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Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: “Aveva paura”. KATIA RICCARDI*

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ontrolli di polizia davanti all’obitorio dove si trova la salma di Giulio Regeni (reuters)

Indiscrezioni sui risultati dell’autopsia: la morte provocata da un forte colpo alla testa, sul corpo segni di accoltellamento, tagli, ustioni. Renzi chiede “piena chiarezza e subito rimpatrio salma”. Mattarella: “Collaborazione con autorità egiziane, sia fatta piena luce”. Per la polizia “morto in incidente d’auto”. Scriveva sul Manifesto sotto pseudonimo: “Negli ultimi tempi era preoccupato”. I familiari diffidano il quotidiano dal pubblicare l’ultimo articolo. Il suo paese proclama lutto cittadino. Sette investigatori italiani seguiranno le indagini al Cairo

IL CAIRO – Il cadavere di Giulio Regeni, scomparso la notte del 25 gennaio al Cairo e ritrovato ieri, dieci giorni dopo, “presenta chiari segni di percosse e torture”. Secondo le prime indiscrezioni sui risultati dell’autopsia, emerge che la morte è stata provocata da un forte colpo alla testa.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “auspica che, attraverso la piena collaborazione delle autorità egiziane, sia fatta rapidamente piena luce sulla preoccupante dinamica degli avvenimenti, consentendo di assicurare alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato, che non può rimanere impunito”.

Ma le indagini degli investigatori egiziani sono al momento contrastanti. Il procuratore egiziano – che ha disposto l’autopsia – riferisce che sono stati trovati segni di coltellate sulle spalle. Il corpo, ha aggiunto, era martoriato: un orecchio mozzato, tagli sul naso, ustioni di sigarette sulle braccia, ecchimosi da pugno in faccia.
“È stata una morte lenta”, ha concluso. Il cadavere è stato trovato senza vestiti dalla vita in giù, buttato sul ciglio della strada che collega Il Cairo ad Alessandria, in un luogo lontano sia da casa sua (el Dokki, quartiere centrale di Giza) sia dal luogo dove aveva appuntamento con il suo amico il 25 gennaio (centro del Cairo). Accompagnati dall’ambasciatore italiano, Massimo Massari, i genitori hanno riconosciuto il corpo del proprio figlio all’obitorio di Zeinhome. Poi, in serata, hanno sentito al telefono il premier Renzi. Per tutta la giornata sono rimasti in silenzio. Non si sa quando faranno ritorno dall’Egitto.

La Procura ha “ordinato di interrogare immediatamente gli amici del dottorando italiano”.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni

Ma non ci sono elementi chiari. Ashraf al Anany, direttore dell’ufficio stampa del ministero dell’Interno egiziano, smentisce la ricostruzione fornita da Hosam Nassar, direttore della procura di Giza: “La questione è delicata e nessuno dovrebbe fare simili osservazioni. Non c’è stata alcuna tortura e l’assenza di segni è stata confermata dai funzionari dell’obitorio di Zeinhom, dove si trova il corpo del ragazzo”.

Veli che si levano, e dalla redazione de il Manifesto, il giornalista Simone Pieranni conferma quanto raccontato ai microfoni di Radio Popolare dal collaboratore Giuseppe Acconcia: Regeni aveva scritto più volte per il quotidiano, sotto pseudonimo. Aveva preferito non firmare gli articoli perché “aveva paura per la sua incolumità“. Il quotidiano annuncia l’intenzione di pubblicare l’ultimo articolo ricevuto una decina di giorni prima della sua sparizione sui movimenti operai egiziani. Ma la famiglia del ricercatore si oppone e, attraverso il proprio avvocato, invia una diffida al giornale che, però, non cambia idea. “L’inchiesta di Regeni – confermano al Manifesto – sarà in edicola”. 


Secondo Acconcia, la testimonianza di una giornalista egiziana che avrebbe visto uno straniero arrestato alla fermata della metropolitana di Giza, al Cairo, è molto importante. Che Regeni volesse intervistare “attivisti per i diritti dei lavoratori” è quanto rivelato al quotidiano filogovernativo Al-Ahram anche da uno degli amici egiziani di Regeni, che ha preferito restare anonimo. La fonte ha spiegato di aver ricevuto diverse mail e telefonate dal giovane che gli chiedeva contatti di attivisti per i diritti dei lavoratori da poter intervistare per la sua ricerca.

Egitto, morte Regeni: il corpo all’obitorio del Cairo (VIDEO)

L’Italia si muove. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha parlato nel pomeriggio con l’omologo egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Gli ha rappresentato l’esigenza che la salma – attualmente in un ospedale italiano al Cairo – sia presto restituita alla sua famiglia, all’Italia, e che sia dato pieno accesso ai nostri rappresentanti per seguire da vicino tutti gli sviluppi delle indagini. Il presidente al-Sisi ha detto al premier italiano di aver ordinato al ministero dell’Interno e alla Procura generale di “perseguire ogni sforzo per togliere ogni ambiguità” e “svelare tutte le circostanze” della morte di Giulio Regeni, un caso al quale “le autorità egiziane attribuiscono un’estrema importanza”. “L’Italia troverà una cooperazione costruttiva da parte delle autorità egiziane”, ha aggiunto al-Sisi, esprimendo le proprie condoglianze.
Su indicazione del ministro degli Affari Esteri Paolo Gentiloni, il segretario generale della Farnesina Michele Valensise ha convocato con urgenza l’ambasciatore egiziano Amr Mostafa Kamal Helmy.

