L’intervento dell’ex allenatore della Juve Stabia, Fulvio Pea al Pungiglione Stabiese
Nel corso della puntata de “Il Pungiglione Stabiese”, programma radiofonico a cura della nostra redazione sportiva ed in onda su ViviRadioWeb, ci siamo collegati telefonicamente con Fulvio Pea ex allenatore della Juve Stabia e attuale allenatore della Pro Piacenza. Con lui, abbiamo discusso di questo momento del campionato di Lega Pro e della Juve Stabia in generale.
Ai nostri microfoni disse che la Juve Stabia di mister Zavettieri si sarebbe salvata senza problemi. Ebbe ragione, quest’anno invece, vedendo un po’ il campionato, cosa ci può dire a questo punto? Vi dico la verità, nella prima parte della stagione ero convinto che fosse l’anno buono, l’anno dove potevate arrivare tranquillamente al vertice per come giocava la Juve Stabia, una squadra ben allestita dal Presidente. Poi non so cosa si sia inceppato, cosa non abbia funzionato, si sono persi un po di punti per strada. Rimane comunque una squadra forte, una squadra che può dire la sua nella seconda parte del campionato, in quanto quest’anno, con i play-off allargati, ci sarà una sorta di ulteriore girone di campionato. Di fronte ad un pubblico importante come quello stabiese, di cui ho ancora un buon ricordo, un pubblico molto caldo e sempre molto vicino alla squadra anche nei momenti cruciali e importanti, può accadere di tutto.
Anche lei sta lottando con il suo Pro Piacenza per acquisire un posto nei play-off. Potrebbe magari incontrare proprio la Juve Stabia, se lo augura? Ad essere sincero, ci siamo trovati per caso, perché stavamo lottando per la salvezza diretta senza passare dai play-out. La mia squadra sta facendo talmente bene che adesso da quattro settimane ci troviamo in pianta stabile dal nono al decimo posto. Eravamo sicuramente degli intrusi, non abbiamo una squadra tale da poter affrontare i play-off, anche se adesso ci troviamo lì, e a questo punto ci proviamo. Conosciamo benissimo le difficoltà e le qualità delle altre squadre, però siamo consapevoli di quali erano e quali sono ancora adesso i nostri obiettivi principali, ovvero la salvezza raggiunta con sei giornate di anticipo. Siamo già contenti così ed è normale che poi quando ti trovi in una situazione come ci siamo trovati noi, è giusto provarci, con la consapevolezza che, seppur non dovessero arrivare, abbiamo fatto comunque un grande campionato.
Guardando un po’ il campionato dove milita il suo Pro Piacenza, l’Alessandria ha esonerato mister Braglia. Lei ha un po’ incrociato il percorso proprio alla Juve Stabia con mister Braglia. Secondo lei, l’Alessandria che accumula tanti punti di vantaggio e poi crolla, un po’ come la Juve Stabia, ha fatto bene a far pagare l’allenatore? Alla fine a pagare è sempre l’allenatore perché è solo uno. Forse è colui che costa meno, a volte abbiamo anche dei demeriti, questo sicuramente, ma è anche vero che ultimamente la nostra figura è quella più bersagliata: dai giornalisti, dai tifosi, dalle proprietà e quindi spesso e volentieri succede che paga l’allenatore con l’esonero. A dire il vero, l’Alessandria è una squadra davvero fortissima, l’ho incontrata due volte e sembrava di giocare contro una squadra di serie A. Una squadra attrezzatissima e molto forte sotto tutti i punti di vista e sinceramente non ho capito cosa sia successo in questo girone di ritorno perché nel girone di andata andava forte ed esprimeva anche un buon calcio. Sempre molto compatta, subiva pochi gol e segnava sempre. Nel girone di ritorno qualcosa sarà successo, ha fatto più o meno i punti della Pro Piacenza, e questo ha fatto si che le altre ne approfittassero. Oggi la Cremonese si trova avanti di un punto, forse 5/6 giornate fa non ci sperava neppure.
