Le parole di mister Macone
U
n passato nella Juve Stabia, settore giovanile, e nella Paganese, sempre a contatto con i giovani. Oggi, mister Gianluca Macone cerca squadra e la redazione di ViViCentro.it l’ha raggiunto:
Mister dopo tanti anni di settore giovanile tra scuola calcio e professionismo, che idea ti sei fatto e quali sono le tue considerazioni? A proposito quanti anni di settore?
Più di 20 anni, iniziato all’oratorio all’età di 18 anni dove si faceva puro volontariato, in verità non sono stato in molte realtà , dopo l’oratorio insieme a degli amici creammo una scuola calcio, poi passai alla Mariano keller che per circa 10 anni è stata una delle migliori realtà di calcio giovanile a livello nazionale sono stato lì 6 anni allenavo e facevo il coordinatore della scuola calcio, dopodiché gli ultimi quattro anni sono stato due anni alla Paganese, non consecutivi, e due anni alla Juve Stabia. Detto questo se pur non ricco di società il mio percorso, ritengo che bisognerebbe fare un distinguo tra scuole calcio e settori professionistici ma non in termini di qualità , ma in termini di finalità . Mentre le prime vendono un servizio ed è esclusivamente interesse loro organizzarsi alla meglio con strutture, istruttori ecc, i secondi, spesso, soprattutto nei settori di C, ma anche alcuni di B, diventano un peso invece di essere una risorsa, ho sempre sostenuto che sia un problema culturale. Un altro grosso problema si pensa solo ed esclusivamente al risultato, attenzione non voglio fare demagogia il risultato fa parte del contesto e va dato il giusto valore come per la sconfitta, bisognerebbe pretendere che si arrivi al risultato attraverso determinati canoni, a tal proposito troppo spesso gli allenatori vengono valutati per il risultato e qualificazione. Questo è sintomatico di quanto ho detto, invece penso che un allenatore dovrebbe essere valutato per come lavora, se sa trasferire, e quanto contribuisce alla crescita e al miglioramento individuale e collettivo, da non dimenticare che sono ragazzi in formazione non solo calcistica, se una società da come primi obiettivi questi, sicuramente si arriva pure al risultato che deve essere un premio al lavoro.
Il calcio giovanile, quell’apostrofo rosa tra il dire e il fare. I ragazzi, nonostante regolamenti e altro, riescono ad avere sempre poco spazio.
Come ho già detto nella precedente risposta il problema è culturale da aggiungere non aiutato dalle norme. Io mi chiedo a cosa servono le valorizzazioni? Se una società di C prende soldi per far giocare ragazzi? Qual è l’investimento? È normale poi che non si valorizzano i propri giovani. Mi riferisco al grosso del movimento, perché quelli cresciuti nei principali settori bene o male arrivano a giocare.
Mister ma per la D trovi giusto questa imposizione per età che però condanna chi nella stessa età non rientra per un anno?
Se nei professionisti la valorizzazione è da abolire, in D anche la regola under andrebbe eliminata, questo lo dico da anni. Magari qualcuno dice che comunque alla fine giocano quelli che possono giocare, forse è vero, allora facciamo un’altra considerazione: quanti giovani finito il percorso di under continuano a giocare? Percentuale bassissima perché poi si è troppo giovani per fare l’over. Un po’ come il cane che si morde la coda.
Oggi mister Macone è…
Un allenatore in attesa, pronto a mettersi in gioco, anzi proprio in questo giorni ho avuto una chiamata da una società di eccellenza rifiutata perché non c’erano le condizioni per accettare.
Dove ti vedi, invece, domani?
Mi piacerebbe fare un’esperienza con i grandi, anche se il settore rimane sempre il primo amore.
La tua esperienza alla Juve Stabia, cosa ti ha lasciato?
È stata l’esperienza più completa, più formativa, sia sotto l’aspetto professionale che umano, ho avuto la possibilità di lavorare per un biennio con lo stesso gruppo, cosa rara. In questo la società è stata lungimirante, ho avuto un rapporto con il gruppo di grande empatia. Nell’anno degli allievi nazionali abbiamo portato anche molti ragazzi a giocare sotto età , gli stessi che oggi giocano in primavera, oltre ad alcuni 2001. Sotto questo aspetto il settore della Juve Stabia ha sempre lavorato con queste prospettive. Mi piace anche sottolineare il buonissimo rapporto rimasto con qualche dirigente e con lo staff con la quale abbiamo lavorato insieme.
E quella alla Paganese?
Esperienza completamente diversa, fatta in due anni separati, con ruolo e compiti diversi. La prima volta allenavo, era la mia prima volta con un gruppo nazionale e come tutte le prime esperienze si commettono degli errori. Proprio per questo mi è servito a capire tanto. Poi sono ritornato dopo i due anni fatti alla Juve Stabia, ma avevo compiti organizzativi e di coordinamento dell’Academy, però va detto che è un settore modello per quelli di serie C aldilà dei risultati di questi ultimi anni, ci sono tutti i presupposti economici, organizzativi, qualitativi per lavorare bene, direi quasi una mosca bianca. Il presidente è uno che ci tiene molto al settore giovanile. Anche qua sono rimasto in buonissimi rapporti, non ho proseguito perché non ho accettato la proposta che mi era stata fatta.
Hai un rimpianto per le due esperienze?
Assolutamente no, forse l’unico rimpianto è stato quello di non poter proseguire.
Quanto ti manca il campo?
Se ti dicessi che non mi manca sarei bugiardo, tutte le cose fatte con passione quando non si fanno mancano, ti dico pure che è stata una mia scelta perché sono arrivate alcune proposte, mi sono dato un tempo per non tornare indietro.
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