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Falsi malati a Palermo con una truffa all’Inps per oltre un milione di euro

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“Puoi stare tranquilla, io te la faccio pigliare di nuovo. Vinciamo noi, non loro e gli rompiamo il culo di nuovo allo Stato” si dicevano gli indagati.

Sono cinquantaquattro i falsi invalidi che a Palermo fingevano di essere affetti da anemia mediterranea per ottenere la pensione d’invalidità, 513 euro al mese per 13 mensilità. Tutti lavoratori dipendenti che per tre anni hanno arrotondato lo stipendio truffando l’Inps per oltre 1,6 milioni di euro. Fra loro anche due dipendenti dell’ente di previdenza nazionale che lavoravano proprio nell’ufficio che erogava le pensioni d’invalidità.

Una maxi truffa scoperta dopo mesi di controlli incrociati dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economica Finanziaria di Palermo guidati dal Colonello Cosmo Virgilio. Questa mattina all’alba i militari delle Fiamme Gialle hanno eseguito i sequestri per equivalente ai beni di 39 dei 54 indagati, disposti dal Gip Annalisa Tesoriere su richiesta del Sostituto Procuratore Claudia Ferrari con anche sequestri di conti correnti, auto, moto e beni immobili per un totale di un milione di euro.

Le indagini avevano già portato alla luce la prassi di decine di persone che, utilizzando documentazione medica falsificata, hanno beneficiato di particolari indennità economiche spettanti a pazienti colpiti da gravi patologie del sangue (talassemia major, talassodrepanocitosi e drepanocitosi). Grazie all’incrocio dei dati in possesso dell’Assessorato della salute della Regione Siciliana e degli ospedali palermitani, è stato possibile individuare i pazienti che non solo non risultavano iscritti nel “Registro Siciliano delle Talassemie ed Emoglobinopatie”, presso cui vengono registrati coloro che, per la natura delle patologie sofferte, effettuano trasfusioni con cadenza periodica, ma godevano in realtà di ottima salute.

Il meccanismo della truffa era semplice e talvolta grossolano. Bastava infatti un certificato medico a nome di medici, che in realtà non l’avevano mai sottoscritto, e timbri falsi. La documentazione veniva poi presenta all’ufficio Inps territorialmente competente. Ovviamente l’interesse non era quello di beneficiare delle trasfusioni, a cui sono costrette le persone purtroppo realmente malate, ma quello di ottenere l’indennità economica spettante per legge ai lavoratori affetti da talassemia major (morbo di Cooley) e drepanocitosi che, raggiunti i requisiti anagrafici e di contribuzione, hanno diritto a un’indennità annuale pari alla pensione minima erogata dall’Inps.

I

n una prima fase dell’indagine è stata acquisita, presso l’Istituto di Previdenza, la documentazione di tutti i soggetti beneficiari nel territorio provinciale (103) dell’indennità in parola per complessivi euro 1.624.882.

Complessivamente sono una settantina i lavoratori che dal 2012 al 2015 hanno percepito indebitamente la pensione fingendosi malati di anemia mediterranea o talassemia. Il danno alle casse dell’ente di previdenza ammonta ad oltre due milioni di euro sommando tutti i casi delle tre indagini.

I 54 indagati infatti fanno parte della terza tranche dell’indagine, di cui in precedenza, il Gup di Palermo, Ermelinda Marfia, ne ha già condannati quattro falsi invalidi con rito abbreviato, mentre altri diciassette indagati hanno scelto di andare a dibattimento con il rito ordinario e saranno alla sbarra il 18 ottobre quando inizierà il processo davanti ai Giudici della quarta sezione.

Per oltre dodici anni, dal febbraio 2003 al luglio 2015, una ventina di persone avevano truffato l’Inps e vissuto con i soldi di false pensioni d’invalidità e accompagnamento. La complessa attività d’indagine dei Carabinieri denominata “malati immaginari” aveva consentito di accertare truffe ai danni dell’Inps per oltre 4 milioni di euro.

Non voglio più lavorare, lo Stato mi deve campare, io voglio la pensione“, diceva al telefono uno degli indagati.

“Solo i pochi sfortunati che realmente sono affetti da questa patologia sanno che è possibile ottenere l’assegno dall’Inps – evidenzia il colonello Cosmo Virgilio – Per venire a conoscenza di questo aiuto era necessario che qualche addetto ai lavori facesse da collettore della truffa”. E infatti, puntualmente i finanzieri hanno scoperto fra gli indagati due dipendenti infedeli che si auto attribuivano l’indennità, pur essendo sani come pesci.

Il meccanismo della truffa si avvaleva della competenza dei due dipendenti Inps, ma soprattutto di due titolari di Caf a Palermo che prospettavano agli indagati la possibilità di arrotondare gli stipendi truffando l’Inps. Caf che hanno chiuso non appena hanno avuto il sentore delle indagini della guardia di finanza e i cui titolari sono ad oggi irreperibili. Per ottenere la pensione bastava dimostrare di avere più di 35 anni di età, dieci anni di contributi da lavoro dipendente e presentare un certificato medico che attestasse la patologia.

Certificati medici redatti da due medici, uno dell’ospedale Civico, l’altro di villa Sofia Cervello risultati poi estranei alla vicenda. I Finanzieri hanno accertato che i certificati venivano falsificati dagli stessi indagati che apponevano timbri di enti inesistenti come la “la banca del sangue”. I La Guardia di Finanza ha poi accertato che i 54 falsi invalidi non risultavano iscritti nel “Registro Siciliano delle Talassemie ed Emoglobinopatie”, il registro dove chiunque abbia patologie che prevedono trasfusioni di sangue o emoderivati viene iscritto.

Dalle intercettazioni venne fuori il compiacimento degli indagati che commentavano, dopo aver richiesto nuovamente la pensione di invaliditàpiù di togliercela non possono fare… e noi la prendiamo nuovamente”.

E si dicevano “Puoi stare tranquilla, io te la faccio pigliare di nuovo. Vinciamo noi, non loro e gli rompiamo il culo di nuovo allo Stato“.

Una Giudice di Patti (come abbiamo scritto in un altro articolo) dopo uno studio pluriennale congiunto ad indagini della Procura di Barcellona, dichiarava in un convegno a Bologna che i falsi invalidi solo a Messina e provincia sono circa 40 mila “Giudice del lavoro di Patti (ME): decine di migliaia di falsi invalidi”.

L’opinione.

L’esempio (persino spesso culturalmente enfatizzato da mantenuti menestrelli e giullari di partiti) ricevuto nel tempo da decine di disonesti legalizzati che si sono alternati nei decenni nel sistema pubblico-politico e parte di certa cosiddetta società civile, ha inquinato la Sicilia più della mafia. Ci si augura che le nuove norme propugnate da questo Governo 5stelle-lega, a cominciare dalla “spazzacorrotti” e altre in cantiere, riescano finalmente a fare pulizia, dagli scranni più alti fino all’ultimo sgabello, dell’annoso quanto dissimulato seppure risaputo, marcio sistematico-sistema siciliano e italiano.

Adduso Sebastiano

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