“Chiediamo che la verità emerga fino in fondo” ha detto a Londra Gentiloni. “Lo dobbiamo in particolare alla famiglia colpita in modo irreparabile ma che almeno pretende di conoscere la verità”, ha aggiunto. E nel frattempo il ministero degli Esteri egiziano ha convocato l’ambasciatore italiano, per “seguire gli sviluppi” delle indagini. La procura di Roma ha aperto un fascicolo per omicidio. L’indagine contro ignoti è affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone al pm Sergio Colaiocco.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni 

“Com’è potuto accadere?”, “sul corpo segni di violenza e tortura”, sono alcuni dei tweet che da ieri sera ininterrottamente partecipano al dolore per la morte di Giulio Regeni. Messaggi inviati all’hastag #whereisGiulio, anche in lingua inglese come quello di un’amica che chiede: “…and now we want to know the truth! The real one #whereisgiulio”.

Il tono dei messaggi è cambiato rispetto ai giorni scorsi quando si chiedeva di sapere dove si trovasse. Da ieri l’attenzione è puntata sul tentativo di capire cosa sia realmente accaduto.

Sui social i pensieri degli amici rivolti ai familiari. E appare anche il tweet di Paolo Dean, sindaco di Fiumicello negli anni in cui Regeni era primo cittadino dei ragazzi: “Una notizia che non avrei mai voluto apprendere.. Ancora adesso spero non sia vera.. Ciao Giulio..”.

Giulio Regeni da settembre, abitava in un appartamento del Cairo per scrivere una tesi sull’economia egiziana presso l’American University. Era scomparso il 25 gennaio. Era il quinto anniversario dell’inizio della rivolta studentesca di piazza Tahrir, breve momento di democrazia nella sua millenaria storia. Regeni aveva un appuntamento in piazza Tahrir. Ma quel giorno la piazza e il resto dell’immensa metropoli erano presidiate anche più del solito da forze armate e polizia.

All’appuntamento non è mai arrivato e dopo tre giorni la polizia aveva escluso l’ipotesi della scomparsa del ragazzo per un errore dei servizi di sicurezza egiziani. Si pensava che potesse essere incappato in una retata durante una manifestazione antiregime che si era svolta proprio il giorno della scomparsa. Ipotesi smentita con forza dai servizi di sicurezza egiziani.

La giunta comunale di Fiumicello ha proclamato il lutto cittadino, di fatto già in atto, e ha annullato la festa del patrono, San Valentino, del 14 febbraio. È stato deciso questa mattina al termine di una riunione alla quale era presente il parroco. In paese le bandire di tutti gli edifici pubblici sono già listate a lutto. “A Giulio Regeni sarà intitolato il Centro di aggregazione giovanile di Fiumicello”, ha deciso la giunta. Il centro è sorto di recente e l’amministrazione ha preferito decidere subito in merito. “A Fiumicello siamo unitissimi, è come se fosse venuto a mancare un figlio nostro” ha detto il sindaco Ennio Scridel, “il clima è pesantissimo ed è piombato un silenzio che esprime più del dolore”. Così domenica pomeriggio ci sarà una fiaccolata organizzata dal consiglio comunale dei ragazzi, per ricordare quello che è stato per anni il “sindaco dei piccoli”.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Giulio Regeni a 12 anni, quando era sindaco dei ragazzi

Lentamente i profili degli amici di Giulio iniziano a scomparire. Cose che erano apparse negli articoli, ora sono sostituite da scritte che avvertono ‘contenuto non disponibile’, qualcosa che non c’è più. La ricerca di Giulio Regeni è finita, ora resta quella della verità.

Egitto, segni di tortura su Giulio Regeni. Italia, vogliamo la verità. Il suo giornale: "Aveva paura"

Noura Wahby, è stata la prima a dare l’allarme della scomparsa di Regeni. Il suo profilo Fb è stato attivo fino al giorno del ritrovamento del corpo del suo  amico. La foto di loro due insieme non è più visibile ma questo è l’ultimo post: “Giulio è il mio migliore amico. E’ scomparso dal 25 gennaio. Ci siamo incontrati all’inizio dei nostri studi nel 2014 a Cambridge, Regno Unito. Studia la lingua araba da anni. Ama l’Egitto. Ama la gente. Pensa che meritiamo il meglio. Era mia guida a Cambridge. Avrei dovuto essere la sua guida al Cairo. Ho avuto modo di guardare la mia amata città attraverso i suoi occhi. Abbiamo bevuto ‘nos darba’ in piccoli negozi di succhi di frutta. La scorsa settimana aveva appena scoperto il sahlab (una bevanda tipica a base di latte, ndr). Il 15 gennaio è stato il suo compleanno. Ha imparato a fare il tiramisù nella nostra cucina per la sua ragazza. Sua mamma ne ha mangiato la metà. Questa è una foto di noi due quando abbiamo passato gli esami di primo anno. Allora avevo pensato che avremmo dovuto rifare la stessa foto il giorno della laurea. Dobbiamo fare quella foto. Trovatelo. Per favore”

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