I Reds incoronati vincitori in una finale dai ritmi poco Champions
di Francesco Caia
Finale di Champions League- CRONACA. Sarebbe doveroso che, a comporre il testo di questa straordinaria edizione della Champions League, fosse una penna eccelsa. Chi ama il football ha aspettato con trepidazione l’arrivo di questo giorno. La sera del 1^ giugno scandisce le battute finali dell’avventura Champions, un anno in cui il calcio inglese ha dato sfogo al proprio gioco. Mercoledì si è svolta la finale di Europa League stravinta dal Chelsea con un trionfale 4-1 sull’Arsenal, stasera i finalisti della competizione calcistica più prestigiosa al mondo sono il Tottenham di Pochettino posto davanti al Liverpool dell’energetico Klopp. È il trionfo delle squadre inglesi.
Sono 90 minuti che separano gli Spurs e i Reds dalla gloria e dalla fama imperitura. Entrambi i contingenti vogliono continuare a metter nero su bianco un altro capitolo della storia di questo torneo che affonda le sue radici nel lontano 1955, anno in cui a vincere fu il Real Madrid. Klopp ha giocato due finali di Champions e ne è uscito sconfitto in tutte e due le occasioni, per Pochettino è la prima finale della carriera, ma allo stesso tempo è anche il debutto degli Spurs nell’ultimo atto della competizione.
N
el cammino verso Madrid – lo stadio dell’Atletico Madrid ospita la finale- il Tottenham e il Liverpool sono state senz’ombra di dubbio le migliori artefici di rimonte sensazionali e surreali: gli Spurs sbancano la Johan Cruijff Arena di Amsterdam con una tripletta di Lucas Moura completatasi mentre i Reds ribaltano il risultato dell’andata infliggendo un sonoro 4-0 al Barcellona.
Le parole chiave di questo match sono: passione, entusiasmo, tenacia e molto cuore.
In campo per la storia.
Prima del fischio d’avvio del signor Skomina, al Wanda Metropolitano tinto di bianco e rosso, si diffondono le note di Believer degli Imagine Dragons per poi passare allo storico inno della Champions. Lo spettacolo musicale prosegue con You’ll never walk alone e Marching in degli Spurs. Poi, in memoria di José Reyes, viene rispettato un minuto di silenzio per ricordare l’ex Siviglia scomparso ieri sera in un incidente stradale.
Harry Kane, fuori da inizio aprile, sia Firmino, non ancora al top, sono in campo per coadiuvare la squadra, orchestrandola al meglio. Milner è il grande assente tra le fila del Liverpool mentre Lucas Moura siede in panchina.
Buon inizio per il Liverpool. Lancio in profondità per Manè che scodella in mezzo, ma trova l’intervento scomposto di Sissoko che tocca a braccio largo in area. Dopo solo 16 secondi dal fischio d’inizio viene assegnato il penalty trasformato da Salah, ed è immediatamente 1-0 Liverpool!
Dopo aver assestato il duro colpo ai rivali, i Reds sono avanti anche psicologicamente. Il Tottenham prova a reagire, conquista campo e incute timore alla retroguardia del team della Mersey Side. Il ritmo della gara è estremamente basso, con gli Spurs molto pazienti nel tentativo di costruire, alla ricerca del pareggio. Robertson scatena un bolide su cui si avventa Lloris per evitare il doppio svantaggio. Il portiere è costretto ad un parata prodigiosa allungando il braccio verso l’alto. Le speranze del Tottenham di recuperare nella prima frazione si infrangono sulla conclusione sbagliata di Eriksen. Purtroppo, per gli appassionati di calcio, non si è visto un gioco entusiasmante, ha predominato la tensione e la paura nelle due compagini.
Nella ripresa nessun cambio, entrano in campo gli stessi protagonisti della prima frazione di gioco. Gli Spurs partono con il piede sull’acceleratore e Klopp allarga le braccia in segno di disapprovazione verso i suoi, compassati e ripiegati dietro. Le due squadre si provano ad allungarsi in modo frenetico e confusionario, siamo al 55’.
Audentes fortunas iuvat, la fortuna aiuta gli audaci. Pochettino vuole affidarsi a questo detto latino inserendo Lucas Moura per Winks, formazione stra-offensiva, ed Eriksen scala in posizione arretrata. Milner sfiora il goal con un tiro rasoterra a fil di palo. Gli Spurs non sfruttano le numerose ripartenze che hanno a disposizione e il cronometro scorre inesorabilmente. I tiri di Son e dell’attaccante brasiliano neo entrato caricano il pubblico di Londra, ma Alisson è presente su entrambe le conclusioni. Il portiere della Selecao compie l’ennesima parata provvidenziale sul tiro da fermo di Eriksen.
Origi, sempre più decisivo, vanifica ogni piano di rimonta degli avversari con una precisa e meravigliosa diagonale portando i Reds in paradiso: 2-0 Liverpool! La squadra, in doppio vantaggio, gestisce male il finale, sono irriconoscibili, manca la costante del gioco asfissiante e dinamico che li ha contraddistinti fino ad oggi. In campo solo giocatori evanescenti, uno su tutti Firmino.
Gli Spurs tentano di riacciuffare la gara, ma sono poco lucidi al momento di concretizzare. Eriksen, Dele Alli e Kane non riescono ad incidere mentre, dall’altra parte, hanno trovato l’attenta opposizione di un fantastico portiere, Alisson Becker.
Il risultato rimane fermo sul 2 a 0 conferendo il titolo di Campione indiscusso al Liverpool che, pur interpretando male questa finale, rimane protagonista di un gioco eccezionale condotto durante tutto l’anno. D’altronde, lo stesso Klopp ha affermato “Bisogna vincere, non importa come”.
Jordan Henderson alza al cielo di Madrid la sesta Coppa di Champions League della storia dei Reds mentre, in un’atmosfera da brividi, le note intonano You’ll never walk alone.
Lascia un commento