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Castellammare di Stabia

Finalmente si torna alla normalità; ma anche purtroppo, per i residenti

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Finalmente si torna alla normalità, ma anche purtroppo, per i residenti in zone movida: riprenderanno a non riposare e a dover tornare al giardinaggio.

Giacomo Leopardi scriveva:

“Passata è la tempesta: Odo augelli far festa, e la gallina, Tornata in su la via,Che ripete il suo verso. Ecco il sereno Rompe là da ponente, alla montagna; Sgombrasi la campagna, E chiaro nella valle il fiume appare. Ogni cor si rallegra, in ogni lato Risorge il romorio Torna il lavoro usato.”

Ed oggi, in epoca di “tempesta Covid”, che sembra essere passata, potremo benissimo prenderlo come incipit ed usarlo come parafrasi alla situazione che, purtroppo, si è già palesata e che non potrà che peggiorare…. se i Sindaci e chi di dovere non prenderanno sin da subito (ed è già tardi) provvedimenti a tutela della salute di quella parte dei propri cittadini che ha la (s)ventura di risiedere nei centri urbani e, ancor peggio, in quelli eletti come prateria per le scorribande dei movidanti allo strato brado, quelli cioè privi di ogni forma di civica educazione e rispetto degli altri nonché privi del piacere di saper godere del tempo libero senza dover per questo dover sballare (e sballarsi).

Ho su scritto: “…potremo benissimo prenderlo come incipit ed usarlo come parafrasi alla situazione che, purtroppo, si è già palesata e che non potrà che peggiorare…” e vediamo come questi versi immortali possono risuonare oggi:

“Passata è la tempesta: Odo i cittadini far festa, e i movidanti, Tornati in su la via, Che ripetono i loro schiamazzi. .

Risorge il romorio Torna il disturbo usato.”

Stessa situazione quindi, ma ben diverso risultato visto che oltretutto,, in questo caso, alle solite “galline” ben si affiancano tanti “polli” che, per sentirsi galletti, altro rito non conosco che quello di rendersi e mostrarsi barbari.

Sia chiaro, niente in contrario al diritto dei giovani (ma anche no) di uscire e divertirsi e dei “locali” a, onestamente e correttamente guadagnare.

Molto da dire, invece, su quelli che, contrariamente a tanti altri che parimenti escono e vanno in giro a divertirsi in modo civile senza sentire il bisogno di alzare il volume dei loro inconsulti schiamazzi,

Parimenti, tanto da dire per quei locali che di queste mandrie vivono e che, per farlo, a loro volta alzano il volume delle musiche che utilizzano, come faceva il pifferaio della favole, per attirare i suoi topi.

Il tutto per “sballo” degli uni, “profitto illecito” degli altri.

Come già scritto anni, ed anni, ed anni fa, per verificare la veridicità di tale stato di cose, e di confrontare due diversi modi di vivere la “movida”, uno da essere civili ed altro da incivili, barbari, galline e polli che tornano a far schiamazzo, basterebbe farsi un giretto – ed in questo faccio riferimento preciso a Brescia visto che è qui che vivo – nella zona, ad esempio, di Piazza Duomo e vie laterali anch’esse zeppe di locali non meno pieni di persone che amano uscire e divertirsi, e poi spostarsi, magari anche di sole poche centinaia di metri fino ad arrivare poi magari fino al “famigerato” piazzale Arnaldo, per constatare una differenza notevole come può esserla quella tra il giorno e la notte, la civiltà ed il barbarismo, l’educazione e l’ignoranza.

Nella prima zona, ed immediati dintorni, troviamo persone che amano la vita ed amano divertirsi, ma con educazione e direi anche “classe” godendo del piacere di stare insieme tra loro e di questo gioire senza mancare di rispetto ai diritti ed ai piaceri degli altri (residenti in primis), e quindi NON senti volare, come si suol dire, la “classica mosca” ma vedi solo gioia di vivere e di convivere.

Nell’altra zona (e purtroppo ce ne sono diverse altre) non riesci a sentirti con chi ti è accanto, chiasso e caos ovunque e, se non fai attenzione, ti ritrovi anche con qualcuno che ti vomita sulle scarpe. E questi sono quelli dell’altra movida, della movida selvaggia che tanto danno arreca alla salute dei residenti e, alla fin fine, anche ai movidanti stessi che però ne vedranno, e pagheranno, gli effetti negli anno a seguire.

Nel mezzo, tra ingordi gestori di locali e barbari in libera uscita, i Residenti.
Tutte persone, tante, che hanno un’unica colpa: quella di abitare in zone che, nel corso degli anni, sono diventate sempre più care ed invivibili. Cosa che, oltretutto, alcuni colti ed educati gestori, nonché eccelsi movidanti addebita loro chiedendo: ma perché non cambia casa? Sublimi!

