L
a notizia, diffusa da “La Stampa” nella giornata di ieri, di un ennesimo caso di violenza contro una docente disabile ha suscitato notevole sdegno nell’ambiente scolastico, e non solo.
La docente, impegnata nella sostituzione di un collega in una classe prima dell’Istituto Tecnico “L.Da Vinci” di Alessandria, sarebbe stata legata dagli alunni con del nastro adesivo alla sedia, malmenata, derisa e il video della scena sarebbe stato postato sui social.
Dall’inizio dell’anno sono già 13 i casi di aggressione ai danni di insegnanti o dirigenti, da parte di alunni o di genitori, avvenuti in tutt’Italia: dalla Sicilia al Veneto, dalla Puglia al Piemonte, dalla Campania all’Emilia Romagna.
Gravissimo, tra gli altri, l’episodio, avvenuto qualche mese fa, della docente sfregiata da un suo alunno in un istituto superiore di Santa Maria a Vico nel Casertano e il caso di un ragazzo quindicenne, che a Parma ha preso a testate l’insegnante.
Unica colpa di questi professionisti dell’istruzione è stata quella di fare il proprio dovere: rimproverare i bulli di turno per l’andamento didattico e/o disciplinare inadeguato.
Questi sono solo gli episodi che hanno avuto risonanza mediatica, ma nella realtà quotidiana i casi di aggressione, anche solo verbale, nei confronti degli insegnanti sono molto più diffusi, tanto da poterla definire una vera e propria emergenza. Ma il fenomeno non è solo italiano.
In Francia i casi di violenza sui docenti sono così numerosi che molti di essi stanno stipulando delle speciali polizze assicurative che contemplano tali evenienze.
Sembra che la docente di Alessandria non abbia voluto denunciare alle forze dell’ordine l’episodio, perdonando i colpevoli e minimizzando l’accaduto e la vicenda si è conclusa con una punizione considerata da molti inefficace, se non inutile: un mese di sospensione con obbligo di frequenza.
Con simili punizioni, chi sa quanti altri adolescenti saranno pronti a reiterare questi gesti, se non altro per spirito di emulazione!
In altri tempi, tempi in cui l’insegnante godeva di tutt’altro prestigio e considerazione, per molto meno si veniva allontanati definitivamente dalla scuola.
Oggi ci si interroga sulle motivazioni psicologiche di tali gesti da parte degli alunni.
Il noto psicologo e scrittore Paolo Crepet, intervenuto nella trasmissione Tagada di La7, ha recentemente posto l’accento sull’incapacità di molti genitori di educare i propri figli.
Essi ormai, dice Crepet, ne sono succubi, dicendo loro sempre di sì e venerandoli come “piccoli Budda”, ai quali tutto deve essere concesso.
Di qui l’incapacità di molti adolescenti (e dei loro genitori) di accettare il rimprovero dell’insegnante e le reazioni violente sempre più diffuse. Di qui lo svilimento del ruolo del docente in una Scuola considerata un’azienda come tutte le altre, l’insegnante un “addetto ai servizi” e l’alunno “il cliente che ha sempre ragione”. Di qui l’impossibilità per il docente di svolgere la sua delicata funzione educativa e formativa.
Questi episodi di violenza non sono altro che lo specchio di una società malata, dove il troppo buonismo e il troppo garantismo ne stanno minando i gangli vitali.
Nella giornata di ieri, dopo la diffusione della notizia dell’ultimo deprecabile atto di violenza, il Gruppo Professione Insegnante ha firmato una petizione per tutelare gli insegnanti aggrediti, chiedendo al Presidente della Repubblica Italiana una legge che rafforzi la figura dell’insegnante come pubblico ufficiale e comporti sanzioni più severe, atte a prevenire episodi del genere.
Adelaide Cesarano
vivicentro.it/SUD OPINIONE
caso di violenza – caso di violenza – caso di violenza
Lascia un commento