Lei ha avuto sempre grandi successi. Ha iniziato la sua carriera con i giovani, il suo ricordo alla Juve Stabia di Alberico Turi qual è? Quell’anno aggregai diversi ragazzi facendoli esordire in prima squadra, c’erano diversi calciatori interessanti, oltretutto ben allenati dall’amico Mario Turi, il quale lavorava con grande passione, una persona che si è fatta conoscere per la sua grande disponibilità e professionalità. Una persona che ricordo molto bene, so che poi il suo percorso è stato fuori dalla Juve Stabia, è uscito per qualche anno. Credo che lui sia un allenatore che lavora benissimo con i giovani, tant’è vero che quella Primavera aveva dei calciatori interessanti, qualcuno da aggregare in prima squadra, ed infatti qualcuno l’ho incontrato proprio quest’anno in diversi campionario della Lega Pro. La Juve Stabia anche in quell’ambito secondo me ha sempre lavorato molto bene e con molta attenzione.
Secondo lei, come mai invece in questi tre anni di Lega Pro, (eccezion fatta per il campionato dell’anno scorso), non sono stati utilizzati i giovani del settore? Si parla di regolamenti, di rose, però si vede in Lega Pro che un po’ tutte le compagini utilizzano il bacino delle giovanili per far crescere i ragazzi e soprattutto per vedere se qualcuno è interessante e può essere utilizzato. Penso che una squadra che punta a vincere, normalmente si affida a calciatori esperti, perché i giovani si, sono bravi, ma non sono costanti nel rendimento, e una squadra che vuole provare a vincere nell’immediato spesso e volentieri fa fatica ad affidarsi ai giovani, anche perché la tifoseria non aspetta e vuole tutto subito. Quindi affidarsi ad un calciatore un po’ più esperto sicuramente permette di commettere meno errori, questa è l’idea che mi sono fatta, e diciamo, che a volte è anche “l’obbligo” che noi allenatori abbiamo nei confronti della proprietà. Spesso e volentieri sono pochi i giovani pronti per alcuni palcoscenici importanti, non è vero che in Italia non ci sono giovani, in realtà secondo me a 18 anni non tutti sono pronti per emergere, a volte hanno bisogno di fare un percorso molto più lungo, ma sicuramente che porta alla maturazione. Quest’anno ho allenato un ragazzino del ’96 che si chiama Pugliese, di proprietà dell’Atalanta, oltretutto di Napoli motivo per cui lo cito, un ragazzo che l’anno scorso ha giocato pochissimo, quest’anno dopo un inizio di stagione un po’ difficile, intorno alla settima/ottava giornata è diventato titolare inamovibile. A volte ci devono essere anche delle situazioni particolari che favoriscono questi giovani, probabilmente la fortuna di Pugliese è stata di giocare in una squadra dove non c’erano ambizioni di vincere il campionato, e trovando un po’ di spazio, ha avuto il tempo per crescere e per maturare. Sono aspetti in cui non bisogna colpevolizzare l’allenatore, ne la società/proprietà, sono situazioni a volte logiche e normali.
Quale fattore crede che possa essere fondamentale per vincere i play-off, la cattiveria della squadra o le attitudine dal punto di vista tecnico dell’allenatore? Credo che lo spirito di squadra sia l’elemento determinante. Si, è vero che la qualità è l’aspetto più importante, però conta lo spirito di squadra. Quando una squadra gioca insieme da diverso tempo ha qualcosa in più rispetto ad altri, perché ti fa stringere i denti nei momenti di difficoltà, ti fa emergere e dare più entusiasmo ai compagni nel momento in cui le cose vanno bene, e secondo un mio punto di vista, lo spirito di squadra può essere un elemento determinante per chi arriva fino in fondo. Bisognerà giocare più gare e quindi questo porta un dispendio energetico superiore: naturalmente quando ci sono più gare ravvicinate, solitamente ne fa le spese la qualità del gioco.
Mister, in chiusura, un suo saluto alla piazza di Castellammare e un augurio ai tifosi della Juve Stabia: Sono simpatizzante della Juve Stabia per i rapporti che ho avuto con la proprietà, per l’amicizia che mi lega a Fabio Caserta. Sono stato poco tempo lì da voi, ci tengo a precisare che mi sono trovato benissimo con i dirigenti, ho apprezzato il calore dei tifosi e il vantaggio di giocare in un campo come quello della Juve Stabia, che fa la fortuna di chi allena, e all’opposto la sfortuna di chi ci gioca contro da avversario. Tre mesi, si difficili, ma comunque professionalmente molto importanti.
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