A suo tempo, come associazione di residenti, si consigliarono due cose:

1) Presentare esposti al Sindaco e poi, ad inerzia che comunque è quasi scontata e da tenere ben in conto sin da subito per cui darsi da fare per accumulare prove e dati per poi, alla fine, passare anche a denunciare chi di dovere e cioè: Sindaco e, in solido, tutta la giunta Comunale.

A tale scopo ricordo che il Sindaco è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio, che il Consiglio Comunale condivide questa responsabilità, e questo anche se la loro “lobby” è riuscita ad ottenere – dopo tante denunce da parte di singoli cittadini ed associazioni di residenti – una modifica della legge 833/78 per la quale “appare” che non sono più i sindaci a gestire il servizio sanitario e quindi, per questo, provano a by-passare la loro responsabilità che invece resta, dal momento che è a essi che sono affidati, dal Dlg 299/99 (decreto Bindi) poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle ASL. I compiti del sindaco sono quindi comunque ampi, soprattutto il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e, per la direttiva Seveso, deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta.

2) In attesa, visto che comunque non si riuscirà a dormire, non resta che ricordarsi (se non gravati da un qualche ammalato grave in casa, da qualche infante di pochi mesi che vorrebbe, anch’esso dormire, o un lutto in casa) un antico, ma sempre valido, consiglio: dedicarsi al “giardinaggio” casalingo, diciamo quello prettamente da “balcone o finestra che sia”, e provare a trascorrere il tempo annaffiando, con dovizia, le piante, poche o tante che siano (magari anche se di plastica), che si saranno poste in loco “anche” per questa necessità ed evenienza per le quali avrete bisogno di avere qualcosa da fare per trascorrere il tempo, e distendere i nervi: e che c’è di meglio del giardinaggio per evitare di farsi saltare i nervi ed averne una crisi, magari anche violenta, come, ad esempio, accadde ad un napoletano, nella sua Napoli che, esasperato dai rumori della piazza lanciò un vaso dal balcone (leggi QUI l’articolo) facendo poi riferimento alle vicende bresciane.

Nel merito ricordo che a Brescia molte sono state le battaglie per il “diritto alla salute” e “alla tranquillità” portate avanti, arrivando fino a denunce in tribunale, da varie associazione tra le quali c’erano Vivicentro e Legambiente, ma anche singoli cittadini come proprio il fratello del Sindaco dell’epoca, Paroli, che ebbero a denunciare il Comune per la non tutela della salute dei cittadini per i danni derivanti vuoi dallo smog (e quindi il traffico incontrollato che si aggiungeva all’esasperazione per il parcheggio selvaggio) che dalla movida.

Ed è in funzione della denuncia per questo disagio causato ai residenti, disagio del quale stiamo trattando ora ed al quale fece riferimento l’esasperato residente napoletano (soprannominato poi il “masaniello” di Chiaia), che ricordo la motivazione della sentenza del tribunale civile di Brescia con la quale, il giudice Chiara D’Ambrosio, ebbe a condannare il Comune a risarcire i denuncianti con 50.000 euro:

“È innegabile – scrisse il giudice del tribunale civile di Brescia Chiara D’Ambrosio –  che l’ente proprietario della strada da cui provengono le immissioni denunciate debba provvedere ad adottare le misure idonee a far cessare dette immissioni. Deve quindi essere ordinata al comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni più idonei allo scopo. Vi è stata una carenza di diligenza da parte del comune convenuto”, prosegue il giudice intimando al Comune di “riportare dette immissioni entro la soglia di tollerabilità”.

E questo è!

Bentornata quindi estate, bentornata la libertà di muoversi ma, per favore, non diciamo addio a civiltà, cultura ed educazione, men che meno al rispetto per i diritti degli altri tanto più che si potrebbe esasperare “gli altri” che, a loro volta, potrebbero perdere pazienza ed educazione ed reagire come, alla fin fine, questi neo barbari meriterebbero.

scrive il giudice del tribunale civile di Brescia Chiara D’Ambrosio nella sentenza di condanna per il Comune di Brescia.

“È innegabile che l’ente proprietario della strada da cui provengono le immissioni denunciate debba provvedere ad adottare le misure idonee a far cessare dette immissioni. Deve quindi essere ordinata al comune convenuto la cessazione immediata delle emissioni rumorose denunciate mediante l’adozione dei provvedimenti opportuni più idonei allo scopo. Vi è stata una carenza di diligenza da parte del comune convenuto”, prosegue il giudice intimando al Comune di “riportare dette immissioni entro la soglia di tollerabilità”.

Finalmente si torna alla normalità; ma anche purtroppo, per i residenti / Stanislao Barretta / Redazione


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