che Roma da subito “ha messo risorse nazionali per affrontare l’emergere del problema degli emigranti” e ha auspicato “da una parte che si possa arrivare al meglio a sfruttare il bilancio europeo prima di chiedere contributi nazionali“.

Come è una questione di credibilità quella dei ricollocamenti dei richiedenti asilo. E qui il richiamo è agli Stati che avevano preso l’impegno di ospitare i migranti arrivati in Grecia e in Italia e poi non li hanno rispettati: “Sono stufo che si accusi la Commissione Ue e l’Europa di non fare abbastanza, perché la Commissione ha fatto tutto quello che era in suo potere ma sono alcuni stati membri che hanno difficoltà ad applicare le decisioni che sono state adottate – continua Juncker – non è possibile che una proposta adottata da Consiglio e Parlamento sui ricollocamenti non sia attuata, ma io non abbandono”. In ogni caso, ha avvertito, “noi non aspetteremo gli Stati membri” e “faremo il necessario là dove bisognerà”.

In mattinata era stato Jeroen Dijsselbloem a stigmatizzare il no dell’Italia sui fondi da destinare ad Ankara: “L’Unione europea deve raggiungere velocemente un’intesa definitivo sul finanziamento di tre miliardi di euro alla Turchia perché fermi il flusso di rifugiati verso l’Europa – ha dichiarato il presidente dell’Eurogruppo – mi concentrerò sul tentare di spingere il fondo e ottenere un accordo sui 3 miliardi, di cui abbiamo bisogno”, ha detto in vista della rinione dei ministri delle Finanze Ue. Giovedì fonti europee avevano fatto sapere che a bloccare l’accordo sul finanziamento è l’Italia e oggi Dijsselbloem ha detto che parlerà di questo con il ministro Pier Carlo Padoan.

“E’ stupido creare divisioni all’interno dell’Europa – il commento di Federica Mogherini – gli europei hanno bisogno di essere uniti di fronte alle tante crisi che ci sono”, ha detto l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, dopo una visita alla Comunità di Sant’Egidio a Roma, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sull’attacco di Juncker a Renzi. “L’Italia ha bisogno dell’Europa come l’Europa ha bisogno dell’Italia”, ha aggiunto l’ex ministro degli Esteri le cui parole sono un capolavoro di equilibrismo e un invito a ricomporre lo scontro: “Sono tante le cose che Italia ed Europa hanno fatto insieme in questo primo anno di Commissione Juncker. Dall’introduzione delle regole sulla flessibilità, che l’Italia ha fortemente voluto, che la Commissione europea ha fortemente voluto, e che sono a beneficio di tutti, alla grande sfida di portare a livello europeo la gestione dell’immigrazione“.

Il presidente della Commissione europea ha preso posizione anche sulla decisione di ripristinare i controlli alle frontiere da parte di alcuni Stati: “Senza Schengen, senza la libertà di movimento dei lavoratori, senza la libertà dei cittadini europei di viaggiare, l’euro non ha senso. E lo stesso vale per il legame tra Schengen, libertà di movimento e mercato interno. Se qualcuno vuole uccidere Schengen, allora ciò che sta facendo è eliminare anche il mercato unico”, ha proseguito. “E questo – ha proseguito – porterà problemi di disoccupazione in Europa. Meno Schengen vuol dire meno occupazionemeno crescita economica”.

“Sono impressionato dalle fragilità dell’Ue e dalle rotture accadute o che si preannunciano – il centro del discorso e la dichiarazione programmatica di Juncker – è in atto una ‘policrisi’ non ancora interamente controllata”, dai rifugiati al terrorismo alla crisi tra Ucraina e Russia. “Non mi faccio illusioni per l’anno appena iniziato, le varie situazioni restano critiche, difficili, ma non rinuncio” e “farò di tutto per evitare questo sentimento di inizio della fine” dell’Europa.

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