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ESCLUSIVA – “Di Centomila son rimasto solo uno” , Andrea Irto si racconta

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Il musicista Andrea Irto ci presenta il suo nuovo album “Di Centomila son rimasto solo uno “

Questa settimana è uscito l’album dell’artista calabrese Andrea Irto intitolato “Di Centomila son rimasto solo uno” il suo ultimo lavoro musicale, composto da 14 brani inediti. Andrea nel corso del tempo ha collezionato una serie di successi nel campo musicale ed ancora studia per migliorarsi e migliorare la sua produzione. Tra le sue esperienze: Tiene lezioni private di chitarra classica (ed elettrica dal 2012) per neofiti; nel 2008 ha Partecipato al Festival Pub Italia in qualità di componente del Gruppo “Myricae” (3° classificati); dal 2010 tiene Concerti in ensemble per chitarra classica e flauto traverso promossi dall’Associazione Musicale “Antonio Lauro” dietro la direzione artistica del Maestro Arturo Latella;
dal 2007 al 2010 si è esibito  dal vivo a Reggio Calabria e Provincia in qualità di Chitarrista del Gruppo Cover “Queen” “The Six Pence”; dal 2010 si Esibisce dal vivo a Reggio Calabria e Provincia in qualità di Chitarrista solista e corista del Gruppo Tribute “Guns n’ Roses” “Bad of Roses”; dal 2013 al 2016 si è esibito dal vivo a Reggio Calabria e Provincia in qualità di Chitarrista solista e corista del Gruppo Tribute “Le Vibrazioni” “Fermi Senza Forma”; nel 2017 ha iniziato le registrazioni in studio in qualità di autore, cantante, arrangiatore ed esecutore della chitarra del suo primo Album dal titolo Di Centomila son rimasto solo Uno. Lo abbiamo incontrato per Vivicentro e per farci raccontare un po’ tutto ciò che si nasconde dietro ad un lavoro dalle mille sfaccettature e pieno di spunti interessanti. L’album è stato anticipato dall’uscita del singolo “Va così” che, come dice lo stesso autore sulla sua pagina :<< parla di un dialogo immaginario: da una parte c’è un veterano degli uffici, stanco di fare un lavoro noioso che in realtà non avrebbe voluto mai fare, ma deve pur sopravvivere. È così stanco da passare giornate intere a non far nulla, timbrando il cartellino e andando a prendere il caffè o rimanendo inerte dinanzi alle scadenze; e non si cura di essere scoperto un giorno: quando dovesse accadere, che guardino i politici, che fanno ancor meno di lui e hanno pensioni d’oro. Dall’altra parte c’è un nuovo arrivato, volenteroso e orgoglioso di occupare quella posizione lavorativa il quale, tuttavia, trascura addirittura la famiglia per dedicarsi al suo impiego e non si capacita del perché gli altri si comportano in quel modo così superficiale. La risposta del veterano si evince dal titolo della canzone: non vale la pena impegnarsi nel lavoro perché tanto non avrai soddisfazioni né ricompense. In fondo, “lo sai che va così” e non ci si può far niente>>.  

Il tuo nuovo disco è l’occasione per metterti in gioco, qual è il messaggio che vuoi far veicolare attraverso i brani? Il mio messaggio è – potremmo dire – ambivalente poiché convivono disillusione e speranza. Ci sono cose più grandi di noi che non possiamo affrontare con le sole nostre forze ma, se il cambiamento parte da ciascuno, un tassello alla volta, c’è una via d’uscita.

Nel tuo album c’è più l’esigenza di cantare il sociale o è il sociale che ha bisogno di buoni prodotti artistici che la rispecchino?Diciamo che non mi sono posto mai questa domanda, soprattutto perché ho realizzato questo progetto senza che inizialmente fosse tale. È nato tutto per caso. Tuttavia credo che sia il sociale ad avere bisogno di prodotti buoni che lo rispecchino. Cantare il sociale è più una moda diffusa invece che una vera e propria esigenza. Mi ricorda tanto l’immagine tanto affascinante del poeta maledetto, che fa pendant.

Qual è la maschera di Andrea Irto? La maschera di Andrea è il brano n. 5 dell’album (scherzo). Beh, diciamo che mettersi in gioco così ti porta tanto a scoprirti, benchè sia vero che il mondo dello spettacolo ti impone un’immagine preconfezionata di te. Forse la mia maschera la indosso nei momenti di stress alto, quando cerco di tranquillizzare gli altri ma sono più preoccupato di loro. Per il resto sono così come sono.

Affronti un tema importante nell’album, cioè quello della violenza vista da un’angolazione diversa, non percepibile facilmente: come hai fatto a calarti nei panni di un carnefice? Due anime gemelle non è piaciuta subito. Ai primi ascolti è risultata foriera di un messaggio negativo, soprattutto per alcune donne che l’hanno ascoltata. Diciamo che calarmi nella parte di chi compie un empio gesto è un po’ deformazione professionale. Ho provato a mettermi nei panni del carnefice pensando di fare una cosa che appare liberatoria, un gesto d’amore eterno pensando, però, anche alle conseguenze nel lungo periodo. Ne è uscita una canzone che sembra chiedere il perdono, la giustificazione ma si rivela il peggior gesto egoistico che un uomo possa perpetrare a chi intrattiene o intratteneva una relazione sentimentale con lui. Comunque non è stato facile.

Il tuo è a tutti gli effetti un album che definirei intellettuale: quanto la tua formazione ha influito sulla realizzazione dell’opera? chi ti ha stimolato musicalmente per la stesura dei pezzi? Io ti ringrazio per la definizione che gli hai regalato. Beh, la mia formazione ha influito tantissimo: ci sono passaggi in molte canzoni che parlano di diritti inviolabili e altre in cui viene proprio fuori la locuzione “Esame di Avvocato” ma forse questa è solo la punta dell’iceberg. In realtà, tutto lo spirito critico che involge chi si è dedicato agli studi cui mi sono dedicato anch’io, ti porta a guardare dietro il filtro della legalità, della Giustizia, della non discriminazione, del rispetto di chi è meno fortunato di te. E parte in automatico il paragone con la realtà che ci circonda. Il mio stimolo più grande? Credo proprio Fabrizio de André, al di là dei temi trattati, proprio per lo spirito sferzante e ironico che alleggerisce anche i temi più spigolosi.

Quali sono i progetti futuri di Andrea Irto? Credo che continuerò a far viaggiare parallelamente il mondo del diritto e quello della musica, sono due grandi passioni che mi accompagnano ormai da troppo tempo; non riuscirei a fare a meno di loro.

A

utore poliedrico, introspettivo e dalle mille sfumature che ricerca nella sua produzione delle nuove suggestioni, provenienti anche dalla sua formazione musicale: tra i suoi idoli De André, Battisti, i Guns n’ Roses ed anche la musica degli anni 90. Una promessa della musica d’élite che non può far altro che regalarci sempre nuove sorprese, in un paese assuefatto dalla commercializzazione e dalla macchina del danaro.

Attraverso questi canali potete ascoltare la produzione musicale di Andrea Irto:

 

a cura di Annalibera Di Martino

RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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